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Pollici alzati per il car sharing ecologico

In numerose città la prassi del car sharing pone grosse sfide al concetto tradizionale di proprietà dell'automobile 

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Il car sharing è noto da quando gentili automobilisti hanno iniziato ad assecondare la semplice richiesta di speranzosi autostoppisti che scarabocchiavano il nome della loro destinazione, spesso con errori ortografici, su cartelli improvvisati.

Pollici alzati per il car sharing ecologico 1
Pollici alzati per il car sharing ecologico 1

Oggi il car sharing è molto differente. Non si tratta più del concetto che chi dispone di maggiori mezzi aiuta i meno abbienti; si tratta piuttosto di intere comunità, dalle case automobilistiche alle amministrazioni locali, che si accordano e organizzano per condividere flotte di automobili perfettamente efficienti. Oltre ad essere un grande business. Secondo Navigant Research i ricavi globali derivanti dai servizi di car sharing ammonteranno a 34,6 miliardi di dollari (circa 32 miliardi di Euro) da oggi al 2024. 

Il motivo di tale impennata è di facile comprensione. Condividere l'automobile significa condividere anche i costi di proprietà, compresi il prezzo di acquisto, il bollo, l'assicurazione, la revisione, i parcheggi e la manutenzione. Il risparmio sulle spese generali significa, ovviamente, che ci si può permettere momenti di puro "lusso automobilistico". Girare per negozi a bordo di un'auto Prestige? Un'auto cabrio gommata Pirelli?

Felicemente in accordo con la coscienza ecologica, il car sharing è particolarmente attento all'ambiente perché meno auto in circolazione significano meno traffico e meno inquinamento. I veloci progressi della tecnologia digitale fanno la loro parte e la famosa icona del braccio teso con pollice alzato è stata sostituita da smartphone, app e tracciamento GPS. Anche se i vari sistemi di car sharing sono diversi tra loro, possono comunque essere considerati una forma più comoda di autonoleggio. I veicoli possono essere prenotati e ritirati dagli appositi parcheggi, dopodiché gli utilizzatori ne pagano l'uso che viene calcolato sulla base della distanza percorsa e il tempo impiegato. 

Il successo di Sydney 
Il car sharing riscuote molto successo soprattutto nelle città. Prendiamo Sydney, in Australia, dove gli sviluppi del car sharing hanno superato le aspettative dell'amministrazione e dove oltre 25.000 persone, ossia il 15 percento di chi possiede la patente di guida, partecipa ad un programma di car sharing. Secondo l'amministrazione della città, ogni auto condivisa comporta una riduzione di 10 veicoli di proprietà privata. Ad oggi sono state rimosse dalle strade circa 10.000 automobili.

E va sempre meglio. Gli "sharer" dichiarano inoltre di viaggiare molto meno in auto, con una riduzione di circa 2.000 km all'anno a persona, in quanto utilizzano i trasporti pubblici, la bicicletta o vanno a piedi con maggiore frequenza. La rete di car sharing di Sidney, attiva da una decina di anni, riesce a ridurre il numero di chilometri fino a 37 milioni all'anno, e ciò a sua volta riduce la congestione, l'inquinamento e gli incidenti stradali, agevolando anche la ricerca del parcheggio.

Il paesaggio delle città già rispecchia questo nuovo concetto di mobilità, come pure l'architettura. Per fare un esempio, la costruzione di edifici con meno o addirittura senza parcheggi risulta più economica. Un architetto di Sydney ha calcolato che la costruzione di appartamenti senza parcheggio costa circa 18.000 Euro in meno rispetto a quelli con parcheggio, mentre secondo alcune ricerche il denaro risparmiato viene poi speso nell'ambito dell'economia locale. A quanto pare il car sharing è in grado di svuotare le strade, ma di riempire bar e ristoranti.

Carless in Seattle
I produttori di automobili rispondono all'avvento del car sharing e dei relativi servizi, come Uber, con la creazione delle proprie flotte di auto. Le vendite dirette al consumatore finale corrono il rischio di diminuire drasticamente; tuttavia questo calo può essere compensato mantenendo la proprietà dell'auto e permettendo ai clienti di utilizzarla tramite un sistema di abbonamento o il pagamento una tantum in base all'utilizzo effettuato. 

“Uno dei principali sviluppi nel mercato del car sharing negli ultimi cinque anni è stato l'avvento di servizi automobilistici gestiti da aziende,” spiega Lisa Jerram, analista di ricerca responsabile di Navigant Research. “Ciò ha contribuito all'aumento dei servizi di car-sharing one-way.”

Lo scorso anno BMW ha lanciato il suo programma ReachNow a Seattle, negli Stati Uniti. Si tratta di un servizio che permette alle persone di utilizzare una delle 370 automobili a scelta tra BMW Serie 328xi, MINI Cooper a tre o cinque porte e BMW i3 elettriche. Nel giro di un mese si sono iscritte ben 13.000 persone. “Abbiamo avuto una risposta straordinariamente positiva,” spiega Dana Goldin, Responsabile marketing di ReachNow. 

Di sicuro il recensore del sito Geekwire è rimasto piacevolmente colpito. “Posso descrivere la mia esperienza di prova del nuovo servizio di car sharing di BMW a Seattle questo weekend in svariati modi,” scrive Taylor Soper. “Divertente. Entusiasmante.  Comoda.  In poche parole, è stata un'ottima esperienza.”

Il sogno dell'autostoppista 
Le case automobilistiche sono consapevoli del fatto che il mercato del car sharing è destinato ad acquisire un'importanza vitale. Jaguar Land Rover è in procinto di lanciare un servizio di car sharing che sarà inizialmente offerto ai propri clienti in tutto il mondo. In seguito esso sarà esteso ad un pubblico più ampio. “È una gara,” spiega Adrian Hallmark, Direttore Strategy di JLR.

Ed è estremamente competitiva. General Motors ha acquisito una quota di Lyft, l'app americana per chiamare il taxi, ed ha acquistato Cruise, il gruppo che si occupa di tecnologia driverless, pagando oltre 1 miliardo di dollari. Daimler, che possiede Mercedes-Benz, ha lanciato un programma di car-sharing negli Stati Uniti. Peugeot Citroën ha invece annunciato l'intenzione di occuparsi di “servizi di mobilità” per incrementare i propri profitti. 

Il mondo del car sharing sta cambiando ad un ritmo velocissimo. Anni fa l'autostoppista sarebbe stato molto grato se un catorcio malridotto si fosse fermato per offrirgli un passaggio. Il car sharer di domani avrà invece la possibilità di scegliere tra nuovissime Jaguar, BMW o Mercedes. Sarà interessante vedere quale sarà la scelta.