Arte e cultura

“Il Rock & Roll ha liberato i nostri sentimenti”

Intervista a Gino Santercole, cantautore, compositore, chitarrista e attore, interprete di quella rivoluzione musicale che divampava sessant'anni fa a Milano con il suo carico di trasformazioni culturali e sociali.

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 Per celebrare un fenomeno che ha fatto storia in Italia, la città si appresta a rivivere quel momento con la rassegna “Milano Sound Factory”, sostenuta da Pirelli e Fondazione Pirelli: una gara fra band emergenti che si esibiranno nei luoghi simbolo della città e un programma di eventi sul rock. In effetti con il primo festival di ballo al Palazzo del Ghiaccio di Milano,  il 18 maggio 1957 iniziava un'epoca nuova...

“Il Rock & Roll ha liberato i nostri sentimenti” 01
“Il Rock & Roll ha liberato i nostri sentimenti” 01
Gino Santercole e la moglie Melù

Gino, sei fra gli artisti protagonisti della “Milano Sound Factory”, la storia del Rock & Roll in Italia è legata al tuo nome e alcune tue canzoni sono entrate nell'antologia della musica italiana. Come è nata la tua passione per il ritmo, il ballo, la musica?
E' nata innanzitutto in famiglia e poi un po' per strada. I miei genitori mi hanno ispirato. Mia madre, Rosa Celentano, amava cantare ed era anche molto brava. Pensa che un giorno fece un provino alla radio e venne presa. “Mi fanno cantare alla radio!” aveva comunicato con gioia a nonna Giuditta, la quale non aveva trovato la cosa conveniente. Mio padre, Michele Santercole, invece di mestiere faceva il falegname e un giorno si costruì una chitarra. E' con la sua chitarra che più tardi ho iniziato a suonare.  Mio padre era amico dei Celentano, dunque conobbe mia madre e la sposò. Abitavamo nella stessa via, io e mio zio Adriano –  che aveva solo due anni più di me – io al 10, lui al 14. La famosa via Gluck, scelta da nonna Giuditta a metà degli anni Venti dopo aver lasciato Foggia in cerca di un luogo dove far crescere i propri figli. Io in via Gluck ci ho abitato fino all'età di 22 anni, quando mi sono sposato. Adriano se ne andò prima, a 14 anni, per raggiungere il fratello in via Cesare Correnti. Ma tutti i giorni tornava in via Gluck e ci incontravamo perché lavoravamo insieme, facevamo gli orologiai per un negozio in via Ponte Seveso. Un giorno un amico ci regalò un 78 giri  dal titolo: “ Rock around the Clock”. Si parlava di orologi, dunque sembrava inciso apposta per noi! Il resto è noto a tutti credo, perché è legato a mio zio Adriano e ai suoi Rock Boys.

Negli anni Cinquanta l'America con la sua musica e la sua lingua entrava nella vita di tutti.  
Non solo con la musica. In via Gluck eravamo in tanti a giocare a baseball. Io ero mancino ma giocavo con un guanto da mano destra – allora in Italia i mancini era come se non esistessero – ma vabbé. Mi piaceva giocare. Un giorno passa un tizio, ci osserva e ci dice: “Uè, ma voi qui giocate al baseball? Nella stessa strada dove abita Carmelo Cantoni, il campione... Vi piacerebbe giocare in una squadra vera? Venite alla Pirelli, abbiamo una squadra di baseball, ma ci mancano i giocatori...” Così iniziammo a frequentare i campi della Pirelli, ci allenavamo 2-3 volte la settimana, giocavamo in serie C! Ecco sì, la Pirelli ha avuto un ruolo  nella mia formazione. D'estate andavamo al cinema all'aperto al campo di calcio Pirelli. Lì ho visto tanti di quei film americani, con John Wayne, Tyron Power, Ava Gardner, Audrey Hepburn, ogni sera un sogno nuovo...Forse è lì che è nata la mia carriera di attore! Pirelli è legata alla mia infanzia, come a quella di molti abitanti della via Gluck che ci lavoravano.

“Il Rock & Roll ha liberato i nostri sentimenti” 02
“Il Rock & Roll ha liberato i nostri sentimenti” 02
Gino Santercole durante la presentazione della rassegna “Milano Sound Factory” il 18 maggio 2017 presso l'Associazione ChiAmaMilano, a Milano

Torniamo ad Adriano, ai Rock Boys e a quella sera del 18 maggio 1957 quando al Palazzo del Ghiaccio   a Milano si tenne il “Primo Festival del Rock & Roll Italiano”. Cosa ricordi di quell'evento?
Fu una serata indimenticabile. Io e nonna Giuditta arriviamo al Palazzo del Ghiaccio e dopo un po' incominciamo a sentire un gran fracasso. Via Piranesi era invasa dalla folla. Sembrava fosse scoppiata la rivolta, la strada era travolta dall'entusiasmo e dall'euforia, con la gente che urlava e ballava sulle note di  “Rock around the Clock”. Dovette intervenire la celere per contenere la situazione: migliaia di persone che si accalcavano per entrare. Ricordo anche le pagine dei giornali all'indomani: tutti scandalizzati! 

Si dice che il Rock & Roll sia stata una vera e propria rivoluzione. Cosa ha rappresentato per te che lo hai vissuto come musicista? 
Per quelli come me e Adriano, che alla fine degli anni Cinquanta avevano quindici-sedici anni, il Rock&Roll è stata un'onda di energia che ha contagiato tutti i giovani di Europa con la forza della libertà. Libertà fisica e mentale, libertà di movimento. Improvvisamente potevamo abbandonarci al ritmo e ballare. Ci sentivamo come avessimo la bacchetta magica in mano. Te la dico così: prima tutti cantavano napoletano. Poi è arrivato il Rock & Roll. Io non capivo la lingua, ma capivo la musica: due sassofoni, una chitarra, un basso, una batteria, un pianoforte. In America poi il Rock&Roll è stato davvero molto potente, ha unito i bianchi ai neri, Little Richard,Chuck Berry, lo stesso Elvis cantavano per i neri. Pensa al ritmo, che arriva dai campi di cotone, dai canti gospel, dal genere country. Guarda, il Rock&Roll ha liberato i nostri sentimenti.