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Jean–Michel Jarre: l'innovazione in Musica

La storia della musica elettronica ha avuto inizio con l'invenzione del microfono e della banda magnetica e in meno di un secolo ha raggiunto la sfera dell'intelligenza artificiale. Parliamo di un'imponente serie di evoluzioni che hanno plasmato e cambiato il volto della musica per sempre. Il genere di musica elettronica che rappresento si rifà ai tempi del futurista Luigi Russolo, che scrisse il suo manifesto “L'arte dei rumori” già nel 1913. Alla fine degli anni Quaranta a Parigi il compositore francese Pierre Scheffer lanciò l'idea di musique concrète. E, ultimo ma non meno importante, durante gli anni Cinquanta Karlheinz Stockhausen iniziò a comporre allo Studio für Elektronische Musik di Colonia.

Questi personaggi hanno gettato le basi per tutto ciò che ho fatto da allora. Inventando il concetto di musique concrète, Schaeffer ha creato la teoria della musica elettronica, e per questo motivo non dovrebbe mai essere dimenticato. È stato lui a compiere il passo più importante nell'evoluzione della musica del XX secolo, dicendo che può esistere una musica al di là delle notazioni e degli spartiti. In sostanza ha introdotto l'idea che anche i suoni concreti dovrebbero essere considerati musica. La musica è suono: questo era il suo messaggio. E, come tutti ben sappiamo, questo concetto ha cambiato radicalmente la musica. Ogni musicista elettronico, compositore e DJ al giorno d'oggi è un sound designer e quindi un discepolo di Pierre Schaeffer.
Ovviamente lo sviluppo della tecnologia ha aiutato a raggiungere questa visione. Ma a quei tempi l'idea di un musicista che può inventare la sua musica, come un artista che dipinge colori su una tela, era ancora fantascienza. Proclamare che la musica è suono era una rivoluzione. Successivamente, la rivoluzione digitale, il computer e il codice binario non hanno solo cambiato e accelerato immensamente le nostre vite quotidiane, ma anche il mondo della musica e dell'arte di comporre. Cerco di provare nuovi strumenti e nuove tecnologie, plug-in e software quando vengono lanciati sul mercato, e il più delle volte posso usarli in anteprima. L'aspetto migliore di questa evoluzione continua è che i 'vecchi' strumenti che usavo quando ho iniziato più di quarant'anni fa non sono diventati obsoleti nel frattempo. Conservano ancora le loro qualità sonore particolari e uniche. Questo vale per i sintetizzatori EMS e per il violino Stradivarius. Nessuno ha ancora costruito un violino migliore. Diverso, sì, ma migliore?

A questo riguardo, non si può non citare il pioniere Peter Zinovieff. Fu lui a inventare il sintetizzatore VCS3 nel 1963: una vera e propria svolta. Le persone come lui hanno aperto nuove porte a nuovi concetti di composizione. Si potrebbe dire lo stesso del Roland TB-303 inventato dal fonico giapponese Tadao Kikumoto. Tutto il movimento acid house si basa sui suoni ottenuti da questo piccolo vaso di Pandora. Tutti questi inventori – e in questo settore non dobbiamo dimenticare di citare Robert Moog, il padrino del sintetizzatore – erano attivi negli anni d'oro del XX secolo, dal 1950 al 1970. Sono stati loro i veri inventori degli strumenti elettronici, perché prima di loro non c'era nulla a eccezione dell'organo da Chiesa, che molti considerano il primo precursore delle macchine produttrici di suono. Prima di allora si avevano pezzi di legno su cui erano montate delle corde o tamburi coperti di pelli che si potevano percuotere.

Questa è la magia dell'evoluzione tecnologica in corso: nulla rimpiazza nulla; ogni cosa aggiunge nuovi aspetti alla tecnologia già esistente. Quando mi esibisco uso ancora il sintetizzatore Moog, uno dei primi sintetizzatori mai costruiti; ma lo uso insieme a dispositivi di ultima generazione. Uso computer avanzati per controllare le mie macchine e ho persino progettato con il mio team un'interfaccia che in un certo senso è ancora parte del futuro.
Quindi il prossimo passo nell'evoluzione della musica sarà ovviamente l'intelligenza artificiale. Ho composto e registrato i miei ultimi due album Electronica I e Electronica II con un vasto numero di collaboratori – da Robert Del Naja dei Massive Attack e Edgar Froese dei Tangerine Dream a Jeff Mills, uno degli inventori della techno di Detroit.  Ma chi lo sa? Forse il mio prossimo collaboratore sarà una macchina o un algoritmo. Sappiamo già che tra vent'anni i computer saranno più potenti del cervello umano. Spero di essere ancora vivo quando ciò accadrà.

Possiamo giudicare questo processo in due modi: lo possiamo considerare una tragedia e vedere i nostri tempi come un'era pre-Terminator che porterà a una società dominata dalle macchine e non più dagli umani. Altrimenti possiamo vederlo come una benedizione e avere fiducia nella razza umana, che in passato è sempre stata abbastanza flessibile da saper gestire la tecnologia, crescendo e evolvendosi con essa. Personalmente non vedo l'ora di collaborare sempre di più con strumenti digitali intelligenti.

Detto questo, tutta la musica importante pubblicata negli ultimi quaranta o cinquant'anni lo era a prescindere dalla tecnologia. In parole povere: ogni plug-in, strumento musicale o computer non è altro che uno strumento. Se volete creare un pezzo in grado di durare nel tempo dovete trovare un modo per costruire un linguaggio musicale che sia unico, un po' come scoprire un'impronta digitale musicale. I formati sono il risultato di ogni sforzo individuale il questa direzione. Abbiamo il concerto grazie al piano. Grazie a Elvis Presley abbiamo il formato del singolo lungo tre minuti e il jukebox, e grazie al plug-in Massive inventato da Native Instruments abbiamo lo stile della dubstep. Che vi piaccia o no, la tecnologia viene sempre prima. Poi arrivano i musicisti che sperimentano con gli strumenti e la maggior parte delle volte i risultati più significativi si raggiungono utilizzando questi strumenti controcorrente o almeno andando contro l'idea originale di chi li ha inventati rispetto a come debbano essere usati.

Lasciate che vi dia un esempio specifico dalla mia esperienza lavorativa quando è accaduto esattamente l'opposto. 
Da decenni ho un'idea molto chiara di come debbano essere certe cose per poterle usare e incorporare nelle mie idee. Nel corso degli anni ho sempre composto ambienti sonori complessi – strati e strati di musica che si aprono in modo tridimensionale in quanto suoni. Ma la tecnologia 3D come la conosciamo non è ancora in grado di permettere questa esperienza, quindi attualmente lavoro con persone che stanno cercando di creare mondi virtuali tridimensionali che non obblighino più a indossare occhiali 3D. Parlo di un'esperienza visiva totale, e so che è solo questione di tempo prima che sia disponibile sul mercato. So di cosa sto parlando. Ho usato proiezioni 3D in passato, ma per me erano solo degli espedienti, paragonabili ai primi esperimenti con le pellicole di celluloide quando i fratelli Lumière proiettarono i loro primi corti nei circhi.

Un altro aspetto che mi interessa è la flessibilità. Al momento sto viaggiando in Europa per presentare i miei due album Electronica insieme alla terza parte della mia serie Oxygène. Ma solo ora, a XXI secolo inoltrato, sono in grado di cambiare spontaneamente elementi visivi o sonori dei miei spettacoli quando voglio, perché la tecnologia finalmente risponde ai miei bisogni di musicista spontaneo. Questo è il primo tour in cui mi posso rilassare e divertire sul palco perché posso appoggiarmi a una tecnologia complessa e sofisticata che mi permette di comportarmi da essere umano. Ecco perché questo tour mi soddisfa e ispira così tanto: posso rispondere alle mie idee e ai miei sentimenti senza dovermi preoccupare se le cose si possano fare oppure no. Suonerà strano, ma grazie alla tecnologia non sono più schiavo della tecnologia.