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Pirelli: una storia all'insegna dell'innovazione

Il sistema Pirelli Connesso è solo l'ultima delle innovazioni tecnologiche che da 140 anni ha fatto di Pirelli uno dei principali protagonisti del cambiamento dell'industria automotive

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Il sistema Pirelli Connesso, destinato a rivoluzionare l'interazione tra pneumatico e automobilista, è solo l'ultima delle innovazioni tecnologiche che hanno fatto di Pirelli, in oltre 140 anni di storia, uno dei principali protagonisti del cambiamento dell'industria automotive.

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Dal “Superflex” degli anni '20, che inaugura la famiglia dei pneumatici a bassa pressione, più leggeri e confortevoli, ai ribassati di derivazione Motorsport, che impongono la ricerca delle performance oltre a quella del confort nella guida di tutti i giorni, passando per i pneumatici radiali, che rivoluzionano la struttura del pneumatico, rendendolo notevolmente più resistente all'usura. Queste alcune delle tappe, tutte firmate P lunga,  che dalle gomme dei primordi, rigorosamente nere e mute, hanno portato ai pneumatici attuali colorati e in costante dialogo con il guidatore.  

INNOVATIVA SIN DALLA NASCITA
Ancora prima che le vetture prendessero il sopravvento sugli altri sistemi di mobilità, una giovanissima Pirelli inizia ad imporsi nel nascente settore dei pneumatici, all'inizio applicati ai velocipedi. Siamo solo nel 1894 e Pirelli brevetta un nuovo procedimento di fabbricazione che risolve il non banale problema, per i tempi, di tenere fermo il pneumatico sulla ruota e, insieme, di renderlo facilmente smontabile. Il sistema, battezzato "Milano", riscuote notevole successo sui mercati esteri; originariamente destinato a velocipedi, presto viene montato anche su vetturette a motore.

Il nuovo secolo si affaccia e col sorgere della prima industria automobilistica italiana, Pirelli s'impegna, dapprima in via sperimentale, nella fabbricazione di pneumatici per autoveicoli e all'inizio del secolo brevetta il suo primo pneumatico per auto, denominato "Ercole". 

Il sistema di fissaggio dell'Ercole fa ricorso a una spessa carcassa di tele gommate con talloni massicci che si internano nei bordi ricurvi della ruota e occupano tutta l'ampiezza del cerchione: i talloni, combaciando, racchiudono interamente la camera d'aria e la costringono a restare di forma circolare. E' un vantaggio rispetto agli altri sistemi in cui la camera d'aria, protendendosi tra i talloni aperti, assume forma ovoidale.

I RUGGENTI PNEUMATICI DEGLI ANNI ‘20
L'evoluzione tecnologica del settore investe ormai non più solo i metodi di fabbricazione, ma la ricerca di nuovi materiali, sistemi di controllo, macchinari e richiede un coordinamento condotto con metodi e criteri scientifici.

Nascono così i pneumatici “Superflex” (1924), con i quali si afferma la famiglia delle coperture a bassa pressione, che sono più leggere e confortevoli. Qualità che consentono all'Alfa Romeo di Gastone Brilli Peri di vincere a Monza il Gran Premio d'Italia del 1925 e di aggiudicarsi il Campionato del Mondo.

Il 1927 è l'anno dell'esordio del pneumatico Stella Bianca che riunisce in sé tutte le esperienze degli anni precedenti, ed è particolarmente pregevole per il sofisticato disegno del battistrada. Nel 1932 Tazio Nuvolari conquista la Targa Florio correndo su Alfa Romeo con pneumatici Pirelli Stella Bianca.

UN PREMIO NOBEL IN PIRELLI
I laboratori e l'impianto pilota dello stabilimento di Milano-Bicocca furono, nella seconda metà degli anni Trenta, la palestra per la messa a punto delle tecnologie e per la formazione dei tecnici che dovevano poi mettere in funzione, all'inizio degli anni Quaranta a Ferrara, il primo impianto industriale italiano per la produzione di gomma sintetica.

Pirelli si avvalse, per queste ricerche pionieristiche, della consulenza del professor Giulio Natta, che nel 1963 riceverà il Premio Nobel per la scoperta del polipropilene. 

Un'altra innovazione di quel periodo fu la sostituzione del cotone col rayon come materiale di carcassa dei pneumatici, realizzata attorno al 1938.

Il filato di rayon, di una qualità speciale prodotta in un apposito stabilimento Pirelli, dimostrò una resistenza al calore nettamente superiore a quella del cotone e s'impose definitivamente (sino a quando non venne sostituito dai fili d'acciaio) nella costruzione dei pneumatici di grandi dimensioni e in associazione con la gomma sintetica.

CON IL CINTURATO NASCE IL RADIALE 
“Dopo cinque lunghi anni di studi, abbiamo prodotto e posto in vendita un nuovo pneumatico chiamato Cinturato, costruito sulla base di criteri completamente diversi da quelli soliti. Il particolare fondamentale che caratterizza la sua struttura è dato da una robusta cintura di tessuto situata tra il battistrada e la carcassa; quest'ultima, grazie a particolari accorgimenti, presenta anch'essa una solidità tale da resistere in modo superiore all'usura dell'impiego”. Così, nella relazione di Bilancio 1952, Pirelli annuncia la nascita del radiale: è il Cinturato, destinato a rivoluzionare il mondo dei pneumatici e - con esso – quello dei mezzi di trasporto su gomma. 

CINTURATO CN72, L'AMERICANO
“Per la nuova Camaro il nuovo Cinturato Pirelli”, titola invece così il comunicato stampa del 1967 che annuncia lo storico sbarco del Cinturato negli Stati Uniti, paese tradizionalmente poco sensibile alla tecnologia radiale. Per equipaggiare quella che in America si presenta come la grande avversaria della Ford Mustang, i tecnici Pirelli sono intervenuti con nuove strutture e nuovo disegno battistrada rispetto al Cinturato “europeo”. Nasce il Cinturato CN72, dalla linea complessa e “fiorita”: lo ritroviamo presto anche in Europa, come nuovo disegno del Cinturato HS adottato ora anche dalla mitica Lamborghini Miura. E quando, di lì a un paio d'anni, la Lamborghini più famosa della storia richiederà – assieme alla Maserati Ghibli – un ribassato “Serie 70”, ecco entrare in listino il Cinturato CN73. 

RIBASSATO: DAI CAMPI DI GARA ALLA STRADA
Un'altra grande rivoluzione targata Pirelli trova nel profilo “ribassato” il suo compimento tecnico e nei campi da rally il suo principale laboratorio di sviluppo.

Siamo negli anni '70 e le competizioni su strada stanno evolvendo come importanza e visibilità: le case auto mirano alla positiva ricaduta sulle vendite che le vittorie nelle competizioni sportive sono in grado di favorire. Con la progettazione di nuove auto specifiche per le competizioni su strada i costruttori richiedono di migliorare la qualità delle prestazioni delle gomme, i tecnici Pirelli intuiscono che questi obiettivi possono essere raggiunti abbassando la spalla del pneumatico. 

L'invenzione del ribassato mette in moto un notevole travaso di tecnologie dalle competizioni al prodotto di serie. Nel 1972 la Lancia decide di sbaragliare il mondo delle competizioni rallistiche con la nuova rivoluzionaria Stratos. La vettura si dimostra brillante, leggera e agilissima ma capace di prestazioni che nessun pneumatico dell'epoca sembra essere in grado di valorizzare completamente. E' Pirelli a cogliere la sfida e a realizzare la copertura adatta per la nuova vettura da competizione italiana: nasce così il Pirelli P7, un "super-ribassato" che, con una spalla più rigida e una minore deriva, riesce a superare tutti i limiti di cui soffrono i pneumatici del tempo, permettendo alla Stratos di raggiungere quelle velocità in inserimento e in conduzione di curva che le gomme tradizionali non sono in grado di garantire.

Dalla pista alla strada: nel 1975, un P7 stradale derivato dal P7 Montecarlo da competizione viene adottato come primo equipaggiamento dalla nuova potentissima Porsche Carrera 911 Turbo di serie. Pirelli dà vita così alla generazione dei super-ribassati ad alte prestazioni. 

MODELLISTICA E SIMULAZIONE AD ALTA VELOCITA'
Le competizioni motoristiche sono servite a Pirelli non solo per sviluppare nuovi prodotti che hanno rivoluzionato l'industria dei pneumatici, ma anche per mettere a punto tecniche di simulazione e di progettazione sempre più innovative. E quale migliore banco di prova per la Ricerca e Sviluppo Pirelli se non la Formula 1®, la massima serie automobilistica, di cui la P lunga è fornitore dal 2011.

La Formula 1® è, infatti, la massima espressione del Motorsport e diventa anche la migliore opportunità per ridurre i tempi di sviluppo, perché perfetto laboratorio dove elaborare un disegno, idee, una nuova mescola, concetti ed esperienze da trasferire direttamente ai pneumatici di serie per ogni marca di auto. 

Mescole ad alta aderenza sottoposte a stress termici da motori con oltre 750 cavalli e strutture portate al limite dai migliori piloti al mondo, sono gli elementi che caratterizzano le gomme da competizione. Un serbatoio di dati enorme, che viene travasato direttamente nei pneumatici estivi, invernali e adatti alle quattro stagioni, che vengono utilizzati quotidianamente sulle strade, da SUV, 4x4, berline e auto sportive.

Il risultato che Pirelli ottiene è un pneumatico con un altissimo livello di tecnologia, capace di migliorare prestazioni e guidabilità su strada ma prima ancora, in grado di garantire standard sempre più elevati di sicurezza.

L'esperienza della Formula 1® si integra con le metodologie di testing delle gomme creando una perfetta sinergia con la divisione ricerca e sviluppo della Bicocca. La pista, infatti, rappresenta solo il banco prova finale dell'attività di collaudo a cui è sottoposto il pneumatico.

Una nuova gomma, infatti, viene prima provata al simulatore, che ne esaspera le condizioni d'uso con carichi superiori a quelli di un veicolo da corsa e con trazioni maggiori di quelle generate in curva e in accelerazione dalle monoposto. 

Questo percorso di simulazione è stato esteso anche alle coperture di serie: alta velocità, massimi carichi di lavoro e un'analisi, con precisione assoluta, del comportamento di carcasse e mescole portate a condizioni limite. Tutti test finalizzati non solo al raggiungimento della performance assoluta, ma con il costante fine di migliorare la sicurezza in ogni condizione.