10.400 chilometri, 28 giorni di viaggio – da Poggibonsi (Siena) a Capo Nord, il punto più a settentrione d'Europa, passando per Milano, e ritorno – un'auto d'epoca – un modello OM 665 Superba del 1929 – e quattro pneumatici Pirelli Stella Bianca – riedizione degli originali del 1927, parte della linea Collezione, dedicata alle auto classiche costruite tra la fine degli anni Venti e gli anni Duemila – tre instancabili viaggiatori. Sono questi i dati fondamentali del fenomenale raid sostenuto dal proprietario della vettura Gianni Morandi, dal co-pilota Marco Morosinotto e dal tecnico Massimo Di Santo la scorsa estate. Un'impresa nata da una suggestione improvvisa e dal desiderio di provare, ancora una volta, a spingere un po' più in là la propria esperienza e quella della vettura a disposizione, che ha percorso l'intero itinerario senza mai necessitare di un cambio gomme. Tra Italia, Svizzera, Germania, Danimarca, Norvegia, Finlandia e Svezia, i panorami e le località attraversate sono stati innumerevoli, così come gli incontri e soprattutto i ricordi, che Morandi, Morosinotto e Di Santo ripercorrono qui.

Quando e come nasce l'idea di affrontare questo viaggio?
GM: «Il 2 agosto 2023 guidavo nella Foresta Nera, sulla strada di ritorno da Berlino. Volevo percorrere solo strade statali, quello era quindi il percorso da considerare. Guardando di sfuggita il navigatore, notavo l'indicazione Capo Nord e pensavo: “sarebbe interessante provare a raggiungerlo con la mia OM”. Rientrato in albergo, mi misi subito a fare ricerca, individuando gli itinerari necessari e le tappe da inserire. Ricordo perfettamente il foglio degli appunti con la scritta “Poggibonsi-Capo Nord” tracciata a penna. Qualche giorno dopo ho contattato il team Pirelli per verificare la fattibilità del mio progetto: sapevo infatti di voler fare questo viaggio gommando l'auto con pneumatici Pirelli Stella Bianca. Ho poi deciso di coinvolgere Marco come co-pilota e Massimo, tecnico che con il carro attrezzi ci avrebbe seguiti per qualsiasi evenienza. La parte più impegnativa dell'intera preparazione è stata ricercare le strade da percorrere: anche in questo caso il raid si sarebbe svolto solo su tracciati secondari, evitando tutte le superstrade».
Poggibonsi - Capo Nord con un'auto del 1929: in che modo avete preparato la vettura?
GM: «L'OM 665 Superba – che io chiamo “la mia bambina” – è appunto una vettura del 1929, con sei cilindri in linea, 2.000 di cilindrata, valvole laterali, due carburatori. È stato il primo modello a vincere la Mille Miglia, nel 1927. Una volta deciso di fare questa impresa, ho cominciato ad allestire il mezzo, per sua natura affidabilissimo. Ho cercato di immaginare quali problematiche potessero incorrere e come rispondervi con l'attrezzatura a nostra disposizione, facendo affidamento sulle mie competenze e su quelle dei miei compagni di viaggio. Con Massimo abbiamo predisposto il carro attrezzi, caricando compressore, crick, olio per il motore, una saldatrice e un generatore».
MDS: «La vettura è stata preparata alla perfezione, il lavoro fatto in precedenza – in particolar modo sul motore – ci ha permesso di affrontare tutti i chilometri del viaggio senza intoppi. Nei 28 giorni di viaggio abbiamo solamente effettuato quei controlli e interventi di manutenzione che avevamo programmato».
MM: «L'incognita più grande era legata agli pneumatici che si sono poi comportati benissimo per tutta la durata del viaggio. Non abbiamo mai dovuto usare, infatti, le gomme di scorta che avevamo caricato».

Ripensando a tutti i chilometri di viaggio, quali sono stati quelli per voi più rappresentativi?
MM: «Dal mio punto di vista, gli ultimi 19 chilometri prima dell'arrivo. Per raggiungere Capo Nord bisogna superare un tunnel lungo circa 22 chilometri, che corre 212 metri sotto il livello del mare. L'auto in questa circostanza è stata messa veramente alla prova: la nebbia – una nebbia salina – era fittissima, quasi un muro d'acqua, con cinque chilometri in salita da affrontare. Spinta al limite, l'OM ha reagito benissimo».
MDS: «Rispetto a quello che ha detto Marco aggiungo solamente il momento in cui la prima alce ci ha attraversato la strada. Tutti e tre l'aspettavamo e quando è capitato ne eravamo felicissimi. Ricordo poi tutte le persone che abbiamo incontrato lungo il viaggio: dai collezionisti agli spettatori, dallo staff tecnico di Pirelli a quello giornalistico – conoscenze bellissime».
GM: «Condivido tutto quello che Massimo e Marco hanno sottolineato. Personalmente devo dire che rivedere il tramonto su Poggibonsi, una volta tornati a casa, è stato estremamente emozionante. Ma l'intero viaggio lo è stato: le foto che abbiamo scattato lungo il percorso – più di 800, credo, condivise quotidianamente sui nostri social – racchiudono parzialmente quello che abbiamo vissuto».
Una delle tappe del percorso è stata quella al Pirelli Sottozero Center nella Lapponia svedese, il proving ground del brand utilizzato per test e collaudi. Come è stato guidare la vettura in una struttura del genere?
GM: «Il Pirelli Sottozero Center è una struttura fantastica e l'accoglienza dello staff è stata davvero calorosa. Ho testato auto e pneumatici, che hanno tenuto alla grande. Purtroppo non ho potuto provare la guida sulla pista ghiacciata, ma so che anche in queste condizioni le gomme avrebbero retto».

Cosa significa per voi l'espressione Going the extra mile, spingersi in maniera consapevole oltre i limiti comunemente imposti?
GM: «L'elemento fondamentale, a mio avviso, è la possibilità di fare delle esperienze fuori dal comune: raggiungere Capo Nord con una vettura del 1929 rientra in questa categoria. Un secondo ingrediente è rappresentato dalle emozioni che si possono provare vivendo tale esperienza: viaggiare su un'auto d'epoca ti permette di provare sensazioni nuove, inusuali. Si tratta di conoscere al meglio il proprio mezzo, di saperne interpretare le sensibilità, tecniche e di performance. Un raid del genere si costruisce con attenzione – verso i dettagli tecnici, verso le persone che si sceglie di avere con sé e verso le proprie emozioni».
Ci sono imprese simili all'orizzonte?
GM: «Rimanendo in territorio nazionale, mi piacerebbe costeggiare l'intero perimetro italiano, da Nord a Sud, comprese le isole maggiori. Guardando oltreoceano, mi piacerebbe attraversare gli Stati Uniti, da un confine all'altro, seguendo l'itinerario che separa questo Paese e il Canada. Con Marco e Massimo, se accettano».