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75 anni di Vespa, un mito italiano che ha conquistato il mondo

Il 23 aprile 1946 nasceva la prima Vespa. Oggi celebrata anche con la sua versione elettrica, gommata Pirelli

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Più di tante parole basta un'immagine del Calendario Pirelli 2003. Alessandro Gassmann e la splendida Jessica Miller nello scatto di Bruce Weber: un ‘piacione' con il sorriso che conquista, il magico scenario del Cilento, una Vespa. E l'Italia che conosciamo bene, amiamo rivedere soprattutto affascina lo straniero. E la Vespa entra con la marcia giusta in questo quadro: simbolo di un Paese uscito devastato dalla Seconda Guerra Mondiale come nel boom economico, resistendo alle cicliche crisi economiche e tornando alla grande nei momenti migliori. Un trait d'union tra generazioni, interagendo con ambienti sociali lontanissimi tra loro, generando fenomeni culturali, diventando costume senza doversi adattare. E con quasi 19 milioni di esemplari venduti, Vespa ha dato una nuova marcia al mondo diffondendosi sulle strade di tutte le Nazioni, fondendo in una comune passione giovani di culture lontane e diverse.

75 anni di Vespa, un mito italiano che ha conquistato il mondo 01
75 anni di Vespa, un mito italiano che ha conquistato il mondo 01

Corradino d'Ascanio sulla copertina della rivista “Pirelli”, n. 2, 1955 (courtesy Fondazione Pirelli)


Dal bisogno al successo

Oggi Vespa è più che mai un marchio globale, prodotta in tre siti: Pontedera dove nasce ininterrottamente dal 1946, destinata a Europa e mercati occidentali, Americhe comprese; Vinh Phuc, in Vietnam, che serve il mercato locale e il Far East; in India, nell'impianto di Baramati, aperto nel 2012, dove escono i modelli per il mercato interno. Vespa è un prodotto globale mentre 75 anni fa era solo la risposta al bisogno urgente di muoversi in un Paese con pochissime strade in buono stato, trasportando persone e qualche bagaglio non troppo ingombrante. Il costruttore Enrico Piaggio ebbe l'intuzione che per realizzare qualcosa di realmente innovativo avrebbe dovuto scegliere un progettista la cui mente fosse libera da ogni concetto legato a una motocicletta.

Novità tecniche

Da qui la scelta dell'ingegnere aeronautico Corradino D'Ascanio, un progettista di elicotteri e uomo che "detestava le motociclette", quindi la persona ideale per inventare qualcosa di completamente nuovo.

Sulla rivista “Pirelli” del 1955 Corradino D'Ascanio raccontò l'idea della Vespa: “Mi chiesi: quale motocicletta sarebbe adatta a me? Quali le sue caratteristiche? Mi risposi: deve essere simile a una bicicletta da donna dalla quale è facile scendere”.

Ci riuscì, con soluzioni tecniche di grande impatto, a partire dalla scocca portante, priva di struttura tubolare in acciaio e, grazie a questo, senza un tunnel centrale. Era la prima moto al mondo ad adottarla, spinta da un due tempi con 98 cc di cilindrata che le permetteva di toccare i 60 km/h. Montava un cambio a tre marce e si avviava con un volano magnete. Nel primo anno, ne furono vendute 2484. All'inizio costava 68mila lire che a quel tempo corrispondevano a diversi stipendi di un impiegato. Ma la si poteva comprare a rate, altra novità del dopoguerra. Anche gli stranieri sono sorpresi positivamente dalla Vespa. The Times lo definisce subito “un prodotto interamente italiano, come non se ne vedevano da secoli dopo la biga romana”.

A dotare Vespa di un vasto assortimento di misure e tipologie di pneumatici per motorscooter fu Pirelli, la prima fabbrica in Italia che ha contribuito al successo di questo modernissimo veicolo. Come cita una pubblicità del 1952, “l'azienda ha perfezionato sempre più la sua produzione, tanto che la maggioranza dei motorscooter che circola sul territorio è equipaggiata con Pirelli.“

75 anni di Vespa, un mito italiano che ha conquistato il mondo 02
75 anni di Vespa, un mito italiano che ha conquistato il mondo 02

Pubblicità dei pneumatici Pirelli per motorscooter, 1952 (courtesy Fondazione Pirelli)


Dai musei al cinema

Quanto all'origine del nome, divenuto in seguito famoso a livello planetario, non è ancora certa. Secondo la versione più famosa, sarebbe nato da un'esclamazione di Piaggio che alla vista del prototipo esclamò “Sembra una vespa!”, per via del suono del motore e delle forme della carrozzeria che vista dall'alto la rendono somigliante all'insetto, con una parte centrale larga e ampia per dare comodità al guidatore e la ‘vita' stretta. Raramente un mezzo di trasporto ha saputo unire il fascino dell'oggetto di design (è presente nella collezione permanente della Triennale di Milano e del MoMA di New York) e la praticità che ha conquistato il pubblico, ovunque. Merito di un continuo sviluppo – basti pensare che ne sono uscite circa 150 versioni – sia dal punto di vista tecnico che stilistico, guardando allo sport come alla moda. A renderla popolare e tenerla in auge sono stati libri e soprattutto il cinema: la Vespa porta Audrey Hepburn e Gregory Peck in Vacanze Romane (1953) e Hugh Grant in About a Boy - Un ragazzo (2002) passando per Nanni Moretti nell'episodio di Caro Diario (1993) in cui vaga per la Capitale, in un'estate semideserta. Raduni colossali (quelli dei Vespa Club), traversate da un Continente all'altro, primati agonistici: non si è fatta mancare niente.

Zero emissioni

Nella lunga storia della Vespa è entrata anche la variante elettrica, lanciata nel 2017 e apparsa sul mercato l'anno seguente. Un veicolo pensato e realizzato per la mobilità di oggi, con un display TFT attraverso il quale è possibile gestire molte funzionalità dello smartphone.  Ha un'autonomia di circa 100 km, che per il commuting bastano e avanzano. E volendo c'è la versione X, che affiancando un generatore al motore elettrico la raddoppia. La Vespa elettrica è sinonimo di connettività avanzata e silenziosità, personalizzazione e accessibilità al grande pubblico, rispetto dell'ambiente e unicità di stile. Su un mezzo all'avanguardia, non poteva mancare la presenza di Pirelli che fornisce i due pneumatici in primo equipaggiamento. Del resto, icona italiana chiama icona italiana.


Tutte le immagini fanno parte del patrimonio storico aziendale conservato nell'Archivio Storico della Fondazione Pirelli www.fondazionepirelli.org