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Brevettare idee in un mondo digitale

I presidenti di AIPPI Worldwide e Italia parlano di sfide e opportunità dei brevetti

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L'International Association for the Protection of Intellectual Property (AIPPI) è un ente fondato nel 1897 che da allora si occupa della tutela della proprietà intellettuali di privati e aziende. Per la prima volta dal 1969, quando si tenne a Venezia, l'annuale convegno mondiale dell'organizzazione si terrà in Italia, a Milano, ritorno celebrato con una cena di gala ospitata in Pirelli Hangar Bicocca. 
Abbiamo parlato con Renata Righetti Pelosi, presidente di AIPPI Italia dell'importanza di brevetti, copyright e marchi, e della scelta del capoluogo lombardo. 

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Brevettare idee in un mondo digitale

Che ruolo avete all'interno di AIPPI? Qual è la missione di AIPPI?
RIGHETTI PELOSI: Sono presidente di AIPPI Italia da tre anni. AIPPI è un' organizzazione internazionale che opera con sedi distaccate in circa 100 paesi. Quella dell'ente è una missione antica che risale alla fine dell'Ottocento e consiste nell'armonizzare le leggi in materia di proprietà industriale. Tra i nostri obiettivi, dare proposte di soluzione a problemi nuovi che si pongono con lo sviluppo tecnologico, per il quale c'è bisogno costante di aggiornamento e spiegare l'importanza della proprietà intellettuali e della tutela di marchi e brevetti e copyright.
CLARO: Sono presidente dell'associazione e del Bureau, cioè dirigo le riunioni del Bureau e guido l'ente nelle decisioni da prendere insieme al Comitato Esecutivo e gli obiettivi di AIPPI. 

In che modo AIPPI aiuta privati e aziende a difendere le loro proprietà intellettuali? 
CLARO: AIPPI nasce nel 1897 , è un ente politicamente non schierato e non-profit con sede in Svizzera. Attualmente conta più di 9 mila membri in rappresentanza di oltre cento Paesi. I suoi obiettivi sono la protezione della proprietà intellettuale a livello nazionale e internazionale. Per farlo, lavora al fine di sviluppare, migliorare e proteggere i trattati regionali e internazionali, gli accordi e le leggi nazionali sulla proprietà intellettuale.
RIGHETTI PELOSI: AIPPI è un forum, si discutono dei problemi e si ipotizzano soluzioni. Ovviamente l'aiuto è mediato – e anche  un lavoro di studio e di immaginazione e fantasia nel trovare soluzioni a problemi AIPPI non dà quindi un aiuto diretto ma mira a tutelare, a difendere la proprietà intellettuale.

Perché è importante che le imprese valorizzino marchi, brevetti, know-how e copyright? 
RIGHETTI PELOSI: Perché sono proprio questi che fanno la differenza, sono questi diritti che consentono all'azienda di avere qualcosa di esclusivo in termini di immagini, stile e gusto. Per avere un proprio mercato, per farsi riconoscere e tutelare la loro creatività, garantendo, anche se per un termine limitato di tempo, l'esclusiva tecnologica.
CLARO: Perché è il modo più efficiente per incoraggiare e proteggere la creatività, ed è necessario per restare nel circolo creativo. Allo stesso tempo, gli utenti devono però essere a conoscenza di cosa possono fare con le creazioni altrui. Il giusto equilibrio tra chi possiede proprietà intellettuali e il pubblico è necessario affinché le prime siano rispettate in tutto il mondo. Da questo punto di vista il progetto “Building Respect for Intellectual Property” della WIPO (World Intellectual Property Organization) rappresenta un esempio importante da trasmettere e mantenere.

E com'è la situazione in Italia? Quale forma di incentivo potrebbe spingere privati e aziende a investire di più in marchi,brevetti, know-how e copyright?
RIGHETTI PELOSI: A livello di brevetti non c'è abbastanza consapevolezza, soprattutto se si paragona la situazione italiana alla Germania e altri paesi europei, per non parlare poi di Cina e Russia. Si può dire che in Italia si fanno numeri che possiamo considerare “di nicchia” anche se, rispetto a qualche anno fa,  è migliorata la situazione, specie nei tribunali, molto più veloci nella gestione delle pratiche. Restiamo comunque su numeri piuttosto bassi.
Per quanto riguarda gli incentivi, invece, c'è certamente un sostegno a chi ha fatto spese in termini di proprietà intellettuali, per esempio: rimborsi parziali delle spese sostenute, agevolazioni, sgravi fiscali non solo sui patent ma anche su altri diritti. 

Com'è cambiato il settore con il mondo digitale? 
CLARO: La sostanza stessa della proprietà intellettuale sta cambiando. Il nostro mondo sta evolvendo da un ambiente multimediale a uno “multimediale”, dove gli esseri umani digitalizzano le loro esperienze, rimaterializzandole a piacere. Allo stesso tempo c'è una crescente avversione nei confronti della proprietà privata, specie tra i più giovani, che vogliono avere tutto subito e gratuitamente. In questo frangente, i giochi online di massa possono essere utilizzati per diffondere l'importanza della questione in modo ludico e amichevole.
RIGHETTI PELOSI: Sono emerse situazioni molto differenti tra di loro: da un lato l'aumento esponenziale del numero di brevetti e dall'altro nuove forme di tutela (design e marchi) che riguardano  gli oggetti digitali. Ad esempio: attorno agli smartphone circolano milioni di brevetti. Oggi si tutela di tutto, al punto che si stanno sviluppando normative FRAND affinché i brevetti essenziali per lo sviluppo delle tecnologie siano utilizzabili in modo fair anche dai non titolari per non fermare lo sviluppo tecnologico.

Gli strumenti di protezione e tutela dell proprietà intellettuale sono al passo con le necessità di competizione globale?
RIGHETTI PELOSI: In linea di massima c'è una certa omogeneità di base, non ci sono aree dove ci siano rifiuti. Persino la Cina si è ampiamente allineata, non esistono più paesi totalmente nemici. 
Ovviamente c'è ancora molto da lavorare affinché le normative siano il più omogenee possibile, è un processo lungo che risale alla convezione di Parigi del 1883, e che negli anni  sta andando avanti: anche gli Usa stessi si sono adeguati su alcuni aspetti. Ad esempio, la durata dei diritti è omogenea al 99% in tutti i paesi. Rimane invece molto da fare in settori come le biotecnologie e i software e altre aree in fase di sviluppo.

In un mondo globalizzato, il diritto d'autore europeo è al riparo da attori esterni? Se no, come migliorarlo?
RIGHETTI PELOSI: A livello europeo se ne sta discutendo molto. È uscita in questi giorni una bozza di normativa per armonizzare il diritto d'autore per estenderlo in modo ottimale al web. È tutto in fieri, vedremo gli sviluppi della vicenda.

Per la prima volta dal 1969 AIPPI torna in Italia: cosa significa il convegno di Milano? E perché proprio nella città meneghina? 
RIGHETTI PELOSI: Torna in Italia perché è stata fortemente voluta dal gruppo nazionale, tra i più antichi e numerosi dell'AIPPI. Quanto alla scelta di Milano, la città è la capitale della proprietà intellettuale italiana – il numero di brevetti  e marchi depositati a Milano e comunque in Lombardia è di gran lunga il più alto del Paese. Le aziende milanesi lombarde depositano più brevetti e qui si trova un interessante numero di esperti legali – avvocati e consulenti – con il record di cause gestite dal tribunale cittadino.
La scelta dell'edizione del 2016, a cui abbiamo cominciato a lavorare nove anni fa non è stata casuale. Sapevamo che la Milano post-Expo sarebbe stata una città migliore che oggi siamo orgogliosi di poter mostrare al mondo.
CLARO: Milano è la terza città europea in termini economici e ha ospitato l'ultima Esposizione Universale nel 2015. È il cuore italiano dal punto di vista industriale, commerciale, finanziario e della moda. Ha ereditato il genio di Leonardo da Vinci e rappresenta in modo perfetto il mondo della proprietà intellettuale. Molti anni fa l'AIPPI ha deciso di puntare su Milano e siamo convinti sia stata la giusta decisione. È il momento giusto per venire in Italia ed essere ospitati dal gruppo italiano di AIPPI, forte e attivo. Attendiamo più di 2000 visitatori, un grande risultato.