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Il Sognatore Americano

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Quando frequentava la scuola media in California, come molti dei suoi coetanei, David Lee sognava di avere una bicicletta BMX. Non voleva chiedere ai suoi i $300 che gli servivano per la bici. I genitori, due immigrati che lavoravano sodo, cresciuti in Cina in condizioni di povertà estrema, erano soliti dire al figlio: "Non chiedere soldi alla tua famiglia, esci e guadagnateli". Fu così che un giorno, mentre era in auto con sua madre, ebbe un'idea. 

"Vidi un uomo che vendeva avocado per strada", ricorda. "Noi avevamo un albero di avocado ma non ne raccoglievamo i frutti, li lasciavamo marcire a terra. Pensai: “perché non raccoglierli e venderli?”. Lee cominciò a vendere gli avocado mettendosi agli incroci delle strade più trafficate, guadagnando $30 al giorno. Poi, per ottimizzare i tempi, mandò tre amici a vendere gli avocado in altri punti della città, offrendo loro il 50% del guadagno. Presto, grazie ai suoi sforzi, Lee riuscì a comprarsi la bicicletta dei suoi sogni. 

Sono molte le peripezie che intercorrono tra questa esperienza giovanile di venditore ambulante e il Lee di oggi che ci racconta la sua storia nel garage sotterraneo di uno dei suoi outlet di gioielli a San Gabriel Valley, a circa 30 chilometri da Los Angeles. Vicino a lui sono parcheggiate alcune tra le Ferrari più costose al mondo e due Rolls-Royce tenute in perfette condizioni. Queste auto fanno parte di una collezione più grande il cui valore stimato è di 50 milioni di dollari o forse più. Lee ci confida che il valore di queste macchine continua a crescere. 

 

Inizia dal basso e punta verso l'alto
Il fiuto giovanile nello scovare un affare, la costanza, l'etica lavorativa del padre, l'abitudine alla ricerca meticolosa e un grande senso del dovere sono gli elementi che gli hanno permesso di realizzare il Sogno Americano.

Oggi il cinquantenne nativo di Hong Kong siede alla testa di un impero di vendita al dettaglio, investimenti e agenzie immobiliari negli Stati Uniti e in Asia. Grazie ai suoi due negozi di gioielleria, chiamati col nome del padre Hing Wa che ne fu il fondatore, Lee è, sul suolo americano, il più importante rivenditore indipendente di beni di lusso, come gli orologi, tra cui anche Rolex, i gioielli e gli accessori. 

Il suo interesse per i beni di lusso abbraccia anche altri prodotti; è infatti "ambasciatore del marchio" di numerosi brand prestigiosi; tra cui Rolls-Royce, Dolce & Gabbana, Ferrari e da poco anche Pirelli. Il suo amore per Pirelli ebbe inizio con l'F40, una delle auto più iconiche che la Ferrari abbia mai realizzato, per la quale Pirelli creò gli pneumatici P Zero. Ora, dice, tutte le sue auto sono dotate esclusivamente di pneumatici Pirelli.

I negozi di Lee, grandi ed eleganti (uno di questi è strutturato in modo che gli oggetti di valore non debbano essere messi al sicuro altrove durante la notte) attirano consumatori sia dalle zone circostanti, molti dei quali sono Americani di origini Asiatiche, sia da fuori. “Molti dei clienti che arrivano dall'Asia non vanno nemmeno nelle boutiques di Bever-ly Hills ma vengono direttamente nei miei negozi”, ci racconta, “dove 40 marchi di lusso sono esposti nello stesso luogo e il personale parla 10 dialetti mandarini e cantonesi. "Non è solo questione di parlare la lingua," dice Lee. "Capiamo la loro cultura, quindi quando vengono qui si sentono a casa." 

Ispirazione vicino a casa
Lee ritiene che la realizzazione del Sogno Americano sia dovuta ai valori, all'influenza e al modello di vita del padre, che crebbe in una famiglia numerosa di poveri contadini originari di Tai Shan, nel sud della Cina. Il padre di Hing Wa Lee fu mandato dal governo in un "campo di addestramento" e non fece mai ritorno. Quindi nel 1960, all'età di 13 anni, Hing Wa assieme a suo fratello, che di anni ne aveva 15, decisero di emigrare a Hong Kong per cercare lavoro e dare una mano a sfamare la famiglia. Si recarono a Macao e si imbarcarono su una nave di passaggio. Di notte, con il favore dell'oscurità, si buttarono in mare e nuotarono cinque lunghe miglia fino a raggiungere la costa di Hong Kong.

"Usarono la parte interna di due palloni da pallavolo come galleggiante," spiega Lee. "Hanno dovuto affrontare le onde, l'ipotermia, gli squali e le pattuglie della polizia, ma ce l'hanno fatta". Una volta giunto ad Hong Kong, Hing Wa trovò lavoro come apprendista presso un intagliatore di gemme, guadagnava 17 centesimi a settimana e li mandava alla famiglia. Nel giro di cinque anni, divenne un intagliatore esperto e nel 1965 lasciò il lavoro con la qualifica di maestro intagliatore di giada per fondare la sua azienda, il laboratorio di giada Hing Wa Shan Wu, che cominciò a esportare pietre preziose lavorate in tutto il mondo.

Incontrò la sua futura moglie durante un corso di inglese, si sposarono e dall'unione nacque David nel 1966, in seguito una figlia e un altro figlio. Il padre di David era ormai divenuto uno degli artigiani intagliatori più bravi al mondo e le sue competenze attirarono l'attenzione della Smithsonian Institution di Washington DC, che necessitava di un esperto per restaurare la propria collezione di antiche giade cinesi. Hing Wa Lee venne chiamato a Washington per svolgere il lavoro e decise di rimanere in America per allargare i suoi affari. David aveva sette anni quando la famiglia emigrò negli Stati Uniti, a Bethesda nel Maryland, dove Hing Wa Lee cominciò ad importare giade e altre gemme da rivendere ai commercianti e alle gallerie americane.

L'amore in un clima freddo
Lee ci racconta che il trasferimento negli Stati Uniti non fu facile; non parlava l'inglese e la gente a Bethesda non era abituata agli Asiatici. Ma i suoi genitori gli infondevano sicurezza e non impiegò troppo tempo a imparare la lingua e a comprendere la cultura americana.

Nel 1980 la famiglia si spostò in California perché nel Maryland "faceva troppo freddo". A Los Angeles, il padre di David aprì una nuova filiale della sua società. Le cose andarono bene e cominciò a comprare appartamenti come forma di investimento. "Ci permise di avere un buon tenore di vita e non si può dire che avessimo difficoltà economiche", ci dice Lee. "Ma non posso dire che fossimo ricchi."

E infatti il padre di David, consapevole dell'andamento instabile degli affari, voleva che il figlio diventasse dentista. "Ricordo che quando andai a dirgli che volevo diventare anche io uomo d'affari, temevo di deluderlo," racconta Lee. "La maggior parte delle nuove imprese hanno vita breve, quindi perché rischiare? Ma non ero fatto per diventare dentista o lavorare in ambito medico. Sono sempre stato un imprenditore e un venditore."

Nel 1992 Lee si laurea presso la Marshall School of Business della University of Southern California (del cui consiglio di amministrazione fa ora parte, operando come consulente sia per la facoltà che per gli studenti) e comincia a lavorare nell'azienda del padre. Era un periodo di stagnazione economica e "qualsiasi cosa facessimo, faticavamo a far soldi".

Individuare l'opportunità
Lee convinse il padre a concentrarsi sulla vendita di beni di lusso, integrando la vendita di orologi svizzeri a quella dei gioielli di produzione propria da proporre al pubblico cinese, in crescita costante, della San Gabriel Valley e di tutta la California del Sud. L'impresa era ardua, anzitutto perché dovevano ottenere l'autorizzazione necessaria per vendere i marchi di lusso europei. Ma Lee, carico di ottimismo giovanile, si lanciò nella nuova impresa, intraprendendo numerosi - e a volte inutili - viaggi in Europa. La sua incrollabile perseveranza diede finalmente i suoi frutti nel 1993, quando aprì il suo primo negozio a San Gabriel. Due anni dopo, in seguito a vari soggiorni a Ginevra, Lee divenne il rivenditore ufficiale di Rolex nell'area e le cose cominciarono ad andare bene. "Ho aperto altri negozi e la cosa ha funzionato, sono riuscito a portare più soldi a casa," dice.

Lee lavorò fianco a fianco con suo padre fino alla morte di quest'ultimo cinque anni fa; definisce quest'esperienza un "privilegio" e un processo di apprendimento costante. "Riguardo a molte delle cose che mi capitano adesso, so quello che mi direbbe lui" dice Lee. "Sento le sue parole nella mia mente, come se fosse qui lui a dirmele, perché per tanto tempo abbiamo scambiato opinioni e lavorato fianco a fianco come soci. Ho dedicato il mio negozio a lui, in segno di omaggio". 

Per Lee il suo negozio di famiglia è l'emblema del Sogno Americano proprio perché suo padre, "la persona più povera che si possa immaginare", ha vissuto una vita fatta di duro lavoro e privazioni, per arrivare negli Stati Uniti, dove riuscì a garantire ai suoi figli una vita migliore.

"E poi fummo in grado di mettere in pratica ciò che avevamo imparato e incrementare i nostri affari, ed è quello che ho fatto io", dice. "E anche questo fa parte del Sogno Americano. Spero di riuscire a fare con mio figlio ciò che ha fatto mio padre con me di modo che lui un giorno possa far crescere ulteriormente l'azienda."

Le tre regole d'oro
Raggiungere il successo è stato possibile, ci dice Lee, grazie alle tre "regole d'oro" di Hing Wa Lee: lavora sodo sempre, lavora con perseveranza sempre, e sii sempre integro. "Queste sono le regole che mio padre ha seguito durante la sua vita e sul lavoro. Sono le regole che ho seguito anche io e che insegno ad ognuno come l'etica, come i pilastri alla base del successo."

 

Diversamente da suo figlio, Hing Wa non comprò mai molte cose per sé. "Penso che forse avesse paura di ritornare povero," dice Lee. Ci racconta che, da quando era giovane, suo padre sognava di possedere una Rolls-Royce; ogni giorno passava davanti al Peninsular Hotel di Hong Kong per andare al lavoro e vedeva la schiera di Rolls-Royce lì parcheggiate. Ma anche dopo avere raggiunto il successo, non ne acquistò mai una. 

"Poi, nel 2005, ho deciso che doveva averne una," dice Lee. "Allora era appena uscita la settima generazione di Rolls-Royce Phantom. Ne ho comprata io una per lui così che fu costretto ad accettarla. E naturalmente fu molto felice, non solo di poter dire ai suoi amici che ora aveva una Rolls-Royce Phantom, ma anche che suo figlio si era arricchito talmente tanto da potergliela comprare e regalare." Vicino alla Rolls del padre, nel garage di David c'è un'altra Rolls che David ha commissionato per sé -una Blue Dawn decappottabile con un rivestimento interno color mandarino. 

I frutti del successo
Oltre che di auto (la collezione di Lee annovera anche una serie di Ferrari), Lee è un appassionato collezionista di vini (ne possiede 3.000 bottiglie), chitarre rare, orologi e opere d'arte. È anche un buongustaio: nel 2012 ha aperto il rinomato ristorante Ootoro Sushi nel Hing Wa Lee Shopping Plaza di sua proprietà a Walnut in California. Il ristorante è considerato uno dei migliori ristoranti giapponesi di Los Angeles. 

Lee ha anche sviluppato una conoscenza approfondita e una passione per i marchi di lusso. Oggi indossa un abito firmato Dolce & Gabbana e un Rolex al polso. "Indosso solo abiti di Dolce & Gabbana e di Hermès" dice, "sono fedele al marchio quando i prodotti mi conquistano." Ma ci dice subito che in materia di orologi da polso, è un grande amante di Richard Mille, Audemars Piguet, Cartier e Vacheron Constantin. 

Nonostante la sua ricchezza e le sue amicizie - tra cui l'attore Jay Leno, ospite televisivo e appassionato di macchine come lui - Lee non ha problemi ha raccontare la sua storia. Non cerca minimamente di nasconderla o edulcorarla. "Io e mio padre abbiamo lavorato molto per riuscire piano piano a creare il nostro business e credo che sia questo che mi ha reso una persona umile e con i piedi per terra. Per le persone che raggiungono il successo troppo rapidamente il cambiamento di condizione può essere difficile. Per me è stato un processo graduale. Davvero: sono il classico ragazzo della porta accanto."

Piedi saldamente ancorati a terra
I followers di Lee su Instagram, strumento che Lee usa soprattutto per caricare foto delle sue macchine, concordano. Sul suo profilo scrive che ama condividere i "suoi hobby, le sue esperienze e la sua fede cristiana". E i suoi fan hanno risposto con uguale entusiasmo. " Un uomo che nonostante la sua ricchezza, il suo potere e i suoi privilegi non ha dimenticato chi lo ha aiutato", scrive una persona. 

Un altro commento: "La tua storia e la tua vita sono fonte di ispirazione. Mi infondi energia e ispirazione facendomi stare meglio e permettendomi di migliorare la mia vita... grazie e non cambiare."

Lee è sposato con sua moglie Katherine da 23 anni e ha una figlia che studia presso la University della Southern California e un figlio che frequenta le scuole superiori. Lui crede che oggigiorno in America sia ancora possibile ripetere storie di successo come quelle della sua famiglia, l'importante è seguire le proprie passioni e tenere presente le sue (e di suo padre) "tre regole d'oro".

"Se si coglie l'occasione nel momento giusto e si seguono le tre regole d'oro allora ci sono le condizioni per creare un'attività," dice.

"Bisogna tenere gli occhi ben aperti per cogliere le opportunità, per il resto penso che gli Stati Uniti abbiano una normativa e un ambiente di lavoro favorevoli alle attività economiche e forniscano gli strumenti per la realizzazione del Sogno Americano."