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Quando una Fiat 500 incontra la North Coast 500

Decidere di affrontare un viaggio dalla Toscana fino alle Highlands scozzesi su una Cinquecento può offrire tante lezioni di vita, come ha imparato Chandler Carlson viaggiandoci insieme al suo cane Oliver.

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Per me, l'odore che associo ad un'avventura in Scozia non è quello pungente della torba e del mare, nemmeno il profumo terroso dell'haggis appena cucinato (il piatto nazionale scozzese, tradizionalmente preparato con lo stomaco di una pecora ripieno di avena, cuore, fegato e polmone). Piuttosto, è l'altrettanto intenso profumo tipico di un cambio surriscaldato e di olio motore che cola, accompagnato dal rumore intermittente ma inequivocabile del metallo che gratta contro il metallo. Questo è ciò che succede quando cerchi di fare retromarcia troppo in fretta con una vecchia Fiat 500 di fronte a una roulotte tedesca in arrivo.

Fiat 500 a Firenze

Oliver, il cane sul tappetino del passeggero — il mio copilota per tutta l'avventura — a malapena se ne accorge: un'occhiata di traverso e un leggero gemito. La gestione del traffico non è il suo punto forte.

La mattinata è iniziata in modo turbolento sulla maestosa tratta da Bettyhill a Ullapool. Sulle strade a una sola corsia, l'etichetta di guida assomiglia più a un balletto che a un normale traffico, e la nostra piccola 500 gialla — targa italiana e portapacchi da tetto pieno di pezzi di ricambio — ha appena rovinato l'armonia. Salutiamo, facciamo retromarcia, proviamo di nuovo, respiriamo e ripartiamo. La pazienza è una forma d'arte.

Ma almeno ce l'avevamo fatta: avevamo realizzato il nostro sogno ostinato — portare una Fiat 500 vintage lungo la celebre North Coast 500, o NC500, la storica strada panoramica della Scozia.

Fiat 500 e Oliver il cane

Le origini dell'avventura

Il progetto è nato circa tre anni fa. Ero partito dalle Hawaii desiderando di fare l'esperienza di un frammento di Italia diverso ma autentico — non una villa con piscina, né tantomeno un appartamento — ma qualcosa di davvero vivo: piccolo, rumoroso e pieno di carattere.

Nel giro di pochi mesi mi ritrovai al volante di una Fiat 500L del 1971 (ferma da cinque anni) che era poco più che motore e telaio, mentre attraversavo le colline toscane con solo una tenda e un sogno.

Ma quando si parla di amore a prima vista, non sempre la strada da percorrere è senza intoppi. Ci sono volute altre due estati passate a restaurarla, tre motori bruciati, ho chiamato una mezza dozzina di carri attrezzi e ho trascorso innumerevoli ore nell'officina Real Italian Cars di Lucca per trasformare quell'icona in una versione “a prova di avventura”, che fosse capace di durare ben più a lungo di una storia d'amore estiva.

Ho messo a punto una serie di aggiornamenti per permettere alla 500 di conquistare il nord della Gran Bretagna, tra cui la scelta di pneumatici Pirelli Collezione con fascia bianca, capaci di nascondere sotto l'apparente aspetto vintage una tecnologia moderna. Le forature — fin troppo comuni ai tempi in cui l'auto era nuova — non sarebbero più state un problema.

L'itinerario del lungo viaggio verso nord l'avevo abbozzato su un tovagliolo durante una festa a Palazzo Pitti a Firenze organizzata da Matt Hranek, fondatore della rivista di lifestyle maschile Wm Brown. Lui ha trovato l'intera impresa estremamente divertente — e non era certo l'unico scettico.

Chandler e la Fiat 500 in Scozia

Dopo qualche negroni, il tragitto sembrava ancora più impegnativo: dalla Toscana alle Highlands, per un totale di 2.500 chilometri fatti di speranza, siepi e una dozzina di tipi diversi di pioggia che potevo incontrare lungo il percorso.

È giusto dire che Dante Giacosa, il progettista della Fiat Nuova 500 originale del 1957, non aveva certo immaginato un'avventura del genere quando aveva progettato questa piccola auto.

In viaggio verso nuovi orizzonti

Mi dissero di fare il pieno di preghiere, portare un sacco a pelo e un buon libro per ingannare le ore passate bloccato sul ciglio della strada. Senza dimenticare una scorta abbondante di snack per cani, indispensabili per mantenere di buon umore il mio riluttante copilota.

Il portapacchi sul tetto era stipato di ogni pezzo di ricambio possibile: attrezzi di vario genere, una frizione di riserva, fascette, ruote di scorta e l'accessorio essenziale capace di aggiustare praticamente qualsiasi cosa — il nastro adesivo americano.

Poi eccomi li pronto, ho girato la chiave, tirato la leva d'avviamento tra i sedili e la 500 cominciò a trotterellare fuori dalla Toscana, diretta verso nuovi orizzonti. Come se sapesse perfettamente di stare per intraprendere la più grande avventura dei suoi 54 anni di vita.

C'è un modo di guidare che regala tutto il suo fascino a 50 chilometri all'ora. Una velocità, per dirla in altre parole, umana. Non si domina la strada: la si ascolta. Le Alpi, di notte, mi hanno insegnato quale sia veramente il valore del movimento d'inerzia guadagnato con tanta fatica e quanto vada speso con cautela. La regione francese dello Champagne mi ha offerto invece il piacere di un ritmo di vita diverso.

Castello scozzese

Quando, più di una settimana dopo, raggiungemmo Inverness, nel nord della Scozia, l'aria aveva il sapore del mare e quella minuscola auto sembrava avere la misura perfetta per ciò che ci attendeva.

La NC500 se la si guarda freddamente è solo un anello irregolare tracciato su una mappa, ma vivendola si scopre che si comporta come una storia. Partendo da Inverness in senso antiorario, la terra si mostra gentile: un invito esplicito a trovare il proprio ritmo.

Abbiamo superato le bancarelle del mercato e venditori di haggis, e poi seguito la strada fino a Cadboll, dove si trova la Glenmorangie House — che sorge a pochi passi dalla leggendaria distilleria di whisky — e accoglie i viaggiatori in un abbraccio familiare di calore, terra e legno.

Facendo nuove amicizie

In questa Fiat 500, i sensi non si spengono mai. Proprio come un whisky invecchiato, l'abitacolo è un cocktail di pelle, fumo, calore e paesaggio — con il pungente vento scozzese che funge da deodorante naturale. Ogni miglio si legge attraverso gli pneumatici con la sensibilità del Braille: cresta, inclinazione, pietra, spruzzo. Tutto è lì, immediato, comunicativo.

Il nord, quello vero, ha un effetto speciale sulla mente. Dunnet Head è il luogo da raggiungere per avere la prova cartografica di aver raggiunto veramente la cima della scozia. Tredici miglia più avanti, Thurso ci offrì una colazione a base di aringhe e una conversazione con un escursionista che parlava con nostalgia dei suoi anni di gioventù passati alle isole Fiji. A Strathy ricevemmo una lezione di meteorologia: un momento sembrava una cartolina, quello dopo un sipario imbiancato di neve. A Bettyhill trovammo l'umorismo — due albergatori in kilt che brindavano alla pensione e un dono: la seconda bevanda più famosa della Scozia, la Irn Bru, una popolare bibita locale.

Questa piccola auto riesce davvero ad attirare l'attenzione delle persone.

Fiat 500 nella brughiera

Le domande sono quasi sempre le stesse (“quanto va veloce?”, “quanto lontano?” e — la più comprensibile di tutte — “perché?”), ma i sorrisi sono sempre unici.

Scendendo lungo la costa occidentale della NC500, la strada si restringe e il paesaggio affila le lame. Durness, Kylesku, Ardvreck Castle: nomi di luoghi che sembrano essi stessi fenomeni meteorologici. Il balletto delle strade a corsia unica si trasforma in un attento valzer. Abbiamo dovuto imparare a fermarci per tempo nelle piazzole di passaggio, lasciando che le centinaia di roulotte dei turisti ci sfreccino accanto, mentre il piccolo motore della 500 continua a borbottare con la sua abituale, quasi felice armonia.

A Ullapool ci aspettava una torta salata di montone fatta in casa, servita su un piatto di carta, che un sapore più indimenticabile di molte creazioni dei migliori chef del mondo — mangiata con le mani intorpidite dal vento, mentre una partita di calcio si dissolveva nell'atmosfera della sera.

In momenti come questi capii perché la gente continuava a fermarci.

L'auto è una cerniera tra nostalgia e presente; mi ricordava che la “grandezza” ha più a che fare con l'attenzione che con le dimensioni.

Chandler e Oliver

Ricordi indimenticabili

Procedendo più a sud, le romantiche Highlands dipingevano immagini nella mia mente che erano destinate a rimanere indelebili.

Poolewe si confondeva tra mare e pietra. Strathcarron ci ha spinti verso Plockton, dove l'aria ha trovato una morbidezza che ha notato persino Oliver, il cane. I tornanti erano tracciati sulla terra come una calligrafia d'altri tempi: la decifravamo con garbo, saltando però le frasi più illeggibili. Le “prestazioni” in una Fiat 500 si basano soprattutto sulla pianificazione. I paesaggi di Glencoe si ergono come una cattedrale costruita di montagne e di storia.

Ci siamo fermati sul posto — non solo perché eravamo sopraffatti dalla meraviglia, ma anche perché la frizione aveva deciso così.

Poi è arrivato il momento di imboccare la lunga strada verso sud, diretti a Glasgow, dove i ciottoli facevano vibrare la vivace carrozzeria gialla, ormai completamente ridisegnata da chilometri, fango e spruzzi. Non era mai sembrata così bella — o, in fondo, così italiana.

Che cosa ha cambiato questo viaggio? Anzitutto, la definizione di comfort.

Il rischio, il calore, l'umidità, il respiro pesante di Oliver e — senza dimenticare — quel sottile strato di olio motore 20W-50 che non va mai davvero via, fanno sentire la vita come qualcosa di guadagnato.

Un viaggio in un'auto di questa lunghezza insegna anche a fare le valigie e a dare le giuste priorità. Il minimalismo non è solo un'estetica quando devi contare ogni chilo di materiale e imparare quale pezzo di ricambio può dormire accanto al cane.

E nonostante questo, c'era lusso ovunque; un tipo di lusso che dura tanto quanto dura la strada. Un sedile scaldato dal sole che filtra dal parabrezza, un lembo di strada a una sola corsia tutto per te, conversazioni inattese tra gentili sconosciuti. Nella vita, come nelle automobili, la rampa d'accesso più bassa a volte offre la vista più preziosa.

Fiat 500 a bordo strada

La bellezza delle piccole cose

Ma, più di tutto, un viaggio come questo ti insegna il valore del tempo e delle connessioni. L'etichetta forzatamente imposta delle piazzole di passaggio è una metafora di come stare con gli altri: aspetta, saluta, vai. La pazienza vince sempre. La NC500 è ormai abbastanza famosa da sembrare affollata in certi punti, ma in una piccola auto non sei costretto a farti strada a forza. Ti prendi il tempo che serve, anche per la famiglia al distributore che chiede una foto. Impari a dire sì alle domande e no — con gentilezza — alle ambizioni che non si accordano con le capacità della macchina. Ascolti il suono di un tappo dell'olio mancante o un lieve cambiamento nel tono del motore.

Se c'è una morale, a questa velocità umana, è che il mondo è più amichevole quando arrivi “piccolo” e senza pretese. Le persone entrano nella tua giornata tramite la condivisione di attrezzi, calore e storie; i conducenti che all'inizio volevano la strada tutta per sé finiscono per cedertene un pezzo. Ma tu non hai mai fretta.

Qualunque sia la distanza, la forza di soli diciotto cavalli — più un cane — a volte è tutto ciò di cui hai bisogno.

 

 

Foto di Chandler Carlson