Brilla il verde nello show finale di Barcellona | Pirelli

Brilla il verde nello show finale di Barcellona

 

È stata un'edizione del Gran Premio di Spagna molto interessante, combattuta e, se vogliamo, anche spettacolare. Magari più per palati fini, per chi si appassiona per le battaglie strategiche e per le differenze di prestazione fra le vetture, piuttosto per chi giudica la bellezza di una gara dal numero dei sorpassi. A soddisfare questi ultimi è arrivata nel finale una safety-car che ha dato la stura a duelli anche sopra le righe, che hanno visto Max Verstappen come protagonista, prima contro Charles Leclerc e poi contro George Russell, due che con l'olandese hanno avuto più volte a che discutere. Dietro la bagarre per la lotta alle spalle dell'astronave papaya però ci sono state altre due storie che, nel finale, hanno brillato sul palcoscenico catalano. Tutte e due hanno in comune il colore, il verde.

 

Cominciamo, per cortesia verso il padrone di casa, dal neoambasciatore della gara di Barcellona Fernando Alonso. Parliamo di uno due volte campione del mondo di F1, due volte vincitore della 24 Ore di Le Mans e una volta campione del mondo WEC. Uno che detiene il primato di presenze in F1 (413) e che a quasi 44 anni d'età sta ancora lì a sbattersi a centro gruppo, a lottare con piloti che potrebbero essere anagraficamente i suoi figli. Uno che insegue il sogno di tornare almeno un'altra volta a salire sul gradino più alto del podio, a smuovere quel numero 32 nella classifica delle vittorie in F1, l'ultima colta proprio qui a Barcellona più di dodici anni fa, quando s'illudeva che la sua avventura in rosso Ferrari avrebbe potuto chiudersi con un titolo iridato. In attesa di realizzare l'anno prossimo un altro sogno – quello di guidare una macchina, la Aston Martin con cui corre già da tre anni, firmata da Adrian Newey – Fernando ieri si è tolto la soddisfazione di cancellare uno zero che cominciava a pesargli, quello dei punti in classifica. Al momento della safety-car Fernando era ancora tredicesimo ma gli sono bastati gli ultimi sei giri per riaffacciarsi in zona punti, al decimo posto. Poi, dopo la bandiera a scacchi, è arrivato anche il bonus di una posizione in più in virtù della penalità ricevuta da Verstappen. Nono posto, lo stesso risultato di Abu Dhabi 2024, l'ultima gara in cui aveva mosso la classifica. Quell'Abu Dhabi che rimarrà indelebilmente legata al dolore sportivo più grande della carriera di un grande pilota.

 

L'altro sorriso verde arriva ancora più giù nel paddock, nelle zone che di solito non sono molto frequentate dai VIP che sempre di più affollano i Gran Premi, e a grazie ad un altro pilota non più esattamente di primo pelo. Bisogna arrivare in fondo, infatti, per trovare il motorhome della Sauber, che vive quest'anno da crisalide in attesa di trasformarsi definitivamente in farfalla Audi, a partire dal 2026. In fondo, perché l'anno scorso era arrivato un malinconico ultimo posto e quest'anno, nonostante lo sprazzo sul bagnato all'esordio di Melbourne, con Nico Hulkenberg (37 anni) settimo, sembrava avviata ad un destino non molto diverso. Ieri, invece, è arrivato il miglior risultato da Imola 2022 (quinto Valtteri Bottas), quando portava il nome Alfa Romeo ma sotto la vernice c'era il cuore della squadra fondata da Peter Sauber. A Barcellona la Sauber, ormai gestita dall'Audi guidata dalla strana coppia formata da Mattia Binotto e da Jonathan Wheatley – fino al 2022 accesi rivali uno in Ferrari e l'altro in Red Bull -, ha portato un buon pacchetto di aggiornamenti che sembrano aver funzionato, tanto da permettere al rookie Gabriel Bortoleto di ottenere il miglior piazzamento in qualifica della stagione (12°) e al veterano tedesco di superarsi rispetto a Melbourne. Anche per Hulkenberg la safety-car è stata foriera di punti ma va sottolineato che già prima della neutralizzazione il tedesco si era insediato fra i primi dieci.

 

Poi, paradossalmente, gli è venuta incontro l'eliminazione in Q1: ha infatti potuto montare un set di Soft nuovo e, grazie a quello, è riuscito a guadagnare altre due posizioni superando prima la Racing Bulls di Isack Hadjar e poi la Ferrari di Lewis Hamilton, diventate tre dopo la già citata penalità di Verstappen. Emblematico, in ogni caso, il sorpasso alla Ferrari dell'eptacampione del mondo: stesso motore, stessa mescola di gomme, sebbene la Soft di Lewis fosse più usata: in ogni caso si tratta di una Rossa (la macchina). Come sempre nella sua carriera, Nico è stato onesto nell'ammettere il vantaggio: "Superare una Ferrari è inusuale. Lewis aveva un treno di Soft usate, mentre noi nuove. Questo dimostra quanto decisive siano le gomme. Lewis scivolava tanto, io invece avevo coperture nuove e questo, se devo essere onesto, ha fatto tutta la differenza". Ciò non toglie nulla all'impresa del pilota della Sauber, che non terminava così in alto un Gran Premio da Monza 2019, quando correva con la Renault. Una bella ricompensa per un pilota che, almeno finora, nella carriera in F1 (con la Porsche ha vinto la 24 Ore di Le Mans del 2015) ha raccolto molto meno di quanto merita. E, sicuramente, una piccola soddisfazione per l'Head of Audi F1 Project, Mattia Binotto, vedere una Sauber passare sul dritto una Ferrari, perdipiù guidata da Hamilton.