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La lingua futura: viaggio nella letteratura di Adam Thirlwell

La lingua futura: viaggio nella letteratura di Adam Thirlwell

Scrittore inglese, ama narrare del mondo che sarà e di come cambierà il linguaggio. Uno sguardo interessato e interessante sul futuro

Adam Thirlwell nasce a Londra nel 1978. È uno scrittore precocissimo, già nel 2003, a venticinque anni, pubblica il suo romanzo d'esordio, Politics (Guanda 2003), che lo fa finire nella prestigiosa lista compilata da Granta dei migliori giovani romanzieri inglesi. Collabora o ha collaborato con alcune prestigiose testate internazionali (The New York Times, Le Monde, Esquire, The Guardian) ed è editor londinese della Paris Review, la più influente rivista letteraria del mondo. Il suo ultimo romanzo è Tenero&Violento (Guanda 2015), libro che, da un lato, insiste sui temi che ossessionano Thirlwell – primo fra tutti le relazioni amorose e il desiderio – dall'altro inserisce due elementi che lo rendono una visione sul mondo che sarà: l'ambientazione in un futuro prossimo e lo scenario in cui svolge la storia, una metropoli senza nome che sembra un incrocio tra una città occidentale e una tropicale. Nell'intervista che lo scrittore ha concesso a World l'idea del futuro e di come sarà il mondo del futuro è stata più volte chiamata in causa.

Cresciuto nella periferia nord di Londra, Thirlwell ha immaginato la megalopoli globale dove si svolge il suo ultimo romanzo – una storia che inizia con il risveglio del protagonista accanto a una donna che non è sua moglie – come un grande, sconfinato nonluogo. “Nei sobborghi dove sono cresciuto io sembrava di non essere da nessuna parte. Ma allo stesso tempo c'era qualcosa di molto specifico”, dice, “tu guidi e non vedi alcuna casa, e poi c'è qualche casa qua e la, poi supermercati, cliniche, cimiteri, spazi con cui non puoi veramente relazionarti: è lo stesso modo in cui ti puoi sentire a Los Angeles o a Hong Kong”.

La globalizzazione avvicina le distanze e tende a rendere meno forti le culture specifiche, e il modo in cui cambiano gli spazi è la presa di coscienza più chiara di come il mondo sta cambiando. Restiamo ancora su Londra. Capitale industriale ed economica nel diciannovesimo secolo, non gode più ormai di quella centralità, è diventata essa stessa periferica rispetto agli impulsi più vitali che vengono dalle economie emergenti. Per questo Thrilwell ha immaginato una megalopoli che avesse al tempo stesso l'atmosfera di una grande città occidentale, ma anche squarci di una capitale tropicale, “come se il Brasile oggi fosse il centro metropolitano del mondo”.

Se nel mondo futuro, gli spazi e i luoghi tenderanno sempre più ad assomigliarsi, un destino simile sembra essere riservato al linguaggio. Per un romanziere è ovviamente una questione di importanza vitale. Per Thirlwell, che si è molto occupato, anche da un punto di vista teorico, dei problemi della traduzione, lo è ancora di più. Probabilmente in un futuro non troppo lontano la nostra lingua non sarà più la stessa. La natura di ogni linguaggio è l'evoluzione o la morte, ma il nostro è il tempo in cui una sola lingua – la lingua inglese – soprattutto grazie alla Rete, vive una forma di espansione universale. Un inglese che non è però tramandato nella sua forma pura, ma che subisce continuamente contaminazioni da altre lingue, il cinese o lo spagnolo. Un inglese che diventa un codice iper-semplificato o costellato di errori, come un risultato di Google Translate. In questo senso, lo stesso titolo in originale del romanzo di Thirlwell, Lurid&Cute, cita apertamente due utilizzatissime etichette dei contenuti diffusi su Internet.
Quello che in definitiva colpisce di questo scrittore è la sua sorprendente mancanza di conservatorismo. L'idea di un mondo che cambia generalmente produce nelle classi intellettuali una forma di resistenza che si traduce in vagheggiamenti sulla bellezza del passato. In Thirlwell si sente, al contrario, la genuina eccitazione che si prova di fronte alla sfida dell'incognito, che così diventa anche una sfida artistica.