Nelle acque tempestose della Transat CIC, la madre delle regate atlantiche | Pirelli

Nelle acque tempestose della Transat CIC, la madre delle regate atlantiche

 

Nel mondo della vela oceanica poche sfide sono affascinanti come una regata in solitaria che collega l'Europa agli Stati Uniti, una traversata transatlantica in un labirinto di venti imprevedibili, mari agitati e correnti insidiose. La The Transat CIC è la madre di tutte le regate atlantiche, una corsa leggendaria che si svolge ogni quattro anni tra le due sponde del mondo occidentale. Si parte da Lorient – uno dei grandi hub della vela oceanica in Francia – e si approda a New York, in un'epica prova di resistenza e tecnica lungo tremilacinquecento miglia nautiche in pieno oceano.

Per la quindicesima edizione la data di partenza è fissata a domenica 28 aprile: un momento particolarmente atteso dal momento che l'edizione precedente, quella del 2020, è saltata a causa della pandemia. Ci sarà anche Ambrogio Beccaria, a bordo della sua “Alla Grande Pirelli”, pronto a prendersi la scena nella categoria dei Class40. «Mi emoziona molto partecipare alla The Transat CIC, perché si tratta di una regata storica legata agli albori della vela oceanica, e quindi in un certo senso una regata che va rispettata», dice il velista milanese. «È sempre stata considerata la più dura delle traversate: prima di tutto perché è in solitario, ma anche perché non si naviga negli alisei. Per me da questo punto di vista è una regata nuova e molto diversa da quelle che sono abituato a fare. So che la rotta vincente sarà molto a Nord, si cercherà di fare meno strada possibile, passeremo sopra l'Anticiclone delle Azzorre. Il meteo sarà molto più rigido, rispetto alle altre transatlantiche che ho fatto, il vento più instabile e le onde… alte. Non vedo l'ora di vedere come è fatto questo Atlantico del Nord. Ho molta voglia di esplorare nuove rotte: l'idea di avvicinarmi con “Alla Grande Pirelli” al limite dei ghiacci, arrivare ai banchi di Terranova, per poi arrivare a New York è già di per sé una grandissima sfida».

Quel che è certo che non sarà una navigata tranquilla, quella attraverso l'Atlantico Settentrionale – la regata più a nord tra quelle che partono dalla Francia. In primo luogo non sarà semplice perché la The Transat CIC porta i velisti a viaggiare contro le correnti e i venti dominanti. Le certezze sono poche e non ci sono waypoint nel percorso, per cui ogni skipper traccia il percorso come meglio crede, aggiungendo una quantità di variabili difficili da ponderare per chi vuole azzardare un pronostico.

Ad aprile le acque dell'Atlantico settentrionale possono essere imprevedibili, mutevoli, con onde alte e irregolari. E il cielo il più delle volte non collabora. I velisti devono essere preparati a fronteggiare temperature rigide e condizioni meteorologiche avverse lungo tutto il percorso.

Si parte da Lorient, e si partirà da lì anche nell'edizione del 2028, ma storicamente la città di partenza è sempre stata Plymouth, nel Regno Unito, a cui si deve il nome di “Transat Anglaise” (Transat inglese). Mentre l'arrivo è stato spostato più volte, da Newport a Boston, fino all'attuale New York.

La The Transat CIC è la diretta erede della mitica Ostar che era stata ideata nel 1959 dal colonnello britannico Blondie Hasler e all'inizio era sponsorizzata dal quotidiano inglese The Observer – da qui l'acronimo (Ostar, Observer Single-handed Trans-Atlantic Race). Poi per motivi di sponsorizzazione ha cambiato diversi nomi: è diventata Carlsberg Star nel 1988, Europe 1 Star nel 1992, poi Europe 1 New Man Star nel 2000, poi 1 Star e oggi semplicemente è nota come The Transat. A inizio anni Duemila il Royal Western Yacht Club che organizza la regata ha deciso di dividere l'evento in due appuntamenti separati: un'edizione per professionisti, cioè la Transat, appunto, con arrivo a Boston; un evento in edizione classica nel 2005 chiamata Faraday Mill Ostar in seguito al cambio dello sponsor.

La prima edizione la vinse Sir Francis Chichester su “Gipsy Moth III”, che concluse il percorso in quaranta giorni e dodici ore. Con il tempo e le prestazioni straordinarie di alcuni velisti, la The Transat è entrata nella storia come una delle più appassionanti del mondo della vela, una corsa dalla potenza mitopoietica che ha legato il proprio nome ad alcune leggende di questo sport, da Sir Francis Chichester a Philippe Poupon, da Michel Desjoyeaux a Loïck Peyron, da Francis Joyon a François Gabart e Giovanni Soldini. È soprattutto la regata che ha consacrato molti velisti francesi: Éric Tabarly, ad esempio, nel 1964 – quand'era ancora un giovane ufficiale di marina – completò la regata in soli ventisette giorni a bordo di “Pen Duick II”, un ketch di tredici metri che fece costruire per l'occasione.

Ancora una volta la competizione sarà aperta a diverse classi di imbarcazioni, per un totale di quarantotto concorrenti in gara: trentatré Imoca, tredici Class40 e poi due barche a vela d'epoca della classe Vintage Sailboats. Per i velisti, impegnati in mare aperto, le soste tecniche saranno autorizzate in accordo con la direzione di gara e ci saranno pochissimi luoghi di sosta possibili lungo il percorso. Come detto, non ci saranno waypoint, ma ci saranno alcune zone di protezione dei cetacei. «La mia principale aspettativa da questa The Transat CIC è di confermare che sto molto bene a bordo da solo, cosa che di solito è stato uno dei miei punti di forza. Tra l'altro a parte la Route du Rhum che ho affrontato con una barca completamente nuova, è da tanto che non navigo in solitario… e non vedo l'ora. Sicuramente sarà per me una regata tostissima, la peggiore che abbia mai fatto da solo», dice ancora Ambrogio Beccaria.