Vivere consapevolmente le sfide sociali e ambientali è condizione necessaria per affrontare l'incertezza e la complessità del presente e “creare futuri di valore”, come suggerisce il tema dell'edizione 2025 de Il Salone della CSR e dell'innovazione sociale, l'appuntamento culturale promosso da Università Bocconi, Sustainability Makers, Global Compact Network Italia, ASviS, Fondazione Sodalitas, Unioncamere e Koinètica, e giunto alla 13esima edizione. L'evento, tenutosi a Milano dall'8 al 10 ottobre, ha toccato diverse tematiche, tra cui formazione, lavoro, cultura, economia, finanza, ambiente, governance, leadership, innovazione e impatto. Nell'ambito di un dialogo a più voci tra imprese, società di consulenza e associazioni del terzo settore si è inserito l'intervento di all'interno del panel dal titolo Innovare i programmi di welfare: verso il corporate wellbeing.
Partner del Salone dal 2015, Pirelli vanta oltre 150 anni di storia e «fin dalla sua fondazione ha sempre creduto che il welfare fosse una leva di inclusione sociale e interna nei confronti di tutti i dipendenti», ricorda Donatella De Vita, Global Head of Welfare, Engagement and DE&I programmes di Pirelli. A fine Ottocento il welfare state ancora non esisteva, ma sotto la spinta del movimento dell'imprenditore e riformatore sociale britannico Robert Owen aziende guidate da imprenditori all'avanguardia come Pirelli e Olivetti avevano già intuito che esisteva una saldatura tra lavorare bene e stare bene. «Pirelli è stata tra le prime aziende a investire molto nelle scuole e nelle colonie per i bambini, e a comprendere l'importanza delle ferie pagate per i propri dipendenti», racconta De Vita, che sottolinea inoltre come una svolta importante nella storia del welfare sia avvenuta tra gli anni '60 e '90, quando i rappresentanti sociali acquisirono un ruolo sempre più rilevante e i governi iniziarono ad introdurre misure di “welfare di Stato”. «Fu in quel momento che alcune aziende decisero di ritirarsi e affidare il tema ai legislatori, mentre altre, come Pirelli, decisero di investire nel welfare complementare. È da allora la situazione si è molto diversificata da azienda ad azienda».
Oggi l'obiettivo è di trasformare il welfare rendendolo meno esclusivamente connesso al sostegno al reddito e orientandolo anche al benessere nelle sue varie dimensioni: fisiche, sociali, psicologiche e finanziarie. «Quattro dimensioni su cui operiamo perché per noi occuparci del benessere delle persone vuol dire essere credibili. E si è credibili quando si è sistemici». Per il futuro l'obiettivo aziendale è quello di pensare e progettare iniziative welfare, integrandole con le strategie del domani, pensandole anche in un quadro più ampio che comprenda anche, ad esempio, iniziative di promozione dell'inclusione interna così come quelle di inclusione sociale esterna. «Per noi è molto importante. Pensiamo che aderire a questo approccio significhi anche restituire qualcosa ai territori attraverso il volontariato di impresa. Una pratica che connette le persone e consente di mettere a frutto le competenze generate dalla comunità interna, a servizio dalla comunità esterna».
L'auspicio per i prossimi anni, quindi, è nella sostanza di realizzare un deciso superamento del welfare ripartitivo o massivo verso un welfare più personalizzato e flessibile. A questo si dovrà aggiungere uno sguardo più internazionale dei legislatori, che dovranno da un lato fare maggiore chiarezza, semplificazione e stabilizzazione della normativa e dall'altro investire in progetti di education per le Pmi affinché, grazie anche alla collaborazione tra grandi aziende e associazioni datoriali, le buone pratiche siano diffuse.