Formula 1® 2015: tutte le curiosità e i numeri di quest'anno
Un anno vissuto pericolosamente. A iniziare dalla posizione: in basso. Più niente, sotto, a separare dall'asfalto un oggetto spesso lanciato a 300 all'ora. Anzi: macché separare! Il nostro compito è proprio il contrario: noi quell'oggetto e l'asfalto, con le sue rugosità, piccole buche, difformità e discontinuità di ogni genere, abbiamo proprio il compito di mantenerli uniti il più possibile. Perché se la loro combinazione chimica si affievolisce, allora possono anche essere dolori.
Piacere, siamo i pneumatici Pirelli P Zero di Formula 1®. E l' “oggetto”, così come sopra, altro non è che la monoposto di F1®. Un insieme di metallo e carbonio, di parti in movimento anche minimo, di liquidi e di gas. Un labirinto tecnico e tecnologico governato dal cervello e dagli arti di un uomo che ha una sola ambizione: spremere da questo groviglio tecnico ogni possibile goccia di velocità. A unire questo missile su ruote al mondo reale, noi: gli pneumatici, ultimo legame con la terra e chiamati a assicurare il massimo supporto a tutte le funzioni dell'”oggetto”: accelerare, curvare, frenare, attaccare e difendersi.
Il tutto nel segno del numero 4: quattro sono le ruote; 4 le mescole in cui si articola la nostra gamma per asfalto asciutto, quella delle gomme denominate slick, lisce, appunto per il loro battistrada che non contiene alcun incavo e scanalatura proprio per andare a caccia della massima aderenza sempre e comunque.
Ed ecco com'è andata la nostra stagione 2015, che si è appena chiusa.
Dopo test in parte non molto fruttuosi a causa del freddo, in Spagna a gennaio e febbraio, debuttiamo in Australia con la nuova gamma di P Zero. Ci siamo irrobustiti: a fronte di una mescola Supersoft completamente nuova, anche la struttura del posteriore è nuova e più resistente, per rispondere alle maggiori prestazioni e all'aumentato carico aerodinamico delle monoposto in versione 2015. Ma se anche i cavalli del motore ibrido (introdotto nel 2014) sono ora di più, tecnici e team hanno imparato come gestirli al meglio e ottimizzato fenomeni quali l'erogazione violenta della coppia motrice, così che a volte la richiesta dei piloti sarebbe per mescole ancora più morbide di quelle scelte.
Si inizia a Melbourne. Circuito strano: un cittadino con sezioni veloci, ma su un asfalto che ospita il traffico di tutti i giorni. La scelta è per gomme di mescola media e soft: sarà la combinazione più utilizzata (nove volte) sull'arco del campionato. Tanto per dare un'ottica generale, quattro volte (Malesia, Spagna, Gran Bretagna e Giappone) scenderemo in pista in formazione hard-medie, contro le cinque della stagione scorsa. E sei volte (Montecarlo, Canada, Austria, Singapore, Russia e Abu Dhabi) ci presenteremo con l'accoppiata soft-supersoft. Anche nel 2014 ciò accadde sei volte, ma una fu in Germania, dove quest'anno non si è corso; quindi la Supersoft in più rispetto a un anno fa è stata scelta in Russia. Una gara in meno con gomme Hard e una in più con le Supersoft: la virata verso pneumatici più prestazionali, rispetto al 2014, è evidente. E comunque, spesso i piloti ci vorrebbero ancora più morbidi. Più prestazionali. Più generosi verso la possibilità di attaccare, di essere aggressivi. C'è poco da fare: con il DNA dei piloti non si discute...
E comunque, anche la stagione 2015 -così come quella precedente- si srotola nella tranquillità più assoluta. Stabilità di prodotto e affidabilità totali, anche al variare delle condizioni di pista e meteo. Con, purtroppo, un'eccezione: il Belgio. A Spa-Francorchamps, con i suoi sette chilometri tutti in sali-scendi e con alcuni dei tratti più veloci del Mondiale, la sfida è estrema. La compressione dell'Eau Rouge, al termine della discesa che segue i box e all'inizio della celebre salita del Radillon, è una delle “università” del campionato. Una secca sinistra-destra gravata da accelerazioni verticali che per pochi decimi di secondo triplicano (se non di più) il peso di tutto: monoposto, pilota. E anche il nostro: con stress facili da immaginare. Uscendo da questa compressione, con gomme eccezionalmente usurate e con l'aggressività massima del pilota per il terzo posto nel mirino, Sebastian Vettel ha subìto a pochi giri dalla fine la rottura di un pneumatico posteriore. Un fenomeno simile aveva toccato, il venerdì, una gomma posteriore della Mercedes di Rosberg.
L'analisi post-gara, estremamente approfondita e articolata, ha rivelato che il circuito di Spa era pieno di detriti capaci di ferire noi pneumatici in modo straordinario. In tutto il week-end il totale di piccole forature ha superato quota sessanta, quando in un fine settimana normale raramente su superano le tre forature. Un'enormità.
Ma è stato l'unico punto debole di una stagione 2015 altrimenti felice e positiva. E oggi, con le modifiche di struttura e con la nuova mescola Ultrasoft in arrivo, la gamma P Zero ha già una sua forma quasi definitiva. E allora via!: verso il 2016. E anche oltre, perché Pirelli ha appena concluso un accordo per restare sui circuiti F1® anche per il triennio 2017-2019...