Luna Rossa, vince la Prada Cup 2021
Un conto è vincere, un altro è dominare. E' quello che ha fatto Luna Rossa Prada Pirelli nella finale della Prada Cup, la regata di chi ha lanciato la sfida ai detentori dell'America's Cup. Il 7-1 rifilato a Ineos Team UK è un risultato che resterà nella storia della vela italiana, a segnare la terza vittoria nella manifestazione. Ed è anche la seconda volta – su quattro finali - che la barca armata da Prada e Pirelli si aggiudica il passaggio obbligato verso l'America's Cup: nel 2000, sempre nel mutevole Hauraki Gulf, Luna Rossa aveva prevalso su America One di Paul Cayard.
Un velista ben noto agli italiani, in quanto timoniere del Moro di Venezia che aveva regalato all'Italia il primo successo nella Louis Vuitton Cup (l'antesignana della Prada Cup) a San Diego, nel '92. Il risultato ha un grande valore, al di là dell'albo d'oro, perché conquistato contro la più agguerrita sfida inglese da mezzo secolo: grande budget (110 milioni di euro), la collaborazione tecnica di Mercedes AMG e un equipaggio guidato da un fenomeno come Sir Ben Ainslie, il velista più medagliato nella storia olimpica e soprattutto la determinazione a riportare il trofeo in patria, dopo 170 anni dalla sconfitta nell'isola di Wight.
Luna Rossa Prada Pirelli si è rivelata più forte persino dei bookmakers di Auckland: alla vigilia della finale, condizionati dai risultati delle selezioni – vedevano gli inglesi favoriti, quotandoli 1.55 contro il 2.30 per i nostri velisti. In effetti, le sconfitte contro Ineos Team Uk nella prima fase avevano creato qualche preoccupazione sul team italiano, fugate nella semifinale contro American Magic, demolita per 4-0. Ma è stato un passaggio necessario per il progresso costante di barca ed equipaggio anziché un punitivo esame di riparazione. Chi pensava allo svantaggio di dover regatare – mentre i rivali inglesi potevano allenarsi – è stato sbugiardato: gli uomini di Bertelli hanno potuto testare in competizione un nuovo set di foil e un timone più lungo, migliorare la comunicazione a bordo e spostare il regolatore della randa – il ligure Pietro Sibello – nel ruolo di tattico vecchio stampo. Perché anche volando a quasi 50 nodi su una imbarcazione a vela c'è sempre bisogno di uno che veda (o fiuti) le brezze del golfo.
I risultati si sono visti subito, smontando le certezze della ciurma di Sir Ben Ainslie che per quanto mito si è trovato spiazzato dall'avversario (vedi, le continue virate di Luna Rossa: strategia studiata a tavolino) e si è messo anche a questionare a terra, punzecchiando oltre misura gli italiani, sollecitato dalla stampa locale. Se i miglioramenti tecnici sono serviti, come sempre accade in America's Cup, è evidente che ci sia stata una crescita dell'equipaggio: il d.t. e skipper Max Sirena è stato bravo nel mantenere alta la tensione positiva del gruppo, usando le critiche (giuste o sbagliate che fossero) come motivazione per migliorare. Da qui la ‘pulizia' delle manovre nella Prada Cup, i pochissimi errori tattici e una feroce determinazione dalla partenza (quasi sempre vinta) all'ultima boa. Ora la battaglia finale, dal 6 marzo. Per la terza volta nella storia, la patria velica coltiva il sogno di conquistare il trofeo sportivo più antico. «È un grande giorno per Luna Rossa e per l'Italia — ha detto il timoniere Francesco Bruni —, adesso possiamo cominciare a pensare alla sfida con Emirates Team New Zealand. Siamo stati perfetti ma sappiamo che, se vogliamo battere i padroni di casa, dobbiamo migliorare ancora». Crederci.