Monza 2003: Schumacher, Montoya e un'emozione da record di velocità | Pirelli

Monza 2003: Schumacher, Montoya e un'emozione da record di velocità

 

Monza è il tempio della velocità, una definizione che non soltanto un cliché. Questa pista, infatti, detiene il primato della gara più veloce nella storia del Campionato del Mondo di Formula 1, che resiste da ben 22 stagioni. L'edizione 2003 del Gran Premio d'Italia fu vinta da Michael Schumacher alla velocità media di 247,586 km/h, migliorando così un primato che resisteva da 32 anni ed era stato stabilito proprio su questa pista, vale a dire i 242,616 km/h raggiunti da Peter Gethin con la BRM nel 1971, in un Gran Premio che è rimasto comunque nella storia per il margine più ridotto (un centesimo di secondo) fra il primo e il secondo classificato, Ronnie Peterson (peraltro, tutti i primi cinque passarono sotto la bandiera scacchi nell'arco di 61 centesimi).

 

La gara del 2003 fu uno degli snodi decisivi di quel campionato. Del resto, dal Gran Premio precedente a Budapest era scaturita una classifica incredibilmente equilibrata, con tre piloti racchiusi in due punti: Schumacher era in testa con 72, seguito da Montoya con 71 e Raikkonen con 70. Con sole tre gare da disputate – dopo Monza erano in programma gli appuntamenti di Indianapolis e Suzuka – tutto era possibile: mai come in quella stagione l'era del dominio del binomio Ferrari-Schumacher sembrava in pericolo.

L'avversario principale del ferrarista sembrava essere Juan Pablo Montoya. Il finlandese Raikkonen scontava il fatto che la McLaren non era riuscita ad introdurre nel corso della stagione la nuova vettura rivoluzionaria progettata da Adrian Newey, la MP4-18, anche se alcune componenti erano state trapiantate sulla MP4-17D che era però un'evoluzone della monoposto dell'anno rpecedente. La squadra di Grove a Monza però si trovò a dover far a meno dell'altro Schumacher, visto che Ralf fu costretto a lasciare il posto al collaudatore Marc Gené dopo le libere del venerdì per i postumi del brutto incidente di cui era stato protagonista nei test della settimana precedente. Montoya fece di tutto per superare il maggiore degli Schumacher e il loro duello infiammò l'Autodromo già dalle qualifiche: soltanto 51 millesimi di secondo separarono la Ferrari F2003-GA, la monoposto dedicata da Luca di Montezemolo alla memoria dell'avvocato Gianni Agnelli, dalla FW25. In seconda fila, ma con un distacco più marcato, si piazzarono Rubens Barrichello con la seconda Ferrari e il finlandese della McLaren.

 

La corsa fu entusiasmante, soprattutto nelle prime battute. All'imbuto della prima chicane dopo la partenza Michael mantenne la prima posizione ma Montoya lo affiancò alla variante della Roggia, che i due percorsero pressoché affiancati, sfiorandosi ruota contro ruota: nessuno dei due voleva cedere, consapevoli entrambi che passare primi al termine del primo giro poteva risultare decisivo per il risultato finale. A spuntarla fu il tedesco, che mise così le fondamenta per il suo quinto successo stagionale. Montoya rimase praticamente sempre nella scia di Schumacher ma non ebbe più una vera chance di sorpasso e dovette accontentarsi del secondo posto.

 

Michael rimase praticamente sempre in testa, eccezion fatta per i due pit-stop. In occasione del secondo, peraltro, il pubblico e tanti addetti ai lavori furono tratti in inganno dal fatto che la Ferrari numero 1 rientrò in pista subito dietro una Williams e ci fu chi sperò che Montoya, che si era fermato un giro prima, avesse compiuto il miracolo di sopravanzare il rivale sfruttando l'undercut ma era soltanto un'illusione ottica: la Williams era quella di Gené, che non si era ancora fermato!

 

La corsa terminò senza ulteriori sorprese. I primi quattro passarono sotto la bandiera a scacchi nelle stesse posizioni che avevano sulla griglia ma i 64 minuti e 19 secondi passati dallo spegnimento dei semafori erano stati vissuti col cuore in gola, nei box come nelle tribune. Un'emozione da record di velocità!