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Intervista a Peter Hinssen

In Vita di Galileo, Bertold Brecht presenta un amaro ritratto dello scontro tra ricerca e dogmatismo. Anche Peter Hinssen, ricercatore internazionale, docente e sostenitore di un futuro digitale, ripete in maniera seriale il suo “Eppur si muove” galileiano. Lo stesso Peter è seriale: imprenditore seriale, consulente seriale, professore seriale nelle business school più prestigiose come la LBS, la MIT Sloan e la Paul Merage School of Business alla UC Irvine. Ha fondato Nexxworks, una comunità di “agitatori”, “fomentatori” e “disturbatori”, come si autodefiniscono. Profeta gentile, in questa intervista va dritto al punto. Il futuro è alle porte: lasciamo che il sole dell'innovazione illumini l'oscurità dell'arretratezza.

La prima questione riguarda il riconoscere la realtà digitale, che lui definisce “New normal”. Ai tanti cardinali Berberini e Bellarmin che ancora oggi siedono in tanti consigli d'amministrazione e continuano a fingere che lo status quo del Santo Ordine Analogico resista, Hinssen fa notare che il digitale è destinato a durare. Ma perché il digitale è normale per i cosiddetti Millennials, mentre è evidente che non lo sia nelle amministrazioni pubbliche, nelle istituzioni e nelle aziende? “Alla base della piramide dei bisogni umani dei nostri figli si aggiungono due livelli ulteriori. Al di sotto dei bisogni fisiologici stanno la carica della batteria e la connessione Wi-fi. Basterebbe che i manager e i politici osservassero la vita quotidiana di un adolescente per rendersi conto di quanto il digitale sia onnipresente. Non è più una gradevole opzione, ma una vera e propria necessità.” 

Il “New Normal” vale per tanti settori. “Parlo dell'importanza del passare al digitale da 15 anni e tanti membri dei consigli d'amministrazione prima mi trovavano divertente. Adesso mi prendono sul serio. Consideriamo il settore dei media, delle banche e delle assicurazioni: ai piani alti cominciano ad avvertire la pressione che per anni sono riusciti a evitare. Alcuni ancora sono in piena negazione: ho tenuto un discorso in occasione del 125° anniversario di un'associazione internazionale di notai, un monopolio felice per la scrittura di contratti ufficiali. Il fantasma della tecnologia blockchain in quel settore non era ancora avvertito come una minaccia. Temo che non ci vorrà molto prima che il terremoto digitale colpisca questo mondo ovattato di liturgie del XIX secolo. Le banche e i servizi di assicurazione corrono lo stesso rischio. La rivoluzione della tecnofinanza sta abbassando i costi delle transazioni e delle transizioni, dando il potere contrattuale in mano agli utenti finali. I futuri sviluppi degli smart contract, dove algoritmi generati automaticamente da un software rimpiazzano gli accordi arbitrariamente presi da esseri umani, potrebbero rivoluzionare il settore alla base.” 

Hinssen parla di cambiamenti all'interno della cultura aziendale, ma anche nell'ambito delle pubbliche istituzioni, necessari per sopravvivere nell'imminente Apocalisse dell'innovazione digitale. “I prossimi grandi trend saranno l'intelligenza artificiale, gli smart contract e la tecnologia blockchain, l'Internet delle cose e la realtà virtuale. In Europa, i funzionari pubblici non comprendono questo cambiamento, e si concentrano ancora sulla migrazione dei vecchi processi burocratici verso formati digitali. Guardiamo invece cosa succede a Singapore: ammiro la loro strategia innovativa, che mettono in atto implementando il concetto di smart nation, ovvero attirando cervelli dall'Asia e dal resto del mondo.”

Il punto finale di Hinssen è uno solo: la Rete vince sempre. “Questo è il secolo della rete. Solo reti globali possono raggiungere le dimensioni, la portata e la velocità necessarie. Newsweek ha scritto un articolo chiedendosi: perché il mondo odia la Silicon Valley? Viene fatto un paragone con l'Impero romano, che ha esportato le sue infrastrutture: strade, mezzi di trasporto, acquedotti, sistemi di scarico. Per secoli i Romani hanno dominato il mondo grazie alla loro tecnologia. Oggi gli Imperi digitali sanno come sfruttare a proprio vantaggio gli effetti della rete, e sono in grado di penetrare nello spazio dei consumatori perché molti mercati sono diventati reti basate sui dati. Ma il segreto non sta solo nella tecnologia e nell'ingegneria. Guardate alla struttura organizzativa aperta di Google e Facebook: volevano evitare la burocrazia e le gerarchie. Sfortunatamente, la funzione delle Risorse Umane è la più datata e conservatrice di tutti i processi aziendali. Il mondo delle HR dovrà cambiare i suoi vecchi processi e riti. Com'è accaduto per il marketing, anche le HR devono basarsi sui dati e sfruttare a loro favore il potere delle reti.”

Un ritorno ai cuori e alle teste della gente, quindi. Come nell'odissea di Galileo, l'ultimo baluardo di resistenza al cambiamento digitale è, in maniera piuttosto paradossale, il controllo dell'istruzione. “I governi, le accademie, le grandi multinazionali e start-up devono unirsi per affrontare l'enorme sfida di un sistema educativo fallimentare. È una vergogna. Stiamo assistendo al declino dell'istruzione, che sta diventando la parte più lenta della società, mentre dovrebbe essere la più veloce! Quando i giovani vanno a scuola, si sentono catapultati indietro nel XIX secolo.”