Sostenibilità

La giornata internazionale dell'ambiente

Le sfide ambientali restano all’ordine del giorno tra problemi e possibili soluzioni

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Negli ultimi 50 anni le tematiche ambientali sono diventate bullet point all'interno delle agende dei governi e delle istituzioni mondiali. Figure come Chico Mendes che si batté in difesa della foresta pluviale più grande al mondo, Rachel Carson che con il suo libro Primavera silenziosa scrisse il primo manifesto del movimento ambientalista, o Greta Thunberg che continua a guidare orde di Gen Z con i suoi venerdì per il futuro, non hanno fatto altro che accrescere una sensibilità verso l'ecosistema che ci circonda e che ogni anno, ormai da 51 anni appunto, viene celebrato il 5 giugno.

Tutto iniziò nel 1972 quando venne proclamata dall'Assemblea Generale dell'ONU la giornata internazionale dell'ambiente con l'obiettivo di sensibilizzare, sostenere e guidare i cambiamenti del Pianeta. Un appuntamento che si pone l'obiettivo di chiamare tutti, governi, organizzazioni non governative, aziende e cittadini, a investire per il nostro presente e per le generazioni future. Due anni dopo la sua istituzione, nel 1974, si tenne infatti anche la prima conferenza a Spokane, negli Stati Uniti, e da allora ogni anno con la partecipazione di oltre 143 Paesi il programma fornisce un tema e un forum internazionale dove discutere le cause e le possibili soluzioni ambientali.

Come da tradizione le edizioni vengono sempre contrassegnate, raccontate e ricordate per uno slogan identitario, dal primissimo Only one planet ripreso appena l'anno scorso in occasione dei 50 anni della manifestazione, fino al tema 2023: Solution to plastic Pollution. Quest'anno il World Environment Day, ospitato in Costa d'Avorio, ricorda infatti che le azioni intraprese anche dalle singole persone sull'inquinamento da plastica sono fondamentali. È tempo però di accelerare questa azione e passare a un'economia circolare. È tempo come ricorda l'hashtag di questa edizione, di #BeatPlasticSolution.

L'invito che la giornata fà è volto alla costruzione di una nuova economia della plastica, al fine di produrre meno rifiuti, proposito comune anche a Pirelli come espresso nel piano industriale 2025-2030. Entrambi invitano infatti alla creazione di una circular economy. Il termine e il concetto di economia circolare sono stati teorizzati inizialmente negli anni ‘70, salvo poi tornare in auge all'inizio dello scorso decennio dopo che la Commissione europea pubblicò una comunicazione dal titolo: Verso un'economia circolare: programma per un'Europa a zero rifiuti. Ed è così che la circular economy è diventata uno degli obiettivi principali verso il raggiungimento di una ecosostenibilità. Come fa intendere la parola stessa, si tratta di un'economia a cerchio basata sull'evitare la produzione di rifiuti. Ovviamente tutto ciò comporta un enorme cambiamento, che parte dall'uso di energia rinnovabile fino alla ri-progettazione dei prodotti nell'ottica di un loro stesso riutilizzo.

All'interno di questa circolarità anche le singole persone possono fare la loro parte. Nel suo report Pirelli ad esempio indica cinque punti fondamentali da seguire, in azienda come nel privato, le 5 R: re-thinkrefusereducereuse e recycle.

Questo significa eliminare tutte le sostanze o prodotti che possono essere nocivi per l'ambiente, soprattutto se di natura chimica. Quando poi non è possibile eliminarli bisogna perlomeno ridurre e scegliere consapevolmente al momento dell'acquisto di un dato prodotto. Tra gli obiettivi dell'azienda c'è infatti quello di ridurre l'uso delle risorse primarie, in particolare se non rinnovabili: ridurre il consumo dell'energia, dell'acqua e del suolo stesso. Dal 2015 secondo gli ultimi dati Pirelli registra meno 41 per cento di emissioni assolute di CO2, orientando il proprio operato verso la carbon neutrality. Altrettanto importante è certamente il riutilizzo degli stessi prodotti, quante più volte possibile, e sviluppare al tempo stesso nuove soluzioni per massimizzare le materie prime secondarie e le loro stesse prestazioni.

Alla base del catena però la R più importante resta quella del re-think, ripensare dunque l'intero processo: progettare prodotti e servizi eccellenti in termini di prestazioni, salute, sicurezza e ovviamente impatto ambientale.