Tante rose (con qualche spina) nel regno di Schumacher a Spa

Se c'è una pista cui è legato inscindibilmente il nome di Michael Schumacher è quella di Spa-Francorchamps. Qui è iniziato il suo cammino in Formula 1, nel 1991; qui ha vinto per la prima volta l'anno successivo; qui ha conquistato il suo settimo e ultimo titolo iridato, nel 2004. In mezzo, ci sono stati altri cinque successi che lo hanno reso il re di Spa, visto che ancora oggi è il pilota più vincente sul circuito considerato quasi all'unanimità dai colleghi e dagli addetti ai lavori come il più bello e sfidante in assoluto.
Ci sono altri numeri che rendono particolarmente speciale il rendimento di Michael a Spa. Nelle undici edizioni disputate dal 1992 al 2004 (nel 1999 non poté essere presente per i postumi dell'incidente di Silverstone, nel 2003 non si corse in Belgio per problemi legali e commerciali), il tedesco arrivò al traguardo dieci volte, sempre in prima (7) o in seconda (3) posizione. L'unica gara in cui non vide la bandiera a scacchi fu quella sciagurata edizione del 1998, in cui sotto il diluvio Michael tamponò la McLaren di David Coulthard in fase di doppiaggio, quando conduceva con un margine di vantaggio abissale sulla Jordan di Damon Hill, poi vincitore. Tornato ai box su tre ruote (con lo scozzese alle sue spalle senza l'ala posteriore), Michael perse la testa e, nonostante il tentativo di un giovane direttore sportivo come Stefano Domenicali, piombò nel box McLaren per chiedere a Coulthard conto e ragione: soltanto il muro dei meccanici in nero impedì lo scontro fisico fra i due.

Proprio quella gara rappresenta forse la spina più dolorosa nel percorso di Michael nel Gran Premio del Belgio: i dieci punti lasciati per strada quel giorno gli avrebbero consentito di arrivare a Suzuka, ultima gara della stagione, con sei punti di vantaggio su Mika Hakkinen invece di quattro lunghezze di ritardo. E, magari, la storia di quel campionato sarebbe stata diversa.
Meno influente fu la spina del 1994. Michael dominò in lungo e in largo la gara, esibendosi anche in un testacoda a 360° apparentemente gestito come se nulla fosse accaduto, per ottenere un successo che sembrava aver messo la parola fine nella lotta per il titolo, nonostante la squalifica che lo avrebbe appiedato a Monza e al Nürburgring nelle due gare successive. Invece, quando ormai a Spa era sera, la FIA squalificò la Benetton-Ford di Michael dando la vittoria proprio a Damon Hill, allora pilota di punta della Williams. per un consumo eccessivo del pattino posto sul fondo della vettura, con tutta probabilità accentuato proprio da quel testacoda e dal relativo salto su un cordolo – questa, almeno, la tesi difensiva del DT Ross Brawn – togliendo al tedesco un successo assolutamente meritato per quanto visto in pista. La relativa influenza dell'episodio si concretizzò a posteriori: a Adelaide, in un Gran Premio d'Australia comunque passato alla storia per la controversa collisione fra Michael e Damon, che nei fatti consegnò il titolo al tedesco.

Fra le vittorie di Schumacher a Spa, forse la più splendente fu quella del 1995. Costretto a partire dall'ottava fila – in qualifica non aveva potuto approfittare dell'unica finestra sull'asciutto perché la sua Benetton non era ancora pronta dopo l'uscita di pista delle prove libere della mattina – il campione del mondo in carica prese il comando al giro 16 e poi non lo mollò più fino alla fine, dando vita ad un altro duello a dir poco acceso con Hill. Quella fu la prima gara di Schumacher da ferrarista in pectore, dopo che qualche settimana prima Gianni Agnelli, presidente della FIAT, ne aveva dato la notizia: anche i più scettici fra i tifosi della Rossa si erano resi conto che un fenomeno stava per arrivare a Maranello.

Nella sua carriera da ferrarista Michael vinse quattro volte a Spa. La più difficile fu sicuramente la prima, nel 1996, visto che la F310 non era certo una macchina vincente. L'estate era stata particolarmente difficile a Maranello, con appena tre punti raccolti da Schumi in cinque gare e tanti si chiedevano se Schumacher fosse davvero quel campione che tutti avevano ammirato in Benetton ma, soprattutto, tanti chiedevano la testa di quel francese che era da tre anni alla guida della Scuderia e non aveva vinto che tre Gran Premi. In quelle settimane, l'intesa di ferro fra Schumacher e Todt si cementò sempre di più e il successo di Spa, seguito subito dopo da quello a Monza, fu la miglior risposta possibile alle critiche feroci che assediavano la Ferrari.

Due secondi posti, dal sapore opposto, rimangono comunque scolpiti nella memoria. Nel 2000 Michael arrivò secondo alle spalle di Hakkinen dopo che il finlandese gli aveva strappato il comando della corsa a quattro giri dalla fine con il doppio sorpasso sul ferrarista e sulla BAR di Zonta alla fine del Kemmel passato alla storia. Con quella vittoria il finlandese portò a sei le lunghezze di vantaggio sul tedesco nella classifica Piloti, concretizzando sempre di più le sue speranze di tris mondiale e dando ulteriore solidità alle paure ferrariste di veder sfumare ancora una volta l'inseguimento a un titolo che mancava a Maranello dal 1979. Quattro vittorie consecutive – Monza, Indianapolis, Suzuka e Sepang – cambiarono il corso della storia e dettero vita a un quinquennio di successi mai più vissuto dalla squadra italiana. Ancora un finlandese su una McLaren, Kimi Raikkonen, davanti nel 2004 ma quella volta il fatto di non essere salito sul gradino più alto del podio fu vissuto dal tedesco e da tutta la Ferrari come un dettaglio di scarsa importanza. Con quegli otto punti Michael si aggiudicò il settimo titolo Piloti con ben cinque gare di anticipo dopo che quindici giorni prima a Budapest la squadra aveva già conquistato quello Costruttori. Una stagione trionfale, l'ultima di quel ciclo.
L'ultimo capitolo di Michael a Spa, quello trascorso con la Mercedes dal 2010 al 2012, non fu foriero di grandi gioie ma le sue rimonte – da ventunesimo a settimo il primo anno, da ventiquattresimo a quinto il secondo e da tredicesimo a settimo il terzo – testimoniano ancora una volta quanto il suo immenso talento rifulgesse in maniera straordinaria su questa pista altrettanto straordinaria.