La magia di Bianchi a Monaco | Pirelli

Quando un nono posto vale una vittoria: la magia di Bianchi a Monaco

 

Si può far festa per un nono posto in un Gran Premio di Formula 1?
Sì, certamente, soprattutto se nessuno avrebbe mai scommesso un centesimo su un risultato del genere. I protagonisti di questa storia sono due: Jules Bianchi e la Marussia

 

La stagione 2014, la terza della squadra inglese in Formula 1, era iniziata sotto auspici migliori, frutto del contratto con la Ferrari per la fornitura della power unit ibrida, che era valso anche il rinnovo della presenza di Jules, pilota della Ferrari Driver Academy che era arrivato alla corte di John Booth e Graeme Lowdon già l'anno precedente. Peccato che il propulsore di Maranello non fosse esattamente il più competitivo, come peraltro dimostrò la soffertissima stagione della Rossa. Le illusioni – perlomeno di provare a lottare a centro gruppo - che la squadra aveva nutrito fino all'Australia scomparvero in fretta e tutto faceva presagire che sarebbe stato un altro campionato destinato a finire senza punti, il quinto dal debutto del team nel 2010, quando si chiamava ancora Virgin.

 

Nessuno aveva fatto però i conti con la determinazione e il talento di quel giovane uomo che, nato a pochi chilometri dal Principato (a Nizza, il 3 agosto 1989), considerava quella di Monaco la sua gara di casa (il Gran Premio di Francia era uscito dal calendario alla fine del 2008 e non vi avrebbe fatto ritorno fino al 2018). Nonostante un problema al differenziale in qualifica, che gli fece perdere cinque posizioni sulla griglia per la sostituzione del cambio - e due penalità di cinque secondi ciascuna ricevute in gara, Jules riuscì a tagliare il traguardo in ottava posizione, diventata poi nona nella classifica finale a causa, appunto, di una delle penalità. Jules guidò in maniera straordinaria, illuminando la gara con un incredibile sorpasso all'interno su Kobayashi alla Rascasse. 

David Greenwood, attuale Racing Director dell'Alpine, all'epoca era Chief Engineer della Marussia: “Per la squadra fu un risultato eccezionale, i primi punti da quando eravamo arrivati in F1. Non era certamente stato un weekend senza problemi, tutt'altro, ma sin dall'inizio Jules aveva dimostrato una velocità fuori dal normale. In gara, poi, si era inventato quel sorpasso alla Rascasse: non dico un posto impossibile ma sicuramente non quello più facile! E poi le due penalità…. Però Jules era un pilota davvero speciale e si meritò quel risultato”.

"Sono incredibilmente felice, ma prima di tutto devo rendere merito a tutti i membri del Marussia F1 Team per aver reso possibile tutto questo” – disse Jules nel dopo gara – “Nessuno sa quanto lavoro e quanta determinazione ci sia dietro le nostre gare, quindi oggi sono entusiasta di averli aiutati a raggiungere l'obiettivo a lungo perseguito dei nostri primi punti. Raggiungerli insieme mi rende molto orgoglioso”.
La prestazione di Jules non rimase certamente inosservata nel paddock da parte di colleghi e commentatori. “Sono estremamente felice per lui e molto orgoglioso per ciò che questo risultato significherà per la sua carriera” – disse ad esempio Fernando Alonso – “Non ho dubbi che sarà una buona carriera, ma spero che con questo risultato possa avere una macchina più competitiva l'anno prossimo e mostrare ancora di più il suo talento

 

Furono i primi punti della Marussia e di Jules in Formula 1 e, purtroppo, gli unici per entrambi. Un destino crudele ci portò via Jules a Suzuka il 5 ottobre dello stesso anno, anche se l'ultimo respiro lo esalò in un letto dell'ospedale di Nizza il 17 luglio del 2015. Anche la Marussia non andò molto oltre. Dopo il Gran Premio di Russia - successivo a quello del Giappone, dove corse con una sola vettura, affidata a Max Chilton -la squadra diretta dal duo Booth-Lowdon tirò avanti ancora un anno: perso il sostegno finanziario del tycoon russo Andrei Cheglyakov, la proprietà era passata nelle mani dell'uomo d'affari nordirlandese Stephen Fitzpatrick e dell'ex-top manager della Sainsbury's Jordan King. Booth e Lowdon se ne andarono alla fine del 2015: dell'avventura iniziata nel 2010 sotto il segno della Virgin non rimase più nulla, se non il nome Manor con cui corse ancora un anno, il 2016, prima di scomparire definitivamente.

Oggi la memoria di Jules è sempre viva, portata avanti soprattutto dal padre Philippe e dall'associazione che porta il nome del pilota (Association Jules Bianchi, julesbianchi.fr) e da Charles Leclerc, il giovanissimo compagno di sfide sui kart sulla pista di Brignoles. Il sorriso, a volte un po' triste, è lo stesso, il talento anche più grande, il sogno quasi completamente realizzato. Se Jules sulle strade di Monte Carlo aveva ottenuto il miglior risultato della sua carriera, qui Charles, un anno fa, completò il sogno di entrambi di vincere il Gran Premio di casa: non è un caso che proprio alla memoria del suo amico fraterno il ferrarista aveva voluto dedicare quel successo.