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Intro
L’incognita. Quella che chiunque prima o poi deve affrontare. Serve la capacità di reagire all’imprevisto, coglierne le opportunità per crescere e migliorare sempre: è questo che riesce a fare la differenza, anche per un’azienda come Pirelli. Perché è proprio davanti all’ignoto, alle difficoltà, che con entusiasmo, determinazione e con un pensiero fuori dagli schemi si diventa più forti e più grandi.
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La storia della X

Nell'antico Egitto era il "mucchio". Nell'Italia rinascimentale era la "cosa". Ora chiamiamo il numero sconosciuto "x", la terzultima lettera dell'alfabeto romano, una convenzione matematica che risale alla Francia del XVII secolo

Nell’Antico Egitto era il "mucchio". Nel Rinascimento italiano era la "cosa". Oggi, seguendo una convenzione matematica che risale alla Francia del XVIII secolo, utilizziamo la "x", la terzultima lettera dell’alfabeto romano, per definire un’incognita.

Gran parte delle innovazioni della notazione scientifica viene a malapena notata al di fuori del mondo accademico. La "x" è una delle poche ad essere entrata nella cultura popolare. Simboleggia qualcosa di misterioso, segreto o inspiegato. Da qui raggi X (radiazione sconosciuta), X-Files (crimi irrisolti, con un’aurea di paranormale) e X factor (talento nascosto non specificato). La X è diventata il marchio di ciò che ancora non conosciamo o non comprendiamo.

La nascita della "x" ha rappresentato un punto di svolta per i matematici, in quanto ha aiutato a determinare un linguaggio simbolico, oggi chiamato algebra, che ha messo il turbo alla rivoluzione scientifica del XVIII secolo. Il balzo in avanti degli intellettuali del calibro di Isaac Newton è stato facilitato da questo miglioramento cruciale, seppur apparentemente modesto, della notazione scientifica.

Gli antichi egizi enunciavano i problemi matematici in parole: «A quanto ammonta il mucchio di cui 2/3 + 1/10 fa dieci?» domanda l’autore del papiro di Rhind, un manoscritto risalente a circa il 1600 a. C. Il modo con cui gli antichi risolvevano questi quesiti era essenzialmente quello di procedere per tentativi ed errori, rifacendosi a un repertorio di metodi casuali e complicati. Lo stile retorico della descrizione delle equazioni persistette per altri duemila e cinquecento anni e tale prolissità ostacolava la chiarezza del pensiero matematico.

Il passaggio dalla lingua parlata ai simboli scritti subì un’accelerazione nel XV secolo in Europa. Luca Pacioli, il matematico amico di Leonardo da Vinci, chiamava l’incognita "cosa" e il quadrato dell’incognita "census". Nel secolo successivo, il francese François Viète usò "A plano" e "A quad" per definire un’incognita e il suo quadrato. Cento anni dopo, il suo compatriota René Descartes, noto con il nome italianizzato di Cartesio, coniò i termini "x" e "x2", usati ancora oggi.

Sostituire le parole con questi simboli era molto di più che una semplice semplificazione. La lettera "x" può aver fatto la sua comparsa come abbreviazione, ma poi, una volta ideata, è diventata un potente strumento a sé stante. Una parola non può essere utilizzata in operazioni matematiche così come può esserlo un simbolo come la "x". I simboli alfabetici hanno portato la matematica in un territorio ben oltre il linguaggio e l’algebra ha presto rivelato modelli astratti che sono alla base di gran parte del mondo moderno: dal motore a combustione fino a internet.

Ma perché la "x"? Cartesio la scelse per fare riferimento alla magia effimera di un bacio o al luogo in cui giace un tesoro nascosto o forse come allusione della croce cristiana? La verità è molto meno romantica o spirituale e rispecchia piuttosto i limiti della tecnica.

Nel 1637, Cartesio pubblicò Discorso sul metodo, l’opera fondante della filosofia illuminista. In questo volume è contenuta la citazione filosofica forse più famosa al mondo «cogito ergo sum» (penso, dunque sono), con cui l’autore voleva dire che è impossibile dubitare della propria esistenza. In una delle appendici del Discorso, intitolata La Geometria, Cartesio descrive brevemente la relazione tra geometria e algebra. (Per questo motivo si dice che i grafici con un asse x e un asse y utilizzano il sistema di coordinate cartesiane. Infatti, cartesiano significa "relativo alle idee di Cartesio".)

Cartesio decise di usare le prime lettere dell’alfabeto in minuscolo per indicare le quantità note e le ultime lettere dell’alfabeto in maiuscolo per indicare le incognite. Tuttavia, durante la stampa, alcune lettere cominciarono a scarseggiare e, dato che in francese la x viene usata meno spesso della y o della z, si optò per questa lettera.

Se non fosse stato per i limiti imposti dalla ridotta riserva di lettere per la stampa, oggi forse useremmo i raggi y per diagnosticare un osso rotto oppure chiameremmo Z il fattore intangibile del talento di una star.

La lingua deve essere chiara e lo slogan Pirelli è un esempio perfetto La lingua deve essere chiara e lo slogan Pirelli è un esempio perfetto