La voglia matta di Sainz | Pirelli

La voglia matta di Sainz

 

Dal letto d'ospedale al primo gradino del podio in sedici giorni. Il percorso di Carlos Sainz dall'Arabia Saudita all'Australia non è stato certamente semplice ma, alla fine, tutta la sofferenza - fisica per l'attacco di appendicite che lo ha portato ad essere operato d'urgenza a Gedda, psicologica per aver dovuto saltare una gara in una stagione molto particolare come questa – è stata ripagata, con gli interessi

La vittoria di Melbourne assume un valore speciale per il pilota spagnolo. Se il ricordo della gioia per la prima, ottenuta a Silverstone nel '22, rimarrà indelebile nella sua memoria, il dolce sapore del successo per quella di oggi gli resterà in bocca molto a lungo, per come se l'è costruita in questi sedici giorni di convalescenza e di recupero di una forma fisica inevitabilmente messa a dura prova e per quello che significa per il prosieguo della stagione. 
Non va dimenticato infatti che Carlos, ad oggi, è un pilota senza contratto per il prossimo anno dopo che la Ferrari ha preferito puntare su Hamilton per il 2025. Al di là delle frasi di circostanza, lo spagnolo ha sicuramente accusato il colpo e lo stop di Gedda aveva reso ancor più complicata la situazione dopo che all'esordio stagionale in Bahrain era arrivato un terzo posto proprio davanti al compagno di squadra. 
Si spiega anche così la voglia matta di Carlos di fare di tutto pur di essere in pista a Melbourne, nonostante i postumi dell'intervento chirurgico l'avessero costretto a letto per più di una settimana. “Ho iniziato ad andare in camera iperbarica due volte al giorno per un'ora, a prendere una macchina Indiba, che è un apparecchio elettromagnetico per le ferite” – ha spiegato nella conferenza stampa successiva alla gara – “Programmavo il mio tempo a letto, il mio tempo per andare a fare una passeggiata, il mio tempo per mangiare, il tipo di cibo che devi avere per recuperare. Nove giorni fa, quando stavo per prendere il volo per venire in Australia, ero ancora a letto. Riuscivo a malapena a muovere gli addominali. E pensavo: ‘Non succederà mai'. Ma ho preso il volo e all'improvviso, quando sono atterrato in Australia, la sensazione era molto migliore. Ogni 24 ore facevo molti più progressi rispetto ai primi sette giorni, come mi avevano detto tutti i medici e tutti i professionisti. Non preoccuparti, perché la seconda settimana, ogni giorno, migliorerà molto di più rispetto alla prima settimana. Anche Alex Albon me l'ha detto, me lo ricordo”. 

 

L'abbraccio con papà Carlos e la grinta con cui lo ha salutato il suo nuovo fisioterapista appena sceso, ancora con grande fatica, dalla sua SF-24 descrive più di ogni parola il percorso fatto da Gedda a Melbourne, che non sarebbe potuto finire così senza, appunto, l'affetto della famiglia e il supporto dei suoi più vicini collaboratori. Certo, senza la squadra – e qui ci aiuta come immagine il selfie che Carlos si è scattato insieme a Charles nel parc fermé – non sarebbe stato possibile vincere ma il valore dell'impresa compiuta rimane.

 

 

L'unico pilota a sconfiggere la Red Bull negli ultimi 25 Gran Premi – da Abu Dhabi 2022 in poi - è stato proprio Carlos: lo scorso anno a Singapore e oggi qui a Melbourne. Se c'è qualche team principal – e ce ne sono diversi nel paddock - in cerca di un pilota veloce, serio, determinato, dalla volontà di ferro ma, soprattutto, vincente sa dove trovarlo. Lo dimostra, una volta di più, la storia di questi ultimi sedici giorni.