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Golf Car: il futuro delle brevi distanze viaggia sui cart

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La 'golfcart culture' non è solo una moda, ma un movimento silenzioso che sta cambiando il trasporto sulle brevi distanze e persino l'urbanistica!

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In Italia le chiamano golf car, omettendo la t finale che invece ne caratterizza il nome in inglese. E se da un lato può sembrare un errore, dall'altro ne rende bene l'uso che si sta diffondendo: quello di alternativa all'automobile: piccola, facile da guidare, economica. Così almeno la pensano in alcune zone degli Stati Uniti, dove la golfcart culture non è solo una moda, ma un movimento silenzioso che sta cambiando il trasporto sulle brevi distanze e persino l'urbanistica, con strade e piazze pensate solo per le cart.

Sono lontani i tempi in cui le golf car venivano usate solo sui campi da golf e nei resort. Adesso le golf car, così come le NEV (cioè le piccole auto elettriche: acronimo di Neighborhood Electric Vehicles), sono uno dei mezzo preferiti dei neoecologisti e dei più anziani, almeno in alcuni Stati degli Usa. I consumi contenuti ne fanno i mezzi di riferimento per una clientela over 60 che fa da apripista con modelli e design personalizzati. Da Atlanta, al Texas, a Palm Springs si vedono sempre più cart con a bordo distinti signori in pensione, più a loro agio qui che sulle automobili tradizionali. Secondo un'analisi pubblicata su CityLab, sito specializzato in studi urbani, nel solo complesso The Village, uno dei più grandi in Florida per gli anziani, sarebbero in circolazione 50.000 golf car. Nello stesso complesso, inoltre, sono state costruite 90 miglia di piste solo per questi mezzi, perché un terzo di tutti gli spostamenti avviene in questo modo. Anche l'urbanistica si sta adattando con strade, piazze e ponti pensati solo per le golf car con un effetto a metà tra un enorme campo da golf e una città del futuro.

Se non è difficile immaginare le cart nei complessi residenziali della Florida, lo è di più in un giardino pubblico o in un campus universitario. Eppure anche questo è già successo in Asia e negli Stati Uniti. Stando a un articolo pubblicato sul National Geographic, si stanno già sperimentando cart che si guidano da sole per un uso urbano più esteso. Sulla scia degli esperimenti di Google per mappare strade e territori con mezzi senza pilota, i ricercatori del MIT di Boston hanno studiato un nuovo modello a guida autonoma e a basso costo. Già si contano i primi esperimenti di successo avvenuti a ottobre, in un giardino pubblico di Singapore e nel campus dell'Università di Santa Clara in California. Il modello californiano, sviluppato da Auro Robotics, a breve farà il suo debutto in altri campus e residenze per anziani. Anche Uber Technologies sta lavorando su mezzi a guida autonoma e persino alcune case automobilistiche ci stanno lavorando.
Rispetto ai progetti di auto senza pilota, lavorare alla realizzazione di un golf car con autopilota è più facile proprio perché si tratta di veicoli più lenti, capaci di analizzare i diversi ostacoli sulla strada e reagire con maggiore sicurezza, sostiene Nalin Gupta, Ceo di Auro Robotics. Per ora,  certo, sono usate solo in contesti privati o in spazi limitati, anche per via della modesta autonomia energetica. Per quanto riguarda i costi, il modello economico del MIT, potrebbe fare la differenza sul mercato. Infatti è già attrezzato con tutto quello che serve per “leggere la strada meglio di qualsiasi guidatore”. Ad esempio l'esperimento fatto nei giardini pubblici dal Singapore-MIT Alliance for Research and Technology ha trasportato quasi 500 persone senza alcun incidente. Diverso il caso delle Google Car che di incidenti ne hanno fatti 16 ma sempre, come dicono da Mountain View, “per errore umano”.