Sostenibilità

Oltre il ciclo di vita del prodotto

Non solo un percorso lineare, dalla progettazione allo smaltimento, ma piuttosto un processo circolare di creazione e rinnovamento

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Siamo abituati a prodotti con un inizio e una fine. Possiamo acquistare e possedere cose, ma sappiamo che il cellulare in tasca o gli abiti nell'armadio sono solo di passaggio. 
Questi inizi e queste fini sono spesso ‘lontano dagli occhi, lontano dal cuore'. Desideriamo invece un mondo sostenibile, abbiamo bisogno di pensare a fondo non solo a come le cose vengono trattate al termine delle loro vite utili, ma anche a come vengono create in fase iniziale. Il modo in cui le cose sono costruite o addirittura concepite ha un grande impatto su come o se verranno riciclate e riutilizzate. 

Più che un semplice prodotto

Molte società risponderebbero che dispongono già di un modo di pensare sui cicli di vita dei prodotti. La premessa di base è nota: la gestione del ciclo di vita del prodotto (o Product Lifecycle Management, PLM) rappresenta un aspetto consolidato del processo di produzione, e molte aziende utilizzano software PLM complessi per gestire il ciclo di vita dei prodotti dalla progettazione, allo sviluppo fino alla sua fine, realizzando quattro, sei o anche più fasi.

Sembra però che manchi qualcosa nel modo di pensare tradizionale sui cicli di vita del prodotto, in particolare le questioni chiave su cosa accade all'inizio e alla fine. Come si smaltisce un prodotto e come potrebbe essere progettato in fase iniziale, per ridurre al minimo gli scarti a fine vita e massimizzare il riutilizzo a fine vita?

Forse il problema è che il PLM è stato ideato per ridurre i costi di sviluppo di nuovi prodotti e aumentare la velocità di introduzione nel mercato. Le fonti indicano le prime applicazioni del PLM nel settore automobilistico esattamente per queste ragioni, prima della diffusione in altri settori. Non è mai stato considerato uno strumento per la sostenibilità. 
 
Ci sono però alcuni segnali che indicano che il modo di pensare stia cambiando.

Vera e propria circolarità

Da un lato esiste una sempre maggiore quantità di norme che regolamentano come il prodotto deve essere trattato al termine del ciclo di vita. Nell'Unione Europea (UE), per esempio, la direttiva quadro sui rifiuti in vigore sta per introdurre significativi aumenti nella quantità di rifiuti urbani che devono essere riutilizzati o riciclati, con ulteriore aumento nel 2030 e 2035. Nel frattempo sia il Green Deal europeo che il Piano l'Azione per l'Economia Circolare includono misure che rendono più sostenibile la gestione dei rifiuti, non da ultimo puntando alla prevenzione iniziale degli sprechi e al riciclaggio finale.

Ma questi tipi di misure di fine vita avranno un impatto solo se sussiste un'attenzione aziendale nella prima fase del ciclo di vita, la fase in cui i prodotti sono concepiti e ideati. Le società devono pensare più se i loro prodotti sono realizzati per la circolarità: i materiali sono validati per la circolarità e sono ideati per essere facilmente riparati, smontati e selezionati? Come afferma l'esperto di economia circolare alla The Ellen MacArthur Foundation, abbiamo bisogno di prodotti che siano “realizzati per essere realizzati di nuovo”.

Azione necessaria

Esistono evidenze che queste idee stiano prendendo piede. Alcune organizzazioni stanno attualmente promuovendo una filosofia di riciclaggio ‘5 R' che, insieme alle misure finali per ridurre, riutilizzare, ridestinare e riciclare i materiali, includono anche una fase di ‘negazione' proprio all'inizio del processo di produzione. Ciò significa la mancata possibilità di includere componenti o materiali non riciclabili o inutili o progetti in fase di concezione iniziale.

Va ricordato che lo spreco di risorse non è inevitabile. Si tratta di una serie di scelte realizzate precocemente in tutti i processi di produzione, sia che si tratti di un giocattolo da 1 euro o di un'automobile da 95.000 euro. Si tratta di un'estensione del concetto di ‘responsabilità del produttore' che è dietro una serie di nuovi regolamenti e del Green Deal europeo.

E non si tratta di qualcosa di nuovo. Come ha scritto il poeta T S Eliot nei Quattro quartetti circa un secolo fa: ‘Nel mio principio è la mia fine'. Come una filosofia di produzione che sembra irresistibile – specialmente quando l'alternativa per il nostro pianeta è più simile a La terra desolata.