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Lo “stile libero” di Flora e Miro Tabanelli

Dalle montagne emiliane ai vertici dello sci freestyle: i due giovanissimi campioni raccontano in che modo affrontano le competizioni e cosa rappresenta per loro questa disciplina

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«Siamo nati sulla neve: il primo paio di sci lo abbiamo indossato a un anno, se non mi sbaglio. I nostri genitori gestiscono un rifugio in alta quota nel cuore dell'Appennino emiliano, tra la località di Corno alle Scale e il lago Scaffaiolo: per noi è stato tutto estremamente naturale. Alla passione per la neve si sono aggiunti poi la ginnastica e il pattinaggio artistici. Lo sci freestyle racchiude tutti questi elementi: la dimensione degli sport invernali e le evoluzioni in aria». Miro Tabanelli, ventun'anni il prossimo novembre, descrive così il percorso che ha portato lui e la sorella Flora, che festeggerà il diciottesimo compleanno sempre il prossimo novembre, ai vertici mondiali dello sci freestyle, lo sport in cui si eseguono salti, tricks, coreografie in aria e su diverse strutture con gli sci ai piedi. Tra le diverse discipline che compongono il freestyle, i due eccellono soprattutto in quella chiamata “big air”, che prevede la realizzazione di evoluzioni in aria, sfruttando la velocità garantita dalla discesa di una lunga rampa: Miro è stato il primo atleta italiano a salire sul podio di una gara di Coppa del Mondo freestyle big air, vincendo l'argento a Copper Mountain nel dicembre 2023; lo stesso mese, a Pechino, nella medesima categoria, Flora si aggiudicava il terzo posto, guadagnandosi l'oro quattro settimane dopo ai Giochi olimpici giovanili invernali di Gangwon.

I successi sono proseguiti per entrambe: lo scorso gennaio, a Kreischberg, Flora otteneva la sua prima vittoria in Coppa del Mondo big air, risultato replicato dal fratello qualche mese dopo a Tignes – comprensorio francese dove si sono tenuti, nel 1986, i primi Campionati Mondiali di sci freestyle. Ai Winter X Games di Aspen 2025 – circuito di competizioni dedicate agli sport estremi organizzato dall'emittente televisiva statunitense ESPN – i due fratelli hanno trionfato, laureandosi campioni in big air. Al termine di questa stagione di Coppa del Mondo, Flora ha conquistato sia il trofeo di specialità (big air) che quello generale, vincendo l'oro, sempre nel big air, anche ai Mondiali in Engadina l'ultimo weekend di marzo. Miro è il primo professionista in assoluto al mondo ad aver completato in maniera efficace un double cork 2340 stale fish, un'evoluzione che consiste in un salto con 6.5 rotazioni complete in aria, per un totale di 2340 gradi.

Quando pensano alla loro disciplina e riflettono sulle combinazioni di figure che riescono a chiudere, muovendosi con eleganza e scioltezza in aria, dicono: «la pratica costante è fondamentale. Ci alleniamo in pista d'inverno» – tra Pozza di Fassa, dove Flora frequenta lo Ski&Ice College, e Livigno – «e a secco d'estate, in palestre con attrezzature ad hoc per  simulare i salti e gli atterraggi, tra tappeti gonfiabili e strutture costruite con materiali in grado di replicare le qualità di un tracciato innevato. Così riusciamo a decifrare con esattezza e in sicurezza i movimenti da fare per completare un'evoluzione, prima di “portarla” sulla neve. In questo sport la capacità di visualizzazione è fondamentale: essere in grado di vedere il proprio corpo in aria è il punto di partenza. Ripetere il tutto più e più volte è la chiave per automatizzare il processo e averlo sempre scolpito nella mente. Lavoriamo sull'esplosività e sulla tenuta muscolare del core, per essere compatti e aumentare la stabilità durante la fase finale: le altezze dalle quali atterriamo sono considerevoli. Ci concentriamo poi sulla resistenza: la stagione è fitta di appuntamenti e i giri da completare in ogni gara sono numerosi. Potenza e controllo giocano infatti un ruolo equivalente nel freestyle: la prima interviene al momento del salto; il secondo si manifesta in aria».

Tutte le vittorie ottenute nel corso delle ultime stagioni occupano un posto speciale nella memoria dei due, ma è forse il successo comune di Aspen dello scorso gennaio a suscitare maggiori sensazioni. Flora ricorda le luci che illuminavano la pista – le gare si sono infatti svolte di sera – e il calore degli spettatori in Colorado; Miro sottolinea come le perfette condizioni di neve e salto hanno garantito delle ottime esecuzioni. Entrambe concordano sul fatto che già solo partecipare alla competizione ha rappresentato per loro un traguardo importante: «agli X Games si prende parte su invito, esserci qualificati e aver gareggiato con tutti gli atleti più forti del ranking non ha avuto prezzo. Le due medaglie d'oro sono state il coronamento di un sogno». Le prossime Olimpiadi? «Le gare olimpiche hanno tutt'altro sapore» commenta Miro.

La gestione della pressione e dell'interesse mediatico che ha fatto seguito a tutti questi risultati sembra non preoccuparli. «Mantenere il focus su ciò che si fa è quello che conta» dichiara Miro. «Il nostro team ci segue e ci prepara anche per questi aspetti della vita sportiva. Potersi raccontare e raccontare questo sport – relativamente “giovane” e ancora poco conosciuto – anche grazie all'attenzione che le nostre vittorie “catturano” è per me davvero positivo. La pressione esiste e non va ignorata, ma credo che ognuno impari a gestirla a proprio modo. Io cerco sempre di visualizzare con attenzione l'intera gara prima che accada». Un aspetto – quello della visualizzazione – che anche Flora menziona: «Nella mia testa, prima di scendere in pista, “vedo” la sequenza di salti ed evoluzioni da fare, li ripercorro. Cerco sempre di migliorarmi e di esprimere me stessa nelle performance che faccio».

«Uno dei significati che attribuisco a questa disciplina è quello di superamento del limite» conclude Miro. «Partendo sempre, però, dall'esperienza: sapere di avere una base solida su cui contare è ciò che ti spinge a voler arrivare sempre più in là. Non sarei mai stato in grado di chiedere quel salto, il 2340, senza prima aver testato tutti i precedenti passaggi. Credo poi sia importante cercare di fare e avere qualcosa di unico, di personale. Trovare, anche nel freestyle, la propria chiave». Sul migliorarsi continuamente Flora aggiunge: «Spostare in avanti l'asticella è ciò a cui un atleta pensa ogni giorno. Anche se si tratta di dettagli infinitesimali: sono quelli a fare la differenza. La pratica permette alla pressione di diminuire: il mio obiettivo è presentarmi alla gara il più tranquilla, convinta e sicura possibile. Superare i  propri limiti è ciò a cui ambiamo e lo facciamo in maniera consapevole: non si prova una nuova evoluzione se non ci si sente pronti per farlo».

Alla domanda su chi o cosa li ispiri rispondono facilmente. «Due sono le persone a cui guardo» dice Miro. «Il mio primo allenatore, Simone Canal, una figura a cui ho fatto e faccio riferimento, in generale e nel contesto sportivo. E poi nostra mamma, prima sostenitrice e supporter». Anche per Flora i riferimenti sono due: «Il primo è sicuramente Miro, mio fratello: è seguendo il suo esempio che ho iniziato a praticare questo sport. Tra le atlete della mia disciplina ammiro molto Eileen Gu: è una sportiva professionista, studia ed è impegnata anche in altri fronti. Mi ispiro a lei nel cercare di conciliare tutti i diversi aspetti della mia vita: lo sport, la formazione, le passioni da coltivare nel tempo libero».