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20 words for a new world: Sport

All'inizio della pandemia girava un meme:

Se non esci dal lockdown più in forma di prima vuol dire che non ti mancava il tempo, ma la disciplina.

Così com'è stato condiviso da molti è stato subito rinnegato da un numero ancora più nutrito di utenti. Per fortuna! Non tutti hanno avuto l'opportunità, la motivazione o anche solo la propensione a trasformare il lockdown nel boot camp per “corpi estivi mozzafiato”.

Ma il dubbio era ormai seminato. E anche se avevo partorito da poco e faticavo a riprendere una semplice routine di yoga, figurati un po' se pensavo a tirar su pesi, bello, l'idea di allenarmi non mi dispiaceva.

E mentre il paese era ipnotizzato da PE with Joe, anch'io ho provato a seguire una sessione [gratuita su YouTube con l'insegnante di fitness Joe Wicks] insieme a mio figlio più grande per poi restare una settimana intera con i muscoli indolenziti.

Dovevo trovare un'altra opzione. Un'attività che mi permettesse di recuperare un po' di resistenza, uscire e vedere il mondo (almeno un piccolo angolo) rispettando il distanziamento sociale. Correre era un esercizio che mi ero ripromessa di iniziare senza mai trovarne il tempo. Ma adesso avevo trovato la scusa ideale per comprarmi quel bel completo da running adocchiato tempo fa. Ricevuto e indossato il nuovo outfit, il lunedì mattina mi sono buttata nel sole fuori stagione, gentile concessione della pandemia: ero una runner entusiasta di inizio lockdown pronta a macinare strada, baby. Sono durata una settimana (ok, diamo a Cesare quel che è di Cesare e diciamo una e mezza).

Più mio figlio piccolo si avvicinava allo svezzamento, più spariva la mia minuscola finestra di tempo libero dedicata alla corsa. Il mio calendario di lavoro era impazzito. E se per alcuni il lockdown ha assunto i contorni di un anno sabbatico dedicato alla fioritura personale, io facevo i salti mortali solo per rimanere a galla.

E comunque non mi sembrava di fare abbastanza. Nonostante i pareri contrari che ci ricordavano dell'inedita pandemia in corso, di una vita quotidiana completamente stravolta, di un futuro prossimo incerto e sconosciuto che legittimava la sensazione di perdita, disperazione, apatia... Io pensavo di dover fare di più.

E poi, soprattutto, fisicamente mi sentivo bloccata e dolorante.

Cosa potevo fare? Mi sono arrovellata il cervello. Poi mi si è accesa la lampadina. Un trampolino elastico! Di quelli per il fitness. In tutta onestà il trampolino è stato una benedizione. Non so come ho fatto a vivere senza, a casa ce ne siamo innamorati tutti. Fa niente se occupa metà della sala quando il concetto stesso di sala, che dico, di casa, è stato stravolto negli ultimi mesi. Riesco ad allenarmi tutti i giorni per 15 minuti. È fantastico e suuuper divertente! E il mio completo per andare a correre? È perfetto per tenere tutto al posto giusto anche mentre salti.