Autodromo di Monza, il tempio della velocità
Nel Parco Reale di Monza non si riesce a camminare: quasi 200mila persone sono arrivate da tutta l'Italia e dall'Europa per vedere le auto sfrecciare sull'asfalto del nuovo, modernissimo circuito. I meccanici preparano le macchine per il secondo Gran Premio d'Italia della storia, il primo a corrersi nel neonato autodromo, e ci sono curiosità e fibrillazione nell'aria, anche se la vigilia è stata complicata da un incidente mortale e da una serie di ritiri a catena, tanto che delle trentuno auto iscritte, solamente otto si presentano ai blocchi di partenza.
Il giorno prima, durante le prove del sabato, il pilota tedesco Gregor Kuhn ha perso la vita dopo essere uscito di strada con la sua Austro-Daimler Sascha, causando il ritiro della sua scuderia e anche dei connazionali della Mercedes.
La domenica, nonostante lo shock causato dall'incidente, l'entusiasmo tra la gente è altissimo. La Fiat ha addirittura organizzato un treno speciale, a bordo del quale circa duemila operai sono arrivati da Torino per vedere direttamente sulla pista il risultato del loro duro lavoro: non resteranno delusi, perché al traguardo finale sui primi due gradini del podio ci saranno due Fiat 804, entrambe gommate Pirelli, le prime automobili a iscriversi nell'albo d'oro del leggendario Autodromo di Monza.
La decisione di costruire un autodromo nuovo di zecca viene presa nel gennaio del 1922 dall'Automobile club di Milano, in occasione del venticinquesimo anniversario dell'associazione. Gli obiettivi di un progetto del genere sono molti: attrarre compratori internazionali per le auto delle aziende italiane, avere un luogo stabile su cui far correre il Gran Premio d'Italia (che l'anno prima si era svolto sul circuito semi-permanente di Montichiari) e su cui soprattutto condurre esperimenti e prove.
Non a caso, nel corso degli anni tantissime innovazioni tecnologiche vedranno la luce proprio a Monza, dal telepass al guard-rail, fino all'asfalto drenante. Sull'iconica sopraelevata poi, l'anello ovale unito da due rettilinei paralleli di 857 metri ciascuno, i piloti curveranno per la prima volta sopra i 300 chilometri orari, grazie all'inclinazione studiata per ridurre l'azione della forza centrifuga.
Il progetto, affidato all'architetto Alfredo Rosselli e all'impresa di costruzioni dell'ingegnere Piero Puricelli, viene finanziato dalla Società incremento automobilismo e sport, a capitale interamente privato, con gli investimenti di imprenditori elettrizzati all'idea di contribuire al progresso dell'industria, della tecnologia e della velocità.
A inizio anni '20 la cultura futurista inebria gran parte dei dirigenti aziendali; il loro entusiasmo però viene inizialmente spento dalla Sovrintendenza, che blocca l'opera per motivi di valore artistico e di conservazione del paesaggio. Il compromesso si trova con la revisione della lunghezza: non più i 14 chilometri pensati inizialmente da Rosselli, ma 10, per non abbattere troppi alberi nel Parco Reale di Monza. Una pista stradale di 5 chilometri e mezzo e un anello ovale con le due sopraelevate da quattro chilometri e mezzo, utilizzabili insieme o separatamente, costituiranno l'autodromo di Monza, il terzo circuito permanente del mondo dopo quelli di Indianapolis, negli Stati Uniti, e Brooklands, in Inghilterra.
V edizione del Gran Premio d'Italia disputatosi sul Circuito dell'Autodromo di Monza il 6 settembre 1925. Vittoria di Gastone Brilli Peri su Alfa Romeo, foto Strazza, courtesy Fondazione Pirelli
Prima di Hamilton e Schumacher, entrambi cinque volte vincitori sul velocissimo Gran Premio d'Italia, e prima anche di Senna, Lauda, Prost e Nuvolari, il primo pilota ad alzare le braccia al cielo di Monza è Pietro Bordino, un trentacinquenne torinese che quel 10 settembre 1922 guida una Fiat 804 gommata Pirelli flex supercord, al pari dell'amico e compagno Felice Nazzaro, secondo all'arrivo con la stessa macchina e le stesse gomme.
Tremilacinquecento operai, duecento carri, trenta autocarri e una ferrovia da ottanta vagoni hanno lavorato senza sosta per completare l'autodromo entro la fine dell'estate. La costruzione, iniziata il 15 maggio 1922, è ultimata a fine agosto, in tempo per l'inaugurazione, che avviene il 3 settembre: sotto la pioggia e alla presenza del presidente del Consiglio, Luigi Facta, Pietro Bordino vince una gara per vetturette con una Fiat 501 modello corsa.
Ma è una settimana dopo che Bordino entra nella storia, vincendo il primo Gran Premio d'Italia disputato a Monza in 5 ore, 43 minuti e 13 secondi, con una velocità media di quasi 140 chilometri orari. Novantuno anni dopo, nel 2003, Michael Schumacher vincerà il Gran Premio correndo a 247,585 chilometri orari di media, un record tuttora imbattuto in Formula 1. Dalla costruzione completata in tempi record ai protagonisti che hanno dominato sul circuito, all'autodromo di Monza la velocità è tutto, da sempre.
The 1948 Monza Grand Prix, photo Fumagalli, courtesy Fondazione Pirelli