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“Dove gli altri vedono muri, io immagino salti”

Fabio Wibmer e il grande potere della fantasia che diventa realtà.

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Nato e cresciuto in un piccolo paese da fiaba ai piedi del Großglockner, Fabio Wibmer oggi ha un canale Youtube che conta circa un miliardo di visualizzazioni e sette milioni di iscritti ed è uno dei più amati interpreti del bike trial del mondo. Il suo talento? Quello di riuscire a creare straordinari mondi dove l'immaginazione della mente si trasforma in realtà. Una magia costruita su innumerevoli e instancabili tentativi e su quella lezione imparata da ragazzino, nel cuore delle alpi austriache, dove i limiti erano indispensabili per liberare la fantasia

Così Fabio Wibmer ha trasformato salti impossibili, evoluzioni in bilico sul nulla e trick che lasciano senza fiato nella sua personale ricerca della felicità. 

Ti ricordi la prima volta che hai eseguito un trick in modo perfetto?

È impossibile dimenticarlo. Non è stato niente di eccezionale ma lo considero ancora adesso un grande traguardo perché mi ha fatto capire di avere il potenziale per fare grandi cose sui pedali. Ero ritto sulla ruota anteriore con un piede e la bici girava attorno a me: è stata la prima volta in cui ho compreso che avevo raggiunto un grande risultato, grazie alla pratica e alla tenacia. È pazzesco come ancora oggi riesca a ricordare in modo così vivido quello che ho sentito quel giorno, è successo più di tredici anni fa ma paradossalmente resta ancora una delle migliori sensazioni che abbia mai provato in bicicletta. 

Cosa ti ha portato dalla moto alla bici? 

È stato mio padre ad avvicinarmi al mondo del motocross, guardavamo le corse insieme e ad un certo punto ha regalato a me e a mio fratello una piccola moto da condividere. Avevo circa sei anni e credo che da quel momento sia diventata la mia più grande passione. Sfogliavo tutti i magazine che parlavano di questo sport, passavo molto tempo a leggere articoli sui grandi piloti che mi erano di ispirazione. Poi ho iniziato anch'io a correre e questo mi ha maggiormente introdotto nel mondo che amavo. Devo molto a questo sport, fin da bambino il motocross mi ha insegnato a confrontarmi con l'adrenalina e a gestirla; sicuramente ha reso più facile anche il mio passaggio al ciclismo, con il quale ci sono molti parallelismi. Su due ruote - qualsiasi esse siano - sei costretto ad affrontare ciò che ti spaventa e, allo stesso tempo, sei spronato a spingere te stesso oltre i limiti. 

Come e dove hai iniziato ad allenarti per creare i trick?

Sono cresciuto in quello che è attualmente uno dei più piccoli comuni austriaci - credo che adesso vi abitino solo un centinaio di persone - ed è facile intuire come non avessi grandi possibilità di sperimentare. Fin dall'inizio  ho cercato di usare quello che avevo per fare il meglio che potevo. 

Passavo i pomeriggi dietro casa mia, dove c'era un'area pianeggiante di cemento con una parete che misurava poco meno di un metro. Quello era il mio terreno di allenamento, non so quante migliaia di volte ho saltato quel muretto con la mia bici. Ancora oggi mi sento grato per quei momenti perché è stato lì che mi sono convinto di quanto i limiti siano necessari per liberare totalmente la tua attitudine creativa. Quando non hai molti mezzi, inizi a pensare in modo alternativo, ti concentri per trovare soluzioni, nuovi piani. Il mio background è semplice e questo mi ha aiutato a pensare fuori dagli schemi

Qual è stata la cosa più difficile?

Non c'è mai stato qualcosa che ho davvero etichettato come difficile, mi sono sempre focalizzato sulle opportunità piuttosto che sulle difficoltà. Specialmente quando sono passato dal motocross al ciclismo, ho iniziato a pensare: “Ok, quello che non funziona oggi, funzionerà domani oppure la prossima settimana. Prima o poi succederà.”
Metto al primo posto il divertimento e il motivo per il quale lo faccio è quello di godermi la vita fino in fondo. 

Danny MacAskill è stato fondamentale per il tuo avvicinamento al mondo del trial, adesso qual è la tua più grande fonte di ispirazione? Dove trovi le idee per i tuoi trick?

Danny è la ragione per la quale ho cominciato a girare questo tipo di video estremi ed è tutt'ora la mia più grande ispirazione. Per la creazione dei concept e per farmi venire nuove idee trascorro molte ore su internet che oramai è il luogo perfetto per trovare spunti interessanti. Sono molto curioso e mi piace spaziare, creare delle contaminazioni con altri sport, tipo lo skateboarding o il parkour. Ogni volta che mi stupisce qualcosa, penso a come si potrebbe integrare quel trick nel ciclismo per creare un effetto davvero wow. 

In pochi anni sei diventato un fenomeno virale e ora sei un punto di riferimento per milioni di appassionati. Qual è il tuo segreto?

Se vedi del potenziale in te stesso, devi darti una chance. Credo che la chiave sia quella di continuare ad andare avanti, non mollare mai. Anche se da fuori può sembrare tutto semplice, ogni video è frutto di grandi sacrifici, ore e notti di preparazione e di lavoro. Ci sono stati molti momenti duri, in cui le cose proprio non andavano, ci sono state situazioni che ho riprovato milioni di volte ripetendomi che sarebbe arrivato il momento in cui tutto sarebbe filato alla perfezione e alla fine è successo. Specialmente quando le cose non vanno, devi continuare a crederci perché probabilmente è proprio questo il segreto per farle accadere. 

C'è stato un momento in cui hai avuto paura nella realizzazione di un video o di un particolare progetto? Come l'hai superata?

Al contrario di quanto possa sembrare, mi spavento spesso e questo è un bene perché mi aiuta a capire dove sono i miei limiti. Ma c'è stato un momento - nel mio ultimo video “Videogame” - dove la paura è quasi riuscita a paralizzarmi. Eravamo in Francia, nel bel mezzo del nulla, e avevamo costruito un salto su un terreno impervio, montagnoso, pieno di creste rocciose. Quando è stato il momento di provarlo, non ha funzionato. Ho fatto un volo terribile e sono rimasto praticamente incosciente. Ho giurato a me stesso che non l 'avrei mai e poi mai riprovato perché, se fosse andata ancora male, le conseguenze sarebbero potute essere davvero gravi. Ma lasciare qualcosa di intentato non è mai stato nel mio carattere, sapevo che avrei potuto eseguirlo nel modo corretto e alla fine mi sono dato un'altra possibilità. È stato un passaggio mentale molto difficile perchè dovevo superare quella voce nella mia testa che mi continuava a domandare: “ Che cosa succede se non ce la fai?”
In quel momento mi sono assunto i miei rischi, dovevo sbloccare quel livello, lo dovevo a me stesso. Alla fine, si è rivelata una delle esperienze più eccitanti che abbia mai vissuto e probabilmente anche la più spaventosa.

Qual è il progetto più creativo che hai realizzato?

Molto probabilmente è stato “Home Office”. L'abbiamo registrato nel 2020, durante il lockdown dovuto alla pandemia. Era un momento molto delicato, le persone chiuse in casa erano convinte di non poter fare nulla per uscire dalla quotidianità. Con quel video abbiamo dimostrato che, quando sei limitato negli spazi, la creatività prende letteralmente il sopravvento su tutto e si possono realizzare cose pazzesche.
Questo concetto fa parte della mia filosofia di pensiero, mi sprona a dare il massimo e mi fa tornare indietro nel tempo, a quando ero un ragazzino e le limitazioni erano indispensabili per aprirmi di continuo nuovi orizzonti di esplorazione. 

Qual è la più grande lezione che il ciclismo ti ha insegnato?

Il ciclismo mi ha insegnato a cadere sette volte e rialzarsi otto. Quando provo un trick, mi capita di fallire per cinquanta tentativi di fila ma penso sempre che la cinquantunesima sarà quella buona. Se hai un obiettivo e sei capace di inseguirlo fino in fondo, con tutte le tue forze e senza scoraggiarti mai, allora le cose funzioneranno. 

Quanto conta l'immaginazione per te?

È decisamente importante. Quando cammino per la strada o visito una città nuova, la mia mente trasforma tutto in un parco giochi.

Dove magari gli altri vedono solo un muro, io penso a come potrei saltarlo.

È il mio modo di guardare il mondo: come in un film, visualizzo le scene nella mia testa e poi penso ad un modo per portarle nella realtà, vado a cercare la location, con la mia crew decidiamo le sequenze e come filmarle al meglio. Ma l'immaginazione è tutto, è il punto zero, il Big Bang. 

Che cosa ti rende felice?

In un mondo così social che scorre alla velocità della luce, quello che mi rende ancora totalmente felice è pedalare sulla mia bici e dimenticarmi di tutte le preoccupazioni. Quando pedalo, mi sento meglio. È una cosa semplice ma ha il potere di farmi sentire la persona più felice del mondo.