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Buzzavo: “Un bonus sicurezza per aiutare il mercato dell'auto”

Leonardo Buzzavo, professore associato presso il Dipartimento di Management dell'Università Ca' Foscari Venezia e presidente di Quintegia, affronta i problemi relativi al mercato auto post Covid

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Se il mercato dell'auto in Italia non era brillante già prima del Coronavirus, ora ha subito l'inevitabile tracollo dovuto a due mesi di blocco totale. Molto gradualmente si tornerà alla normalità, ma quale sarà la nuova normalità? Perché non si può pensare che tutto rimanga uguale a prima e che ci si adegui facilmente alle nuove modalità di utilizzo dell'automobile.

L'esigenza di sicurezza e di distanza fra persone, per esempio, spinge all'uso del mezzo privato a scapito del trasporto pubblico. «Da un lato si riafferma la centralità ritrovata dell'auto ma dall'altro va considerato che i parcheggi in molte città sono scarsi e in qualche caso si pensa di ridurli ulteriormente a vantaggio dei plateatici per favorire i locali. Bisogna ragionare» spiega Leonardo Buzzavo, professore associato presso il Dipartimento di Management dell'Università Ca' Foscari Venezia e presidente di Quintegia, società indipendente che da anni studia l'ecosistema auto in tutte le sue realtà.

La ricerca dell'equilibrio

«La situazione che si è creata dovrebbe far ripensare il sistema, puntando a un equilibrio: è normale spingere, anche con incentivi, i veicoli alternativi – piccoli e manovrabili – ma non si può prescindere dal consentire l'uso dell'automobile. Per esempio, trovo sempre scarsamente considerato il concetto del car pooling che con le dovute precauzioni per chi viaggia, in attesa che scompaiano del tutto i problemi, farebbe benissimo al traffico e alle aziende. Oltre al fatto che spesso si parla di ambiente ma non si ragiona su come risparmiare realmente carburante, senza penalizzare questo o quel comparto» continua Buzzavo.

Su questo tema, molti dicono che sarebbe l'occasione buona per dare finalmente spazio alle vetture elettriche o comunque quelle meno inquinanti. «A mio avviso, la prima preoccupazione dovrebbe essere quella di movimentare il mercato, in qualunque modo. E in maniera il più possibile semplice: è da evitare il caos creato dagli ecobonus nella primavera 2019 che ha finito per complicare o proprio danneggiare gli operatori. Quindi bisogna concedere veri e propri sconti ai privati e fornire detraibilità ulteriore per le aziende. Poi, credo sia venuto il momento di pensare a incentivi in un'ottica diversa dall'abusato concetto green».

Il mercato va mosso

Il ragionamento di Buzzavo è chiaro. «Penso che il vero obiettivo di un eventuale incentivo debba essere quello di togliere i ‘catorci' dalle nostre strade. Abbiamo il parco auto più vecchio in Europa e quindi il più pericoloso: se uno vuole un'auto elettrica fa una buona scelta, ma l'importante è vendere modelli sicuri e non inquinanti, benzina, diesel, ibridi che siano. Credo che pensare a un ‘bonus sicurezza' potrebbe essere più impattante su chi possiede una vecchia auto e non ha ancora una vera cultura ambientalista».

E le vetture elettriche? «Senza un adeguato incentivo, restano molto costose per la maggior parte dell'utenza: la diffusione potrebbe essere velocizzata nel momento in cui diventeranno un ‘simbolo' sociale, un oggetto che contribuisce a mostrare una visione diversa di chi lo possiede. Se guardiamo i mercati dove sono presenti in buon numero, la spiegazione risiede nell'importante aiuto da parte dello Stato e da una cultura già ben predisposta e che nell'auto elettrica ha trovato una risposta perfetta».

Tempi lunghi per la ripresa

Come cambierà il mercato? «Sicuramente ci sarà una polarizzazione tra chi avrà un bisogno immediato di mobilità e chi potrà ancora permettersi un'auto per il piacere di averla. Nel primo caso, l'elemento economico e la tipologia di utilizzo favorirà l'usato e al massimo l'acquisto di vetture piccole e piccolissime. Molti non se la sentiranno di impegnare tanti euro, in un momento così difficile, nell'acquisto di ‘qualcosa' che serva solo sostanzialmente a portarti al lavoro invece di un treno o di un autobus a lunga percorrenza: chiamiamola la soluzione del momento. Quanto alla fascia medio-alta, penso che soffrirà comunque: chi è riuscito a conservare un buon potere di acquisto, facilmente lo ha inferiore a prima e comunque non ha una visione serena dell'immediato futuro. Senza dimenticare che si è diffusa un'atmosfera di ‘low profile' che non aiuta il concetto di premium. In compenso, vedo un ritorno delle familiari a prezzo competitivo che siano Suv e multispazio: sarà l'estate dei viaggi in auto, in famiglia o in gruppo, vagando per l'Italia». Le previsioni sul mercato? «Più che sui numeri del 2020, la preoccupazione è sull'impatto nei prossimi anni. C'è voluto parecchio tempo per rimettersi in assetto dopo la crisi del 2008. Quindi, vedo un decorso lungo alla situazione creatasi: almeno un paio di anni saranno necessari per tornare ai valori pre-Coronavirus. Ma temo non valga solo per l'automotive, perché gli italiani - primi risparmiatori in Europa - saranno ancora più attenti di prima a fare acquisti oculati» conclude Buzzavo.