Giacomo Agostini, come si diventa il pilota più vincente della storia del motociclismo | Pirelli

Giacomo Agostini, come si diventa il pilota più vincente della storia del motociclismo

Giacomo Agostini, come si diventa il pilota più vincente della storia del motociclismo 01
Giacomo Agostini, come si diventa il pilota più vincente della storia del motociclismo 01

Con centoventitré vittorie e quindici titoli nel motomondiale, dieci vittorie al Tourist Trophy e innumerevoli altri successi, Giacomo Agostini è universalmente riconosciuto come il miglior pilota motociclistico di tutti i tempi. Dal 1980, anno del suo ritiro come pilota dal mondo delle competizioni, nessun altro nome in oltre quarant'anni è ad oggi riuscito a eguagliare i trionfi ottenuti dal pilota di Bergamo. Ago fu il protagonista di molti dei duelli più belli della storia del motomondiale sia nelle classi 350 che 500, e grazie al dualismo Mike Hailwood Giacomo Agostini lo sport richiamava ogni anno un pubblico di appassionati sempre più grande. Agostini si dimostrò praticamente imbattibile dal 1968 al 1972, vincendo ben ottantadue dei centodue gran premi disputati nelle due classi in cui gareggiava, senza perdere nemmeno una singola gara nel triennio 1968-1970.

Il binomio tra Agostini e MV Agusta rimane ad oggi il più celebre e iconico della storia del motociclismo, con ben tredici titoli mondiali, dieci Tourist Trophy e diciotto campionati italiani. Dal 1974 in poi Giacomo proseguì a vincere altri due campionati mondiali e prestigiose gare come la 200 miglia di Daytona in sella alla moto giapponese Yamaha a due tempi. In questo modo rispose con i fatti a chi attribuiva esclusivamente alla superiorità tecnica della moto di Varese – dunque senza alcun merito al pilota – la lunga serie di successi ottenuti fino a quel momento.

Agostini impersonò il divo di un'epoca grazie anche al suo carisma e alla sua immagine di uomo italiano, affascinante ed atletico, anche se durante la sua carriera non mancarono nemmeno le critiche sui suoi successi. Le più frequenti, l'apparente facilità delle sue vittorie imputata alla semplice assenza di rivali o alla superiorità del mezzo. Ma quali sono dunque gli elementi necessari alla creazione di una vera leggenda sportiva come Giacomo Agostini? Lo raccontiamo attraverso aneddoti della sua vita stessa, ad oggi, la vita del più grande campione che la storia del motociclismo abbia mai visto finora.

Giacomo Agostini, come si diventa il pilota più vincente della storia del motociclismo 02
Giacomo Agostini, come si diventa il pilota più vincente della storia del motociclismo 02

PASSIONE E PERSEVERANZA

Nato nel 1942, primogenito di quattro fratelli, Giacomo cresce a Lovere, un piccolo paesino nella provincia di Bergamo. Sin da bambino sentì una forte attrazione per le moto e per le competizioni e, all'insaputa del padre, partecipava spesso a gare clandestine organizzate sulle strade sterrate che costeggiavano il lago d'Iseo in sella all'Aquilotto Bianchi di famiglia. Dalla prima volta in sella a nove anni, a causa della forte opposizione del padre verso il mondo delle moto, Ago dovette aspettare il compimento dei diciotto anni solamente per avere il consenso dei genitori all'acquisto della sua prima moto e non si diede mai per vinto. Invece lavorò sodo per raccogliere i soldi e riuscì a comprare una Morini 175 Settebello, al tempo il sogno di tutti i ragazzi appassionati di moto. Giacomo partecipò così alle sue prime corse agonistiche con una moto completamente di serie, sfidando avversari su mezzi appositamente preparati per le competizioni, e piazzandosi sempre tra i primi classificati finché non fu notato da Alfonso Morini che gli offrì il suo primo contratto d'ingaggio.

DAGLI ERRORI SI IMPARA

Nel 1965 Giacomo iniziò a gareggiare nelle categorie 350 e 500 del motomondiale in sella alla MV Agusta tre cilindri da lui collaudata. Terminò il campionato, al suo debutto, con due incredibili secondo posto, nella categoria 500 alle spalle del compagno di squadra Mike Hailwood e nella categoria 350 dietro al primo classificato Jim Redman su una Honda. La causa principale della mancata vittoria nella classe 350 fu un problema tecnico alla moto avvenuto nell'ultimo gran premio della stagione, quello del Giappone, in cui un filo elettrico si distaccò dal condensatore e costrinse il pilota al ritiro cedendo la vittoria all'avversario britannico. Da quel momento Ago divenne maniacalmente preciso e pignolo, attento ad ogni minimo dettaglio tecnico, controllando e ricontrollando di persona la moto prima di ogni gara.

Giacomo Agostini, come si diventa il pilota più vincente della storia del motociclismo 03
Giacomo Agostini, come si diventa il pilota più vincente della storia del motociclismo 03

FORZA FISICA E DISCIPLINA

La prima gara che Ago corse in sella alla Yamaha fu il 10 marzo 1974 negli Stati Uniti d'America, alla prestigiosa 200 miglia di Daytona. Denigrato dalla stampa locale in favore di piloti connazionali come Kenny Roberts, Giacomo decise di tenere un profilo molto umile e basso durante tutta la settimana in preparazione alla gara. Non conoscendo la pista, camminò ogni mattino lungo tutta la lunghezza del circuito per esaminarne ogni metro quadro, capire le possibili traiettorie e i punti di staccata in preparazione alla gara. Non solo, nel caldo torrido del primo pomeriggio correva sotto il sole indossando la tuta di pelle per abituarsi il prima possibile alle condizioni climatiche del luogo. Il giorno della gara Ago ebbe la possibilità di imporre un ritmo elevatissimo e costante per i cinquantadue giri della gara, vincendo su un circuito e su una moto sconosciuta con un grande distacco dal secondo classificato Roberts. Lo sforzo fisico subito ebbe nell'imminente le sue conseguenze: a fine gara Giacomo dovette essere accudito dal dottor Claudio Costa perché allo stremo delle forze e la cerimonia di premiazione subì un forte ritardo.

…ED ANCHE UN PIZZICO DI FORTUNA

Ebbene si, la fortuna giocò un ruolo importante nella vita del giovane Giacomo, al tempo diciottenne, che aveva bisogno del consenso paterno per potersi iscrivere alla Federazione Motociclistica Italiana e poter partecipare alle gare ufficiali di rilievo nazionale. Il padre era sempre stato contrario all'idea che il figlio partecipasse alle pericolose corse motociclistiche, ma a seguito delle sempre più insistenti richieste di Giacomo decise di chiedere consiglio al notaio di famiglia. Si dice che quest'ultimo fosse molto saggio, ma anche alquanto sordo, infatti intese la parola ‘bicicletta' invece di ‘motocicletta' convincendo così il padre che un po' di attività fisica avrebbe sicuramente giovato al giovane ragazzo.