Per l’atleta nato in Alabama e laureato a Houston, il controllo sulla sua vita si esprimeva nell’applicare metodi molto semplici e pratici per arrivare ai suoi traguardi. “Non potevo limitarmi a investire tutto il mio tempo in pista: ho preso lezioni di elocuzione, ho letto tanto, ho iniziato a presenziare ai Grammy, agli Emmy, agli American Music Awards, perché volevo studiare come gli artisti presentano se stessi; volevo parlare con loro dell’immagine,” racconta. “Adesso sembra una follia, ma parliamo di 35 anni fa; non c’erano i social, non avevamo manager, non avevamo niente di queste cose moderne.
“Stavo usando la mia carriera per costruire un marchio che avrei fatto fruttare per tutta la vita, questo mi era molto chiaro; sapevo che gli altri avrebbero potuto superare i miei risultati e allo stesso tempo distruggere gli obiettivi raggiunti per arrivare alla vetta, e non volevo affatto che succedesse; dovevo controllare questo aspetto meglio di qualunque altro atleta.”
Per tornare al concetto di icona, possiamo includere Lewis in questa categoria grazie al suo modo unico di aspirare alla fama, alla sua percezione inusuale del successo? Impegnarsi non solo sul risultato finale, ma su come raggiungerlo, denota una persona davvero speciale?
Indubbiamente, i grandi dello sport sono persone rare, perché il loro momento “in cima alla vetta” è così breve che la caduta può rivelarsi catastrofica. Lewis, invece, ha realizzato ciò che prometteva. Secondo a pari merito tra i pluripremiati con l’oro olimpico (nove medaglie), autore di 14 dei 20 salti più lunghi della storia; il primo a qualificarsi per cinque gare olimpiche di salto in lungo e uno dei soli tre campioni a tornare a vincere lo stesso evento individuale in quattro Olimpiadi consecutive.
Dopo il ritiro dalle gare, è stato nominato atleta mondiale del secolo dalla IAAF, sportivo del secolo dalla IOC e atleta olimpico del secolo dalla rivista Sports Illustrated. Ma per Lewis pianificare il futuro era tanto importante quanto qualunque riconoscimento, e così nel 1997, anno del ritiro, aveva già progettato la sua prossima mossa.