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Intervista a Carlo Borlenghi, il fotografo del mare

Autore di scatti iconici, è testimone con il suo obiettivo di regate internazionali e panorami mozzafiato

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La fotografia prima e il mare dopo: sono i due elementi che hanno sempre fatto parte della vita di Carlo Borlenghi, considerato uno dei migliori fotografi di vela. «Da giovane vivevo sul lago di Como e facevo Ingegneria all'Università di Milano, ma la fotografia era una mia grande passione. Avevo la mia camera oscura e sviluppavo per conto mio gli scatti che realizzavo. Tutti i miei amici, poi, andavano in barca e, conoscendo la mia passione per la fotografia, mi chiedevano di scattargli delle foto». «La vera svolta della mia vita però, arriva quando riesco a vendere tre foto a una persona che regatava», racconta. «Dopo due settimane scopro che si trattava di un caporedattore di Vogue. Mi fece una proposta: stava uscendo una rivista sportiva dedicata al mare, dal nome Vogue Mare, e mi chiese se volessi lavorare con loro. Accettai ed è così che ho iniziato la mia carriera da fotografo del mare».

 

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Da quel momento Carlo Borlenghi non si è più fermato: ha iniziato a passare la maggior parte delle sue giornate a immortalare le regate più importanti al mondo, tra cui tutte le edizioni delle America's Cup dal 1983. Ha visto e vissuto situazioni di ogni genere, filtrando tutto con l'obiettivo della sua macchina fotografica: «Seguendo le più importanti regate a livello globale, ho avuto la possibilità di girare il mondo. Rimango sempre colpito, per esempio, dagli incontri che faccio durante la Rolex Sydney Hobart, con partenza a Sydney e arrivo in Tasmania. Dall'elicottero ammiro delfini, balene, foche, ambienti naturali affascinanti, e ogni volta mi sorprendo, rimango a bocca aperta».

«Davanti a bellezze del genere è impossibile rimanere indifferenti e cerco sempre di farle risaltare nella fotografia», spiega prima di aggiungere: «Il mio compito è sicuramente quello di documentare i momenti salienti di una regata, le imbarcazioni che vi partecipano, ma anche far capire dove si svolge il tutto. Il compito più difficile di un fotografo di mare è proprio questo, rendere riconoscibile a chi osserva la foto, il luogo in cui è stata scattata. Il trucco migliore è quello di trovare l'angolo dove miscelare la barca con l'ambiente che la circonda». Questo è quello che Borlenghi ha fatto anche a Miami, nel suo servizio fotografico per Sacs Tecnorib, licenziatario dei gommoni a marchio Pirelli: «Abbiamo trovato giornate fantastiche e scattato in ambienti mai visti prima. Anche in questo caso oltre a far vedere la barca come prodotto, il bello era far capire che eravamo a Miami. Per questo motivo siamo andati alla ricerca di varie zone e situazioni della città dove ambientare i nostri scatti. Il broker in questo caso ci ha dato un grande aiuto: mi ha fatto scoprire posti con acqua cristallina e luce perfetta. Diciamo che mi ha portato al posto giusto nel momento giusto».

Per immortalare scatti del genere c'è però bisogno di studio e preparazione. «Al contrario di quanto si possa pensare, una foto va sempre immaginata e studiata prima» spiega il fotografo. «Ogni inverno mi prendo le foto dell'anno passato, le riguardo e vedo se posso trovare nuovi tagli. Ci lavoro al computer e una volta memorizzata quella precisa angolatura, devo solo aspettare il fenomeno atmosferico che mi consenta di riprodurla». Allo stesso tempo Borlenghi sottolinea come nel suo lavoro occorra anche molta passione: «Quando mi diverto nel fare un servizio fotografico, significa che sta andando bene e verrà fuori un ottimo lavoro». Poi aggiunge: «Nella buona riuscita di un servizio contano ovviamente anche gli strumenti tecnologici che si hanno a disposizione. Oggi certamente la tecnologia ha facilitato molto il lavoro del fotografo».

Le differenze con il passato sono infatti tante. «Una volta finché non uscivano i rullini dal laboratorio, si viveva con il timore di aver commesso degli errori, per esempio nella messa a fuoco dello scatto, o di aver perso quello veramente importante, unico. Nel 2002 fotografai l'incontro nautico tra Luna Rossa e la Vespucci in Nuova Zelanda: un passaggio della durata di tre secondi, e io avevo a disposizione solo tre scatti. Devo dire che la paura di perdere l'attimo era alta. Oggi tutto questo non esiste. Il risultato è immediato, se hai fatto errori lo capisci subito e cerchi di rimediare».

Proprio l'incontro tra l'imbarcazione di Luna Rossa e quella storica dell'Amerigo Vespucci si è ripetuto a maggio 2023 a Cagliari, e Carlo Borlenghi era ancora una volta testimone: «Quest'anno l'incontro è stato bellissimo. Vedere Luna Rossa che volava sull'acqua con la Vespucci dietro è stato un gran momento. Forse quello di vent'anni fa è stato leggermente più emozionante, perché sapevamo dell'arrivo della Vespucci, ma non conoscevamo i dettagli dell'orario di approdo. Mi ricordo che mi trovavo fuori a documentare degli allenamenti con il team di Luna Rossa e a un certo punto comparve la Vespucci, in tutta la sua maestosità e bellezza. Ripeto, anche nell'ultimo incontro mi sono emozionato, ma in generale continua a esserlo per ogni scatto che realizzo, nonostante ormai siano passati oltre quarant'anni dal primo».

E il prossimo allora? «Resta un sogno, probabilmente è una foto che non riuscirò mai a fare: la vista della Barcolana sott'acqua. Si tratta di una regata che si svolge a Trieste con 2000 barche in partenza, e riuscire a immortalarle tutte anche per un subacqueo sarebbe impossibile. Sarebbe necessario scendere a delle profondità dove la luce non c'è. Al massimo potrei avere le pance di quattro o cinque barche insieme. Ora però sto cercando di ricreare l'immagine che desidero con l'aiuto dell'intelligenza artificiale. Certo, non è una fotografia ma è oggi il momento di osare su una tecnologia che potrebbe rappresentare il futuro»