Ogni anno, circa 1,19 milioni di persone perdono la vita in incidenti stradali, rendendo la sicurezza stradale una delle principali emergenze sanitarie globali. Gli incidenti stradali rappresentano la prima causa di morte tra i giovani tra 5 e 29 anni. Più della metà delle vittime sono utenti vulnerabili della strada: pedoni, ciclisti e motociclisti. Sebbene il problema colpisca con maggiore intensità i Paesi a basso e medio reddito, nessuna nazione è immune. La sicurezza stradale non è solo una questione di sicurezza individuale, ma anche un fattore determinante per lo sviluppo economico e sociale. Si stima che i costi legati agli incidenti stradali incidano in maniera significativa sul PIL, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. «Se ne parla ancora troppo poco, ma la sicurezza stradale ha un impatto enorme sulla società», osserva Filippo Bettini, Senior Advisor Sustainability di Pirelli, citando Jean Todt, che ha definito il fenomeno «the silent pandemic».
Un'emergenza globale che richiede un'azione concreta e coordinata
Un impegno globale verso la sicurezza stradale è stato intrapreso anche dall'ONU, che ha incluso questo tema tra gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. In particolare, il punto 3.6 degli SDGs mira a dimezzare le vittime della strada entro il 2030. Per perseguire questo obiettivo è stato istituito nel 2018 il Road Safety Fund (RSF) delle Nazioni Unite, con lo scopo di finanziare progetti concreti in tutto il mondo. Il fondo opera in oltre 30 Paesi, finanziando interventi su formazione, normative, infrastrutture e sensibilizzazione. In luoghi come le Filippine, ha supportato progetti educativi e miglioramenti mirati, dimostrando l'efficacia di soluzioni locali ben strutturate. Un elemento cruciale dell'attività del Fondo è il monitoraggio costante dei progressi. «Ogni progetto è attentamente monitorato per garantire che i fondi vengano utilizzati correttamente e che i risultati siano concreti» sottolinea ancora Bettini. «I report pubblicati periodicamente permettono di verificare i progressi di ogni singolo progetto; se necessario, possiamo intervenire per ottimizzare i risultati». Questo sistema assicura che ogni intervento continui a generare impatto, con la possibilità di adattare le strategie in base ai risultati ottenuti sul campo.
Il contributo di Pirelli: sicurezza come valore fondamentale
Pirelli ha aderito al Road Safety Fund sin dalla sua fondazione, supportando il fondo sia con finanziamenti diretti sia con la partecipazione attiva di figure chiave, come Filippo Bettini, membro dello Steering Committee. L'impegno dell'azienda non si limita all'ambito istituzionale: la sicurezza è parte integrante della filosofia aziendale, come racchiuso nel claim – Power is nothing without control – che accompagna la P Lunga. I pneumatici sviluppati da Pirelli sono progettati per offrire le massime prestazioni in termini di sicurezza, aderenza e frenata, contribuendo a ridurre concretamente il rischio di incidenti. Inoltre, Pirelli promuove campagne di sensibilizzazione dedicate ai propri dipendenti e alle comunità locali in cui opera, con iniziative di formazione e divulgazione sui temi della sicurezza stradale.
Durante la 4ª Conferenza Ministeriale Globale sulla Sicurezza Stradale, tenutasi a Marrakech nel febbraio 2025, Pirelli ha annunciato una nuova tranche di finanziamenti al Road Safety Fund, riaffermando il proprio impegno a sostenere iniziative globali per la mobilità sicura. Tra i temi emersi durante la conferenza, anche quello degli “Affordable Helmets”, un'iniziativa in fase di studio che punta a offrire caschi di qualità certificata a prezzi accessibili, promuovendone l'adozione in contesti dove i motocicli sono ampiamente utilizzati. L'idea, emersa come spunto durante il confronto tra istituzioni e imprese, rappresenta una delle molte possibili direzioni future per migliorare la sicurezza stradale nei paesi a basso reddito.
Le sfide della sicurezza stradale nel mondo
In molte aree del mondo, la sicurezza stradale non è solo una questione di miglioramento di strade o veicoli. È anche una questione di educazione. La conoscenza delle norme di sicurezza è spesso scarsa, e il comportamento dei conducenti è influenzato dalla mancanza di consapevolezza dei rischi. «Nei paesi in via di sviluppo, la sfida non è solo infrastrutturale, ma anche culturale» continua Porro. «Molte volte, la popolazione non è consapevole dei pericoli legati a una guida imprudente, o semplicemente non ha accesso a corsi di formazione adeguati. È fondamentale lavorare su questi due fronti, educando la popolazione e migliorando le condizioni infrastrutturali». I progetti del RSF si concentrano proprio su questi aspetti, affrontando in modo sistematico le lacune esistenti e creando soluzioni che vanno dal miglioramento delle strade alla distribuzione di materiale educativo.
Vision Zero: un obiettivo ambizioso ma raggiungibile
Al centro di queste iniziative c'è la Vision Zero, una strategia nata in Svezia nel 1997 con l'obiettivo di eliminare completamente morti e le lesioni gravi causate da incidenti stradali. I principi su cui basa questa strategia sono soprattutto due: il primo è che nessun numero di vittime diverso da zero sia accettabile mentre il secondo è che gli esseri umani commettono errori, anche guidando, e quindi infrastrutture e veicoli devono essere progettati tenendo conto di questo, i risultati ottenuti in paesi come la Svezia, la Norvegia e la città di Oslo dimostrano che una drastica riduzione della mortalità stradale è possibile. Oslo, ad esempio, nel 2019 ha registrato zero morti tra pedoni e ciclisti, grazie a politiche integrate che comprendono la riduzione del traffico automobilistico nei centri urbani, l'espansione delle piste ciclabili e la creazione di zone pedonali. «Paesi come quelli nordici hanno dimostrato che è possibile ridurre significativamente le vittime della strada» sottolinea Bettini. «Il modello di Vision Zero non è solo una speranza, ma una prova concreta che l'adozione di politiche mirate può davvero fare la differenza. E noi vogliamo essere parte di questo cambiamento».
Uno sguardo al futuro
L'obiettivo fissato per il 2030 è ambizioso ma possibile: dimezzare il numero delle vittime della strada a livello globale. Questo traguardo richiede un impegno continuo e collaborativo da parte di tutti gli attori coinvolti: istituzioni pubbliche, aziende private, organizzazioni internazionali. «Il nostro impegno è a lungo termine» conclude Stefano Porro. «Pirelli continuerà a supportare iniziative concrete che possano generare un impatto tangibile sulla sicurezza stradale. Non si tratta solo di un impegno aziendale, ma di una vera e propria responsabilità verso la collettività».