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La strada più affascinante per lo Stelvio

La scalata al Passo dello Stelvio da Bormio offre una spettacolare vista panoramica, la salita non è la più dura ma, come di regola, non concede sconti

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La strada dello Stelvio nasce nel 1820 per collegare Milano (dell'allora Regno Lombardo-Veneto) con Vienna (dell'Impero austriaco) senza passare dalla Svizzera, una strada nata con scopi commerciali e militari. La realizzazione fu affidata all'ingegner Carlo Donegani, che si basò su una bozza napoleonica che modificò profondamente con soluzioni innovative: strada di 5 metri di larghezza; pendenza mai superiore al 10%; 42 tornanti sul versante valtellinese, 48 su quello altoatesino; gallerie scavate nella roccia o in muratura e paravalanghe in legno.

Un'opera straordinaria, per quei tempi, costruita in soli 5 anni con soluzioni progettuali e costruttive che si distinguono per originalità e bellezza, elementi che ancora oggi ne rendono il passaggio sempre affascinante.

È stata sede di eventi storici dell'Italia, militari e del ciclismo, e oggi proprio la strada è uno dei percorsi turistici più frequentati del Parco dello Stelvio, sia per gli eccezionali aspetti scenografici sia per il valore sportivo. Oggi ne parliamo proprio da questo puto di vista: affrontare il Passo dello Stelvio, a 2.758 m di altitudine, è uno dei più affascinanti e impegnativi percorsi per bici da corsa.

Oltre alla quota (è il più alto valico d'Italia, il secondo in Europa), che rende l'aria rarefatta e spesso ghiacciata, è protetto da salite dalla buona pendenza, non estrema ma dalla lunghezza implacabile, caratteristica che impone concentrazione e un serio allenamento.

Tre strade per la vetta

La vetta si può raggiungere scalando tre vie: da Prato allo Stelvio, da Bormio o da Santa Maria Val Monastero. Per i ciclisti la preferenza è per le due strade dei versanti italiani, quindi partendo da Bormio oppure da Prato, percorso che abbiamo già affrontato nel seguente articolo:

 

 

Questa volta imbocchiamo la salita da Bormio, dal paesaggio aperto e panoramico. Offre qualche leggera facilitazione, almeno in termini numerici: la strada è più breve, sono poco più di 21 km (contro i circa 25 da Prato) e il dislivello è di 1.533 m (1.851 da Prato), ma la salita ha due tratti con pendenze più accentuate. È vero che si devono superare “solo” 42 tornanti, contro i 48 da Prato, ma la sostanza non cambia: per arrivare in vetta occorre sempre una bella dotazione di gambe, cuore e polmoni. Ora che sappiamo cosa ci aspetta inforchiamo la nostra bici e partiamo da Bormio.

La salita da Bormio

Bormio è una delle ski area più belle d'Europa, a 1.225 m di altezza con un elegante centro storico in perfetto stile alpino, con locali tipici, vicoli e portali antichi. Grazie alle fonti di acqua termale che sgorgano naturalmente il relax qui è di casa, passare una giornata alle terme dopo la pedalata può essere un'ottima idea; prima, invece, potrebbe essere rischioso, troppo rilassante vista la salita da affrontare.

Il versante da Bormio offre scenari fantastici tra pinete e spazi infiniti e il percorso si distingue per le lunghe rampe e i paesaggi variegati. La salita si divide in tre parti: prima delle gallerie, falsopiano, ultimo strappo dopo la dogana. Nella prima e nell'ultima parte le pendenze tendono ad essere più accentuate, con picchi di media oltre al 9% e una punta massima del 13-14%.

La scalata inizia tradizionalmente alla biforcazione fra la strada del Gavia e quella dello Stelvio, alle porte del centro storico, il primo tornante si incrocia dopo circa 900 metri, e poco prima del chilometro 3 la salita si stabilizza intorno al 7-8%. Dopo essere entrati nel Parco Nazionale si attraversa un burrone e si entra nella galleria detta Dei Bagni, scavata nella viva roccia. In questo tratto e la strada percorre una via che taglia la parete rocciosa che si alza sulla sponda destra del Braulio, e la pendenza più mite permette di recuperare le energie. In più la vista si apre su un panorama straordinario.

Un tratto molto impegnativo si incontra nei chilometri 10-11, con la pendenza per lo più a doppia cifra, ma raggiunta la quota indicativa di 2.000 metri, dopo circa 14 chilometri, si guadagna la Bocca del Braulio, dove troviamo 3 chilometri di pendenze più miti (4-5%) che permettono di recuperare energie. Si prosegue così fino a quando si riesce a intravedere finalmente la meta, circa 400 metri più in alto, ma avvicinandola occorre raccogliere le ultime risorse per vincere le pendenze che diventano di nuovo severe (9-9,5%). Si arriva così al chilometro 21,5 dove finalmente si apre il Passo.

Concentrati e allenati

Sia da Bormio, sia da Prato, la salita dello Stelvio non molla la presa. Il percorso non è lunghissimo ma le pendenze non danno tregua e il dislivello è elevato, cosa che oltre a impegnare i muscoli delle gambe mette in difficoltà anche l'apparato respiratorio, poiché oltre i 2.000 m l'aria diventa rarefatta. Quindi è bene partire per l'impresa ben allenati e con una buona esperienza sulle lunghe salite; in più occorre pensare alla scalata in termini di tempo, non di lunghezza, e ci si deve chiedere se si riesce a mantenere la fatica della pedalata per tutto il tempo che serve per raggiungere la vetta. Quanto si impiegherà ad arrivare alla meta dipende ovviamente dall'allenamento, e con una buona preparazione si può parlare, indicativamente, di 1 ora e mezza, 2 ore.

È possibile calcolare il proprio tempo di salita? Certamente. Un dato attendibile, se il calcolo è stato eseguito correttamente, si può ricavare partendo dalla VAM (Velocità Ascensionale Media). Esprime, in metri in funzione di un'ora, la personale potenzialità in salita, e rappresenta il proprio stato di forma fisica. Per esempio, una VAM di 1000 m/h permette di scalare il versante di Bormio in poco più di un'ora e mezza, una prestazione molto buona. La propria VAM si può calcolare in automatico con una app dedicata al ciclismo, oppure con la semplice formula: dislivello x 60 / tempo impiegato in minuti. In questo caso è bene considerare più salite, in modo da valutare il dato in modo più preciso, e nel caso dello Stelvio sarà opportuno anche tener conto di un certo margine di sicurezza, vista l'altitudine che si raggiunge.

È bene programmare la scalata in un periodo più caldo, visto che si arriva ad alta quota, prevedere sempre dell'abbigliamento pesante (il tempo può cambiare rapidamente) e partire nelle prime ore delle giornate feriali, per evitare l'intenso traffico turistico.

Pedalare in onore del Campionissimo

A tutto ciò che abbiamo raccontato il Passo dello Stelvio aggiunge anche il fascino della storia. Pedalando sulle gloriose salite si vive l'emozione delle corse, iniziate nel Giro d'Italia del 1953. Proprio qui Fausto Coppi ha regalato una delle sue vittorie più epiche, quando attaccò il leader della corsa, Hugo Koblet, guadagnando un distacco di tre minuti e mezzo conquistando la maglia rosa, rendendo così lo Stelvio luogo di coraggio, dramma e trionfo. Per questo oggi è chiamato Cima Coppi, denominazione coniata nel 1965 in onore del Campionissimo dal direttore del Giro d'Italia Vincenzo Torriani. Da allora molti altri momenti decisivi e controversi si sono svolti su queste pendenze, consolidando questo gioiello delle Alpi Orientali icona del ciclismo.