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Addio a Peter Lindbergh e alla sua fotografia “sincera”

Si è spento uno dei più grandi fotografi contemporanei, che è riuscito a catturare l'umanità della bellezza e ha firmato tre Calendari Pirelli

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Esiste un luogo, nell'immaginario di ciascuno, in cui alcune fotografie si sedimentano indipendentemente da interessi e inclinazioni personali. Ed è in questo spazio imprecisato della nostra memoria visiva che gli scatti in bianco e nero firmati Peter Lindbergh incontrano La ragazza Afgana di Steve McCurry e i Beatles di Ian Macmillan. Dimostrazione che la moda, più di tutto, ha trasformato il medium fotografico nella sintesi di un momento storico, che Lindbergh con la sua arte ha fissato nei suoi volti con la forza del nitrato d'argento.

L'ultima intervista rilasciata a Pirelli
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Davanti all'obiettivo di Peter Lindbergh che si è chiuso per sempre oggi, all'età di 74 anni, Kate Moss è diventata una donna consapevole, con qualche ruga intorno agli occhi e una sigaretta tra le dita. Uma Thurman si è mostrata indomita e spettinata, nel terzo calendario Pirelli realizzato da un artista della macchina fotografica che si è sempre battuto contro l'alterazione tecnologica delle fotografie. 

Perché il fotografo tedesco (nato nel 1944 a Leszno, in Polonia) amava le donne, e amava ritrarle nella loro bellezza sincera, lontana dall'immaginario artefatto delle copertine. Eppure, dopo essere diventato celebre grazie ai suoi scatti per il mondo della pubblicità, negli anni '70, a Parigi, ha compiuto il grande salto in quello dorato della moda. Scatta per Vanity Fair, Vogue, e Harper's Bazaar ispirandosi al cinema neorealista, ai paesaggi industriali della sua città e al realismo della documentarista Dorothea Lange.

Sono gli Anni Novanta, l'era delle top model di cui la copertina di Vogue Uk diviene emblema: un'immagine di Linda Evangelista, Naomi Campbell, Cindy Crawford, Christy Turlington e Tatjana Patitz, complici e complicate nei loro venticinque anni. E davanti al suo obiettivo sono cresciute. «Noi fotografi siamo qui per liberare le donne dalla dittatura della perfezione e della giovinezza», amava ripetere Lindbergh, che non cercava il corpo perfetto ma la verità in ogni sfumatura. 

Lo ha fatto anche nei tre calendari Pirelli realizzati durante gli anni, dal primo del 1996 a quello del 2002, che per la prima volta hanno eletto le attrici come protagoniste. L'ultimo The Cal by Lindbergh, è del 2017 e ritrae 15 attrici, come Robin Wright, Nicole Kidman e Penelope Cruz, un'opera in cui celebrava la bellezza naturale, senza artifici. Immagini autentiche, vive. 

A chiunque gli chiedesse da dove prendesse le sue idee, rispondeva di avere sempre in mente le sue compagne di scuola: vestite con un paio di jeans e le scarpe da ginnastica. A quello, diceva, ogni fotografo avrebbe dovuto mirare. A rappresentare la vita vera, anche nell'universo edonistico della moda.

«Lascia un grande vuoto», si legge su Instagram in un messaggio firmato dalla seconda moglie Petra, dalla prima moglie Astrid, dai quattro figli e dai sette nipoti. Perché con i contrasti memorabili delle sue fotografie che hanno impresso la complessità di intere generazioni, Lindbergh è sempre riuscito a unire tutti. Un punto fermo, in quello spazio imprecisato della memoria in cui soltanto i grandi si incontrano.