Gli pneumatici giocano un ruolo fondamentale in tutti i mezzi di trasporto su gomma, che siano auto, moto o bici, poiché sono il solo punto di contatto del veicolo con la strada.
Sono tre i requisiti fondamentali su cui si conta quando si guida: la sicurezza, il comfort e le prestazioni e per assicurarsi che tutti e tre siano sempre garantiti occorre eseguire alcuni controlli sullo stato del battistrada. Fra questi ce n'è uno fondamentale, che viene spesso trascurato e che è assolutamente gratuito. Permette di sfruttare al meglio gli pneumatici e, soprattutto in bici faticare meno: la pressione delle gomme.

La pressione di gonfiaggio
Per sfruttare appieno le caratteristiche del pneumatico di una bicicletta, occorre controllare periodicamente la pressione di gonfiaggio (analogamente a quanto si dovrebbe fare per l'auto e per la moto). È necessario tenerla sotto controllo perché gli pneumatici si sgonfiano lentamente anche se non sono forati. Le camere d'aria non sono infatti completamente impermeabili, e nel tempo le molecole d'aria passano attraverso la gomma a livello microscopico, e anche le valvole, specialmente se vecchie o difettose, possono lasciar sfuggire una piccolissima quantità d'aria.
Il fenomeno non è da trascurare perché si può perdere anche 1 bar di pressione in una settimana, valore che già porterebbe far lavorare la gomma in modo meno efficiente. Nell'uso quotidiano questo problema è amplificato, e infatti se si osservano le biciclette usate in città si nota che molte di esse viaggiano con le gomme visibilmente sgonfie. È una situazione che è meglio evitare, perché può generare spiacevoli inconvenienti. Vediamo quali sono.
1. Prima di tutto si fatica di più. La gomma sgonfia genera più attrito, quindi “frena”, meglio evitare.
2. Si rischiano forature, perché la camera d'aria può pizzicarsi contro il cerchio quando si prende una buca o un ostacolo.
3. Peggiorano il controllo e la stabilità, e si rischia di scivolare in curva o frenare con meno efficacia.
4. Gli pneumatici si consumano in modo irregolare, soprattutto ai lati.
Qual è la pressione ideale di una gomma?
La pressione ottimale degli pneumatici varia a seconda del tipo di bicicletta, del terreno su cui si pedala, dal peso del ciclista e dagli eventuali bagagli caricati. Infine conta anche l'obiettivo dell'uscita (allenamento, svago, viaggio…). È quindi un valore soggettivo, e per stimarlo è consigliabile utilizzare dei configuratori che si trovano online o rispettare le pressioni raccomandate dal costruttore del pneumatico e dei cerchi, spesso indicate sul fianco della gomma. È possibile dare dei valori indicativi.
• Pneumatico da strada: 4-7 bar (60-105 PSI).
• Pneumatico Gravel: 2-5 bar (30-75 PSI).
• Pneumatico MTB: 1,5-2,5 bar (20-35 PSI).
Se la propria gomma è al limite inferiore la perdita di un solo bar è quindi significativa.
Gli atleti controllano la pressione delle gomme prima di ogni uscita, e questo ne fa capire l'importanza. Nell'uso quotidiano è sufficiente un controllo meno puntuale, per esempio una volta alla settimana, ma che non va comunque trascurato.
Come si misura la pressione?
La pressione degli pneumatici delle biciclette si misura con il manometro, strumento di piccole dimensioni facile da utilizzare. Spesso però si usano le pompe per bicicletta che ne hanno uno già incorporato, di facile lettura. Il sistema più comodo è utilizzare una propria pompa, ma se non c'è posto in garage (è comunque scomodo tenerla in casa), la soluzione è affidarsi a un meccanico. In più, essendo un professionista, potrà anche verificare la condizione degli pneumatici, quindi valutarne il consumo, l'integrità e lo stato della mescola.
Come controllano la pressione gli atleti professionisti?
Il problema della pressione non riguarda gli atleti, sia professionisti, sia amatori, dal momento che loro la verificano prima dell'uscita di allenamento o della gara. In questo caso ci si spinge nel dettaglio, regolando la pressione per adattarla alle condizioni climatiche e al terreno.
• Con pioggia o su fondi bagnati, si abbassa di 0,2 bar (1-2 PSI) per migliorare l'aderenza e quindi la sicurezza.
• Una leggera riduzione si usa anche in inverno, a causa delle temperature inferiori, sempre per ottimizzare il grip. Su percorsi stradali accidentati, invece, aumentarla di 0,2 bar può proteggere i cerchi e le coperture da urti imprevisti causati dagli ostacoli del fondo.
• Nel fuoristrada, sulle MTB e sulle Gravel, si usano pressioni più basse che migliorano l'aderenza e il controllo, ma i valori devono comunque essere controllati, per evitare che in caso di impatti forti il cerchio arrivi a toccare il terreno o urti sulle pietre. Per identificare la pressione ideale per il tratto che si deve affrontare è possibile ridurre gradualmente la pressione fino a sentire il cerchio impattare, quindi aumentare di 0,2 bar.
• Prima di una gara un atleta regola la pressione delle gomme a seconda del percorso, considerando il tipo di terreno (secco, fangoso, roccioso…), le condizioni del fondo (se bagnato c'è meno grip), la lunghezza del percorso e il personale stile di guida.
Gonfiare sì, ma non esagerare
In ogni caso, offroad o strada, non si deve mai superare la massima pressione consentita. Questo perché uno pneumatico troppo gonfio ha meno aderenza sulle superfici irregolari o bagnate, assorbe le asperità con meno efficacia e aumenta anche il rischio di forature, perché la gomma non si deforma sui piccoli ostacoli. Una pressione eccessiva può anche causare l'esplosione della camera d'aria o far saltare il tallone della gomma dal cerchio.
Camera d'aria o tubeless?
Fermo restando il discorso sulla pressione, gli pneumatici possono essere con camera d'aria, i classici tube-type, oppure tubeless, cioè senza camera d'aria: in questo caso è lo pneumatico stesso a garantire l'impermeabilità, e va abbinato a un apposito cerchio.
Quale scegliere?
Il concetto di base è che gli pneumatici con camera d'aria sono adatti al commuting cittadino, al turismo e anche all'attività sportiva, mentre i tubeless sono per lo più consigliati a chi pratica sport a livello avanzato.
La differenza è dovuta a una migliore prestazione dei tubeless, alla capacità di autoripararsi in caso di forature leggere (grazie al liquido sigillante inserito al montaggio) e alla possibilità di essere gonfiati a una pressione più bassa senza penalizzare la scorrevolezza ma migliorando il grip in caso di pioggia, freddo o superfici irregolari.
Per contro un tube-type è più pratico: è più semplice e veloce da montare e richiede solo il controllo periodico della pressione. Un tubeless, invece, è più laborioso: al montaggio richiede l'inserimento del sigillante e un controllo ogni 2-3 mesi.
Alla fine, la scelta è personale, e resta aperta anche ai massimi livelli: la diatriba “camera d'aria o tubeless?” torna puntualmente a ogni grande Giro o Classica.