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Le città che cambiano

Quali sono le azioni innovative che si possono adottare?

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Le città sono i luoghi di incontro e di scambio, dove avvengono le maggiori innovazioni sociali, trasformazioni economiche e culturali. Le realtà urbane sono il vertice del rinnovamento, dove è necessario porsi le domande per far fronte alle sfide del futuro: l'innovazione tecnologica, le trasformazioni del mondo della produzione e del lavoro, la sostenibilità della mobilità urbana, la transizione green, la crisi climatica. E dove le risposte possono essere molteplici: il 25 e 26 ottobre 2023 a Milano si è tenuto il Future 4 cities, un festival per scoprire, connettere, celebrare i progetti che cambiano il volto delle città in Italia.

Il tema su cui si è sviluppato è chiaramente la città, secondo tre assi: lo spazio, con l'esempio delle città C40 capaci di creare una «rete sovranazionale» (Saskia Sassen, sociologa e economista) per agire collettivamente contro gli effetti del cambiamento climatico; il tempo, per il ruolo che le città hanno nello sviluppo e le innovazioni; infine, la bellezza, per intendere le città non solo come spazio di incontro ma anche di condivisione di bellezza.

La centralità del tema è dovuta alla funzione e peso che le città hanno a livello globale: occupano il 2% della terraferma, consumano il 75% dell'energia, producono il 70% delle emissioni e l'80% del PIL globale. Sono spazi densi, connessi fra di loro, motori di sviluppo, ma anche il luogo dove possono navigare numerose difficoltà: si trovano in prima fila per la crisi climatica, perché sono le più colpite dai suoi effetti, ma sono anche un potenziale laboratorio di soluzioni, da parte dei cittadini e soprattutto da parte delle imprese. Sono queste ultime, infatti, ad avere un grande potenziale: possono accelerare l'azione contro la sfida climatica, collaborare con l'innovazione.

È importante sottolineare che «l'azione climatica è un processo, non un obiettivo, fatto di collaborazione e inclusione nella pianificazione urbana» (Luisa Miranda Morel, Inclusive Climate Action C4o). Con questo impegno, il progetto città C40 consiste in una rete di sindaci che lavorano insieme contro la crisi climatica, verso una transizione sempre più green, coinvolgendo le principali città di tutto il mondo come Milano, Roma, Parigi, Amsterdam, Cape Town, Buenos Aires, New York City. Fra i principi che guidano l'azione delle città C40 ci sono migliori politiche climatiche che possano portare a maggiori benefici sociali, sanitari ed economici. È quindi un movimento che pensa prima di tutto ai cittadini: «l'azione climatica deve essere coraggiosa, sostenuta, avere un ampio consenso ed essere accettata socialmente. Per realizzare questo deve essere giusta, attraverso un processo inclusivo con le comunità, una pianificazione equa, e capire chi e come sente l'impatto della crisi climatica» (Luisa Miranda Morel).

Il punto di vista delle città è importante anche al livello di urbanistica: «una migliore pianificazione urbana del territorio può portare a una riduzione delle emissioni del 20% prima del 2050» (Costanza De Stefani, C40 Reinventing Cities). Diversi sono i progetti che hanno questo obiettivo, puntando all'investimento nelle infrastrutture e nei quartieri: fra questi il Collective for Climate a Parigi ha creato il primo quartiere a zero emissioni che segue il principio di reversibilità degli edifici durante il tempo, per esempio gli uffici possono diventare abitazioni, per diminuire la necessità di demolire e per ridurre la domanda abitativa. Quindi l'urbanizzazione si presta ad essere un valido strumento per la progettazione dei quartieri, anche per andare contro il fenomeno dello sprawl, che consiste nella dispersione disordinata e non sostenibile della città. Un concetto che è emerso spesso durante i vari talk del festival è proprio quello di città 15 minuti: secondo questa progettazione urbana di prossimità, tutti i servizi devono essere distanti dalla propria abitazione un massimo di 15 minuti a piedi o con i mezzi pubblici. Ciò prevede il passaggio da città mono- a poli-centriche, con quartieri completi, comunità inclusive, spazi destinati alle persone e non ai veicoli (ad esempio l'iniziativa Street for Kids a Milano, per la sicurezza delle strade in prossimità di scuole), e dove lo spazio verde è centrale per integrare i rischi climatici, per cui a Medellín (Colombia) il piano di rinaturalizzazione ha portato alla riduzione delle temperature della città di 2°.

Sono i progetti di rigenerazione urbana a offrire esempi preziosi da adottare in tutte le città italiane. A Milano il Piano Governo Territorio 2030 ha permesso di individuare possibili aree pubbliche dedicate agli spostamenti intermodali per trasformarli in luoghi urbani e piazze, e di riqualificare spazi prima in stato di abbandono, mettendosi in contatto con creativi e architetti in correlazioni a soggetti economici per garantire la riuscita dei progetti. Così è avvenuto con la riqualificazione della zona prima abbandonata dell'Ex Macello, il Nodo Bovisa, il progetto per piazzale Loreto (entro il 2026), e la trasformazione di incroci in piazze come piazzale Bacone per un nuovo spazio pedonale. In questo modo «la rigenerazione urbana produce nuove esternalità positive per i quartieri» (Matteo Motti, Policy Advisor to Deputy Mayor for Urban Regeneration Comune di Milano), soprattutto in un'ottica di prossimità e sicurezza. Infatti, i tre pilastri per la città 15 minuti devono essere: «verde, mobilità lenta e accessibilità» (Matteo Motti).

Infine, un ultimo concetto rilevante emerso durante il Future 4 cities è quello proposto da Luca Ballarini (fondatore di Stratosferica a Torino), il citizen making: «insegnare che essere cittadini non vuol dire solo pretendere servizi ma anche curare la città, attraverso l'educazione civica soprattutto per le nuove generazioni».