Ambrogio Beccaria – The Beginning | Pirelli

Ambrogio Beccaria – The Beginning

 

Chi va a vela ha bisogno di capire il mare, ha bisogno di rispettare le sue inclinazioni, cercarne il senso, è un'esigenza ontologica inevitabile. La vela, intesa come stato dell'anima, prima, e come sport, poi, vive sul rapporto privilegiato e obbligato con il mare, con l'acqua, con l'ambiente. Ambrogio Beccaria è nato a Milano, in un territorio in cui la natura risponde a logiche altre rispetto al Mediterraneo, all'Atlantico, all'oceano tutto; da casa lo sguardo dista centinaia di chilometri da esso. Allora per diventare il primo italiano nella storia della vela a vincere la Mini-Transat – la storica competizione in solitaria che attraversa l'Oceano Atlantico a bordo di imbarcazioni da sei metri e mezzo –, per conquistare il secondo posto nella transatlantica Route du Rhum di quest'anno a bordo di “Alla Grande Pirelli”, significa che Ambrogio, quel rapporto col mare e l'acqua ce l'aveva dentro. Ha dovuto coltivarlo e svilupparlo poco a poco, annaffiandolo con il talento e la dedizione, ma lo porta con sé da sempre. Anche quando ancora non lo sapeva.

Ambrogio Beccaria, classe 1991, va per mare da quando aveva otto anni. Nella famiglia della borghesia milanese non c'è una barca, non c'è una tradizione di velisti: il papà è avvocato, la mamma fotografa, una zia stilista (Luisa Beccaria). Insomma, non ci sono marinai nel suo albero genealogico. Ma Ambrogio scopre presto che non è necessario nascere figli d'arte per diventare bravi. Però, di sicuro, serve avere una marcia in più. La fortuna è quella di incrociare la strada con la vela relativamente presto, in Sardegna, dove frequenta la scuola estiva del Velamare, tra le onde dell'Arcipelago della Maddalena: lì scopre la passione e inizia a costruire un percorso di cui probabilmente ancora non vede l'orizzonte. Merito anche degli istruttori che lo accompagnano nei suoi primi passi e probabilmente avevano già intravisto delle capacità non comuni, o quantomeno un'ottima materia prima. È evidente fin da subito che l'inizio merita un approfondimento: già dai tempi del liceo – Ambrogio ha fatto il Severi, a Milano, lo scientifico – ha l'opportunità di lasciare la città nei weekend per fare regate in giro per tutta Italia. I primi appuntamenti sono su scafi da regata, in team, un'esperienza di cui dice che «si impara molto, ma sei uno dei tanti, una forza lavoro al chilo. Bello, giri, ma a me la mondanità della vela non è mai interessata, io voglio la gara». Allora le cose cambiano quando, ancora studente al Severi, si fa regalare dai genitori un Laser 4000, un'imbarcazione da poco più di quattro metri praticamente distrutta che rimette in sesto con l'aiuto di due compagni di classe e di cui diventa timoniere.

Le prime regate e le prime soddisfazioni sono sul lago di Como, una palestra quasi obbligata per i milanesi che si avvicinano alla vela. I risultati gratificanti arrivano piuttosto presto, si vede che Ambrogio ha una marcia in più: vince un Campionato italiano e una medaglia di bronzo all'Europeo sul Lago di Garda. Ma il desiderio di misurarsi da solo in altre esperienze lo porta a cambiare strada: la freccia Cupido ha colpito il mondo dell'altura, quello delle regate lunghe, ispirato anche dalle imprese di Giovanni Soldini, milanese come lui, che Ambrogio considera uno degli eroi della sua infanzia (di cui poi sarebbe diventato collega e amico: lo stesso Ambrogio ha dichiarato che Soldini gli ha dato una grande mano sul piano psicologico, teorico, pratico, e quando ha comprato la barca nel 2019 lo ha ospitato nel suo cantiere e lo ha sostenuto). Nel 2013 sale per la prima volta su un Mini 6.50: è andato in Portogallo per acquistare il mini Kalonig, un modello Pogo2 con cui il velista francese Ian Lipinski aveva scuffiato in Atlantico proprio durante la Mini-Transat del 2012 – non il miglior auspicio probabilmente. Porta la barca a La Spezia, dove ormai risiede e studia ingegneria, e in cinque mesi di lavoro completa l'opera di ristrutturazione dell'imbarcazione danneggiata: la ribattezza “Alla Grande Ambeco”.

Anche qui i risultati arrivano come una naturale conseguenza del talento e del lavoro. Dopo aver vinto alcune regate del Campionato italiano Mini 6.50, va a misurarsi con le competizioni e i velisti francesi. Nel 2016 vince una tappa della Mini 6.50 Les Sables-Azzorre-Les Sables (seconda regata per importanza dopo la MiniTransat nella categoria), che conclude in seconda posizione assoluta. Dopo essere arrivato secondo (poi sesto per una penalità) alla Pornichet Select, Ambrogio vince la sua prima regata atlantica, la Mini en Mai. Poi è primo anche al M.A.P., al MiniFastnet, alla SAS (Le Sables-Azzorre-Le Sables) e infine alla Duo Concarneau. Poi arrivano il 2017/18 da record, un 2019 vincente, il clamoroso secondo posto alla Route du Rhum nel 2022, il secondo alla Défi Atlantique e alla RORC, e la recente vittoria alla Normandy Channel Race: tutti risultati che hanno reso Ambrogio Beccaria il velista mondiale che è oggi e che in questo 2023 lo hanno visto candidato come velista dell'anno per il Giornale della Vela e per la FIV. Un velista che vince da tutta la vita come un predestinato, nonostante la carta d'identità potrebbe far pensare il contrario.