Il sogno della Coppa America, ancora una volta | Pirelli

Il sogno della Coppa America, ancora una volta

 

La vela, in Italia, ha dei nomi e dei volti di riferimento, tanti: tra questi sicuramente Luna Rossa Prada Pirelli e Max Sirena. Per chi ama questo sport e la sua espressione più alta ed emozionante – ovviamente stiamo parlando dell'America's Cup – è impossibile non inciampare nelle loro storie incrociate, ricche, bellissime. Prendiamo proprio quella di Sirena, attualmente Skipper e Team Director di Luna Rossa Prada Pirelli Team, la barca che nel 2024 tenterà l'assalto alla “Brocca d'Argento”, il trofeo sportivo – non solo velico – più antico del mondo. Ecco, Sirena ha assaggiato l'America's Cup per la prima volta nel 2000, quando gli italiani si innamorarono di Luna Rossa, poi l'ha vinta due volte – con BMW Oracle Racing nel 2010 e con Emirates Team New Zealand nel 2017 – e ora ha l'ambizione di portarla finalmente in Italia. Il suo percorso di crescita e la sua carriera sono indissolubilmente legati a Luna Rossa Prada Pirelli, al nostro Paese, alle persone e alle aziende che hanno dato vita alla barca e la supportano da sempre, ad alcune eccellenze italiane che spesso vengono dimenticate, messe in secondo piano. E Sirena non riesce a spiegarsi perché.

La tua prima America's Cup risale al 2000 quando gli italiani si appassionarono alle imprese di Luna Rossa. Cosa ricordi di quell'edizione?

È stato un momento importante per la mia carriera, perché in qualche modo mi ha permesso di realizzare il sogno che avevo fin dagli anni Ottanta, quando guardavo Azzurra. Essere riuscito a entrare in quel team ha dato una svolta alla mia vita: una passione è diventata un lavoro a tutti gli effetti. Per l'Italia, quella Coppa America ha dato il via a una nuova era: possiamo dire che la vela professionistica, nel nostro Paese, è nata grazie a Luna Rossa. Il nostro era un gruppo nuovo, giovane, con tanta energia fisica ma anche mentale. Abbiamo conosciuto per la prima volta Patrizio Bertelli, sono nati dei rapporti umani e delle amicizie che ancora oggi sono molto forti. 

Nel corso degli anni il tuo ruolo all'interno del team è cambiato molto. Secondo te come e in cosa sei cresciuto?

La mia è stata una crescita costante: dalla prima edizione del 2000 fino a quella del 2013, a San Francisco, ho partecipato praticamente a tutte le regate. Ma non solo: ho anche seguito la progettazione delle barche, lavorando accanto agli ingegneri. Ho sempre voluto conoscere un po' tutte le dinamiche degli scafi, a maggior ragione se si tratta di quelli velocissimi e super-sofisticati che gareggiano in America's Cup. Poi sono sceso dalla barca e ho accumulato ulteriore esperienza fuori, e questo mi ha permesso di rispondere alla chiamata di Patrizio Bertelli quando mi ha chiesto di guidare il team di Luna Rossa.

Com'è cambiata la tua routine nel corso degli anni? Su quali aspetti hai dovuto concentrarti di più per aumentare la tua performance a bordo?

Da velista, il tuo obiettivo deve essere quello di far andare più veloce la barca. Più veloce del giorno prima, più veloce rispetto agli avversari. Un membro del sailing team deve essere sempre al 100% dal punto di vista fisico e mentale, perciò curavo tantissimo la preparazione atletica, cercavo di migliorare la mia postazione di lavoro, curavo i rapporti umani: anche quelli sono fondamentali per raggiungere dei risultati. Quando invece hai un ruolo dirigenziale o manageriale, ci sono altri aspetti che vanno tenuti in considerazione. Oggi sono coinvolto in tutti i processi, a partire dagli aspetti tecnici fino alla gestione delle risorse umane e ai rapporti con gli sponsor e i cantieri. Lavoro a stretto contatto con i progettisti e la proprietà.

Cosa si prova a essere un italiano alla guida di una barca italiana come Luna Rossa Prada Pirelli, simbolo del nostro Paese nella vela e nel mondo?

L'emozione è incredibile, ma c'è anche un profondo senso di responsabilità. Portare la bandiera italiana sullo scafo è motivo d'orgoglio. Anche perché la nostra è una sfida quasi totalmente italiana: ho la fortuna di poter interagire con aziende d'eccellenza e grandi manager, penso per esempio a Pirelli e Prada, che ci supportano da sempre. Mi dà soddisfazione sapere che l'Italia in realtà è leader in quanto a capacità d'innovazione: è una cosa che non viene sponsorizzata mai abbastanza, e non riesco a capire perché. Se guardiamo al settore della navigazione, le nostre tecnologie sono riconosciute tra le migliori a livello globale. Eppure, non lo raccontiamo, non lo divulghiamo: in questo senso, noi italiani siamo diventati molto autolesionisti.

Se guardiamo agli ultimi quindici e vent'anni, qual è l'aspetto che si è trasformato di più nel mondo della vela?

Chi ha la fortuna di lavorare in quella che è la Formula Uno del mare, parlo ovviamente delle barche che partecipano alla America's Cup, è rimasto colpito da quello che è successo agli scafi negli ultimi anni. Fino a pochi anni fa era impensabile che si potesse letteralmente volare a certe velocità, spinti semplicemente dalla forza del vento, per altro. Vivere questa transizione dall'interno è stato incredibile, ma in fondo fa parte del DNA dei velisti, della Coppa America, degli sportivi in genere, soprattutto quando hanno a che fare con un mezzo tecnologico: cerchiamo sempre di innovare per ottenere performance che prima sembravano impossibili.

Sta per iniziare un nuovo assalto alla America's Cup per Luna Rossa Prada Pirelli. Tu hai già vinto il trofeo, ci racconti le sensazioni che si provano? E soprattutto, che cosa pensi che succederebbe in caso di vittoria nel 2024?

Ho avuto la fortuna di vincere la Coppa America due volte. A livello emotivo, però, quei successi contano poco: potrò dire di averla vinta davvero solo con Luna Rossa Prada Pirelli. E con la bandiera italiana sullo scafo. Questo è il mio obiettivo personale, e devo dire che si tratta di un obiettivo condiviso con ogni membro del team, con i nostri partner, gli sponsor, la proprietà. Il motivo per cui mi piacerebbe vincere, al di là della soddisfazione personale e della gioia di chi crede in questo progetto, è proprio la curiosità rispetto a ciò che accadrebbe in Italia: con la “Brocca d'Argento” da noi, assisteremmo a scene viste solo quando la Nazionale vince un Mondiale di calcio. Anche perché siamo in un momento storico di negatività e scetticismo, in cui lo sport può portare qualcosa di positivo. Speriamo di farlo noi.