Gran Premio di Formula 1®: dopo 5 anni Pirelli fa il punto
Sembra ieri, ma sono cinque anni. E mezzo decennio in Formula 1®, sarà per la velocità folle di tutto, conta quanto il doppio in una vita... normale.
Quando a inizio 2011 la Pirelli torna a scendere in pista nei Gran Premi, sono passati diciannove anni e pochi mesi da quando ne uscì e sessantuno secchi da quando vi debuttò in perfetta contemporanea con l'esordio della F1® iridata. Una vita, nel corso della quale le corse sono transitate dal bianconero al colore. E infatti, per il grande ritorno, Pirelli sceglie la via del colore.
Quattro mescole per gli pneumatici slick, quelli con battistrada perfettamente liscio, per asfalto asciutto. Due mescole e due battistrada diversi (per disegno e per profondità dei solchi) per le gomme da bagnato intermedio e per bagnato estremo, fino a quelle condizioni di pista praticamente allagata che si trovano a volte in certi GP tropicali, e non soltanto. Un arcobaleno di colori che va dall'argento al bianco, al giallo, al rosso per le coperture slick, dalla mescola più dura alla più tenera. E quindi il verde per la gomma intermedia e il blu per quella full wet, contraddistinta dalla mescola più morbida in assoluta, per funzionare al meglio nelle condizioni di maggiore freddo che tipicamente si accompagnano al bagnato estremo.
E' una rivoluzione. Dopo decenni di pneumatici suddivisi, di epoca in epoca, fra specifica da qualifica oppure da gara, oppure semplicemente fra asciutto e bagnato, ecco una nuova gamma di colore che spiega perfettamente gradazione delle caratteristiche tecniche e quindi delle prestazioni. E senza tante sigle o codici: una semplice macchia di colore che finisce per diventare il vero lasciapassare, per il grande pubblico, a uno dei segreti tecnici basilari per capire le corse: quello relativo all'aderenza fra ruota e asfalto. E che nel corso degli ultimi cinque anni (con la trasformazione dell'argento in arancio e l'introduzione del colore viola per la mescola ultra-morbida che debutterà quest'anno) diventa una delle carte d'identità della F1® agli occhi del mondo.
E nel 2011, il nuovo debutto di Pirelli nei Gran Premi è davvero a colori. Pneumatici a resa prestazionale volutamente abbreviata, numerosi pit stop e grande varietà di strategie rendono lo spettacolo in pista molto meno prevedibile che in passato. Non che questo cambi radicalmente la musica in campo: campione del mondo per la prima volta a fine 2010, al termine di un wrestling durato tutto l'anno con la Ferrari di Alonso come avversaria, è di nuovo Sebastian Vettel a portare a casa il titolo iridato. Un successo nel segno del dominio: undici successi stagionali per lui e dodici per la Red Bull che all'ultima gara porta in cima al podio anche Mark Webber.
Un anno dopo, l'imprevedibilità della Formula 1® a seguito di gare sempre più variate sale ancora di livello: sette vincitori diversi nelle prime sette gare sono un record che il Circus cullerà ancora per un po'. Massima prestazione concentrata in pochi giri e seguita da un decadimento rapido della gomma, così come chiesto dall'autorità sportiva, regalano un ritmo eccezionale a quasi tutte le gare. In realtà i colpi di scena nel corso del campionato non arrivano soltanto dai pneumatici. In pista accade di tutto: una carambola innescata al via del GP del Belgio, con la sua Lotus in volo acrobatico sul gruppone lanciato verso la prima, lentissima curva dopo il via, finisce per penalizzare l'incolpevole Alonso, che si trova con la Ferrari distrutta come da un bombardamento. E sarà quella casella vuota nel punteggio, a fine anno, a fare sì che l'asso spagnolo perda il Mondiale per soli tre punti di ritardo nei confronti del solito Vettel.
Il 2013 è l'anno più difficile per Pirelli. Una nuova costruzione di pneumatici con una matrice metallica al loro interno, fonte di forti innalzamenti di temperatura, rende più critica l'affidabilità. A ciò si aggiunge un utilizzo spregiudicato (per dire poco) delle gomme da parte di alcuni team. Gonfiaggi insufficienti (più gomma al suolo significa maggiore aderenza, ma l'affidabilità ovviamente ne risente), angoli di camber esagerati, scambi di posizione fra gli pneumatici diventano via via un fattore strategico. Quando si va a Silverstone, su un tracciato fra i più critici per le gomme a causa delle sue elevate velocità in curva, caratteristiche del circuito, caldo ambientale ed eccessiva disinvoltura tecnica finiscono per mischiarsi in un mix che risulta letale per Pirelli. Il bilancio è nero: quel GP di Gran Bretagna passa agli archivi come quello delle numerose gomme danneggiate in modo evidente, con il battistrada delaminato e la struttura distrutta. La reazione sarà rapida: già dalla gara successiva, il ritorno alla matrice tecnica dell'anno precedente e un più accurato monitoraggio delle condizioni d'uso riporta tutto in carreggiata. La stagione si conclude con qualche polemica ma senza più reponsabilità addebitabili alle gomme. Vince nuovamente Vettel, coronando un poker consecutivo di titoli che soltanto il mitico Fangio aveva conquistato (più un altro titolo isolato nel 1951) fra il 1954 e il '57.
Nel 2014 sale in cattedra la Mercedes. Aboliti già da tempo gli scarichi ‘soffiati' che regalavano tanto assetto alle Red Bull fino a circa un anno prima, la Formula 1® conosce il debutto della power unit. Propulsore termico, tradizionale, e motore elettrico si sommano per regalare nuovi record di prestazione tecnica, soprattutto in accelerazione. Le monoposto grigio-argento dominano: soltanto tre vittorie di GP vengono lasciate alla Red Bull, stavolta con l'astro nascente Daniel Ricciardo. Dal punto di vista degli pneumatici la stagione di svolge nel più tranquillo e costante dei modi.
Anche il 2015 dice Mercedes. Ma la rivale numero uno, quest'anno, torna a chiamarsi Ferrari, a segno tre volte in gara grazie alla vena ritrovata di Vettel che ha sostituito Alonso approdato in McLaren. E la stagione, stavolta, non è proprio del tutto tranquilla. Altre due delaminazioni, in Belgio, a Rosberg il venerdì e a Vettel a tre giri dalla fine del Gran Premio, riportano l'accento sui pneumatici. In negativo. Per fortuna analisi estremamente approfondite rivelano poi che la responsabilità è stata sopattutto della pista di Spa Francorchamps incredibilmente sporca, cosparsa di residui anche piccolissimi ma estremamente acuminati (carbonio, frutto di incidenti in gara anche nelle categorie minori) e capaci di perforare il battistrada delle gomme e andare a tagliare gli strani inferiori. Fino a causare, appunto, la distruzione dello pneumatico, già estremamente provato dal lungo utilizzo in gara e in condizioni estreme. A seguito delle analisi incrociate con i team, Pirelli scopre anche che i carichi aerodinamici delle monoposto al top sono maggiori di quanto calcolato a inizio stagione. La reazione è l'adozione nelle gare successive di pressioni di gonfiaggio leggermente aumentate, a salvaguardia dell'integrità delle coperture. Poi tutto bene fino all'ultima gara.
E siamo a oggi....